Liguria. La nostra regione torna gialla (tranne la zona al confine con la Francia), ma solo da lunedì perché le regole sono cambiate. È una delle novità introdotte dal governo dell’Uomo del Destino Mario Draghi. I ristoratori ci rimettono anche questa volta perché la Liguria lascia l’arancione ma dovrà attendere un giorno in più per approfittarne. Quindi di nuovo addio domenica.
Ci sembra veramente grottesco che un governo così accreditato si sia limitato a dire tra poche altre cose che gli imprenditori “vanno avvisati per tempo”, in modo da evitare catastrofi come per la mancata riapertura delle piste da sci o per la chiusura dei ristoranti a San Valentino: al ministro Speranza era forse sfuggito che si trattava della festa degli innamorati, che si festeggia appunto in due, e che non erano quindi all’orizzonte pericolosi assembramenti nei ristoranti come per le pizzate di classe.
L’Uomo del Destino, da brava maestrina, ha preso la bacchetta e l’ha data sulle dita del ministro Speranza (cattivone, perché non avvisavi per tempo i ristoratori?), il quale ministro resta sempre lì incollato alla sua brava poltrona.
Nessun provvedimento in arrivo invece per eventuali regole diverse nelle zone arancione (in cui precipitano Lombardia e Piemonte) dove nelle grandi aree metropolitane milioni di persone potranno tranquillamente muoversi a loro piacimento. I fratelli milanesi avranno da scegliete tra piazza Duomo, Brera e i Navigli per godersi il tepore della Primavera anticipata. Alla faccia del rigore.
Mario Draghi non sta vivendo comunque giorni felici, accusato da tutti i giornali italiani di aver fatto (o accettato dai partiti) pessime scelte per quanto riguarda i sottosegretari. La luna di miele è già finita? Speriamo di no, non per lui ma per l’Italia. La partita vera si gioca sull’economia (dal Recovery Plan all’arrivo di ristori adeguati e in tempi brevi) e sui vaccini, anche perché la situazione dei contagi, aggravata dalle varianti, sta peggiorando ancora.
Intanto le Camere di Commercio della Liguria hanno reso note le statistiche del 2020, con circa 2000 imprese in scioglimento o liquidazione volontaria, cioè senza portare neppure i libri in tribunale. E nel 2021 andrà per forza di cose ancora peggio.