Savona. Il nuovo governo, quello di Draghi, ci interessa tutti come cittadini prima e come savonesi poi. Si può puntare subito l’attenzione su due ministeri chiave, quello del Turismo, nuovo perché slegato da altre deleghe e voluto dal presidente Mattarella in persona, e ovviamente quello della Salute, ancora affidato a Roberto Speranza di Liberi e Uguali.
Per guidare il Turismo Draghi ha scelto l’esponente dell’ala moderata della Lega Massimo Garavaglia, lombardo, 52 anni, due lauree (una in Economia e Commercio alla Bocconi e una in Scienze Politiche alla Statale di Milano), persona che si ascolta sempre volentieri.
Per lui oneri e onori. Nel difendere il turismo bisognerà dunque avere buoni contatti con la Lega anche dalle nostre parti, ma se è facile capire le necessità di Alassio o Finale, un po’ meno lo è per quanto riguarda Savona, e finisce che pure questo aspetto potrà finire fra i temi della campagna elettorale per il nuovo sindaco. Alla Sanità è stato confermato Roberto Speranza. L’impressione di molti è che Draghi, sistemato il dream team all’economia, abbia dovuto muovere le altre caselle come ha potuto, ed ecco quindi la conferma di Speranza.
Una scelta che mal si concilia con il fatto che il presidente della Repubblica abbia escluso il ricorso alle urne in primo luogo per via dell’emergenza sanitaria e poi si continui sulla non felice strada di prima, compresa la conferma di probabili incarichi, anche se meno estesi, all’altro protagonista dei fallimenti nel contrasto al Covid, il commissario a tutto Domenico Arcuri.
Oggi la Liguria, nonostante le proteste di Toti (un po’ patetiche le prese di posizione della sinistra per ribaltare la situazione e dargli le colpe) si ritrova in zona arancione mentre ad esempio la Lombardia, che ogni giorno ha il più alto numero di contagi, è in giallo.
Affrontiamo subito il tema del momento. Speranza, dopo aver sottratto un giorno di apertura ai ristoranti nell’ultimo report, non ha colto l’occasione di restituirla, quella giornata, soprattutto perché coincideva con San Valentino. Non solo sarebbe stata una boccata d’ossigeno per tutte le attività: il fatto più grave è che i ristoratori avevano ovviamente già ricevuto un mare di prenotazioni e fatto gli acquisti, ma sono costretti a gettare nell’immondizia (o regalare) montagne di cibo.
Nessun rispetto per chi lavora – talvolta più per passione che per reale interesse – paga le tasse, deve ogni settimana andare in banca ad aggiustare i conti del fido. Basterebbe solo questo episodio per dimostrare quanto sia stata inopportuna la conferma di Speranza, per giunta nel segno di un finto rigorismo che si spegne di fronte ai milioni di persone che il ministro lascia circolare nelle grandi aree urbane, con la zona arancione, mentre impedisce i movimenti tra piccoli Comuni.
Andiamo avanti con il nuovo governo. Ci sono poi le grandi opere da costruire, e ci sembra di vedere all’orizzonte possibili contraddizioni tra l’idea voluta da Grillo con il nuovo ministero della Transizione ecologica e la necessità di farle davvero, le opere, come ad esempio l’Albenga-Carcare-Predosa, ammesso che si realizzi mai. Ecologia e ruspe: non sarà facile trovare il giusto compromesso. In questo settore l’unica buona nuova potrebbe essere l’uscita di scena di Paola De Micheli, che come noto non aveva dato buona prova di se’.
Comunque sia Draghi è partito e forse dobbiamo – come quasi tutti, meno Giorgia Meloni – contare sul prestigio internazionale del nuovo primo ministro per centrare almeno gli obiettivi in campo economico, sperando che arrivino davvero dopo i primi giorni di innamoramento collettivo.
Sono comunque in molti a registrare, al di là delle dichiarazioni ufficiali, un primo malcontento di quasi tutti i partiti della Grande Coalizione (Salvini ha subito messo nel mirino Speranza, i 5 Stelle sono vicini alla scissione), magari pronti a intralciare prima di quanto si crede l’opera di Draghi.
A noi, più modestamente, basta pensare alla vergogna e alla rabbia del dispetto di Speranza, il dispetto di San Valentino.