Liguria. I ristoratori tornano ancora una volta in piazza, e questa volta lo fanno con una grande e allargata partecipazione: oltre 300 persone, infatti, si sono riunite sotto la prefettura di Genova per poi “invadere” per protesta piazza Corvetto e le vie limitrofe. La mazzata della zona arancione e le perdite di San Valentino hanno lasciato il segno nella categoria, ormai esasperata per le chiusure e le tempistiche decisionali.
“E’ un diritto lavorare”, urlano a grano voce i manifestanti, tra fischietti, tamburi, pentole e fumogeni “Noi apriamo, siamo in sicurezza, non si può più andare avanti così”. La protesta arriva dopo la giornata di disobbedienza civile di ieri, dove alcuni locali hanno aperto al pubblico nonostante i divieti.
Nel pomeriggio una delegazione di ristoratori sarà incontrata dalle autorità cittadine e regionali, per provare a trovare un compromesso sulle norme che sono arrivate da Roma, nonostante gli appelli che da settimane arrivano dalla categoria.
Dopo un primo presidio sotto la prefettura di Genova, i manifestanti hanno dato vita ad un corteo spontaneo, che prima ha percorso piazza Corvetto, e poi si è avviato verso il centro, passando da via XII ottobre, via XX settembre, via Ceccardi e piazza Dante. Ora ha raggiunto la strada sopraelevata Aldo Moro, invadendo entrambe le carreggiate.
La protesta della ristorazione ha interessato anche il savonese, con operatori, titolari e associazioni di categoria sul piede di guerra per le nuove chiusure imposte dalla zona arancione: “Nonostante il disastro di San Valentino e la drammatica situazione, per quello che ci risulta nessuno dei nostri associati ha tenuto aperto nella giornata di ieri, rispettando le disposizioni previste” afferma Pasquale Tripodoro, presidente provinciale Fipe-Confcommercio.
Nella provincia savonese non sono mancati alcuni casi, come a Laigueglia e Varazze: “C’è un sentimento di esasperazione all’interno della nostra categoria, auspichiamo che le autorità competenti comprendano il grave disagio e adottino le misure e i provvedimenti necessario per garantire la sopravvivenza di ristoranti, esercizi pubblici, così come di agriturismi e altre attività della ristorazione che non possono certo andare avanti con l’asperto a pranzo e a cena” conclude.
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