Storia e tradizione

La sirena dei Baglietto vuole “cantare” ancora: “Cercheremo di farla suonare di nuovo” fotogallery

Ha accompagnato per anni la vita dei varazzini

Varazze. Tace, oggi. Ha parlato a lungo questa signora che porta così bene i suoi anni, che non ha più voce. È terminato il suo tempo. Quel suono che arrivava in ogni dove: mare, case, orti. Mille significati: ricordo di lavoro, di anni passati. Di un’epoca. Un urlo, un richiamo, quasi severo. Dettava una regola, scandiva il ritmo, segnava il tempo. La “sirena” dei Baglietto. Eccola. Ve la mostriamo, per la prima volta. Non ci parla, sembra quasi che abbia bisogno di tempo per farlo. Che abbia voglia di riposarsi, dopo interminabili anni in cui si è fatta sentire. La custodiscono come una reliquia al Museo del Mare di Varazze e ce la presentano, azzurra, riverniciata. La sistemano su di un tavolo: piccola, grande sirena. Simbolo dei cantieri e della Varazze di ieri. Quella che continua a specchiarsi nel mare della Marina anche se molto è cambiato e i Baglietto sono uno scheletro grigio alle spalle, che presto svanirà.

Per l’occasione arrivano il presidente del Museo, Lorenzo Bolla, Giovanni Battista Giusto, responsabile dell’Ufficio Personale dei Baglietto, Rocco Bruzzone, maestro d’ascia che ci ha lavorato e Maria Angela Calcagno, assessore alla cultura sempre attenta a conservare il passato e le tradizioni di Varazze perché rimangano simbolo di insegnamento per i più giovani.

Lorenzo Bolla la porta fuori dal Museo, la appoggia sul tavolo e le imprime un movimento rotatorio che sembra farla tornare in vita. Ci racconta la storia del suo ritrovamento, di quanto il Museo ci tenesse ad averla per conservarla nelle sua sala, di quando un dipendente dei cantieri, il signor Codino, la consegnò al presidente di TeleVarazze Piero Spotorno che, a sua volta, la portò in questo angolo di storia marinara che merita di sicuro una visita. Bolla ci dice che, insieme ai suoi collaboratori, cercherà di farla ancora suonare. Ascolta con attenzione Giovanni Battista Giusto che, invece, ai Baglietto è stato responsabile dell’Ufficio Personale: lui si ricorda bene anche gli orari della sirena, ce li elenca. Nel suo racconto c’è la malinconia del passato. La storia della sua famiglia. Di sua madre. Si commuove, un’emozione così forte che quasi ci contagia. La sirena merita rispetto. Te ne accorgi da come la guardano questi uomini di mare, orgogliosi di avere tra le mani un pezzo del glorioso passato di Varazze. Per l’occasione è arrivato anche un maestro d’ascia, Rocco Bruzzone, così affezionato ai cantieri che vorrebbe donare un simbolo di quel prestigioso marchio che ha reso famosa Varazze in tutto il mondo proprio agli eredi della famiglia: lo stampo di una “lancetta”. Intanto l’assessore Calcagno ripercorre i fasti dei cantieri. È orgogliosa che la sirena rimanga alla sua Varazze.

Questa pagina indimenticabile di cui scrisse anche Gabriele D’Annunzio inviando a Vincenzo Baglietto una sua foto dedicata al “ligure costruttore dei più veloci ed agili scafi e a tutte le sue fucine”. Parla di D’Annunzio l’assessore ma vuole anche sottolineare come gli “echi di questo grande costruttore, maestro, abbiano percorso tutto il mondo suscitando l’ammirazione di re, principi, capi di governo, letterati, artisti, attori, finanzieri che hanno ammirato la genialità dei mezzi realizzati dai nostri maestri d’ascia”. Si spegne la voce della sirena, voce della Varazze operaia che costruiva navi e il suo futuro sul mare. Tace la voce di quegli anni dove le giornate di tutti erano scandite da quel suono che i più certamente non dimenticheranno mai.

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