I fatti americani mi hanno colpito veramente e confesso che questa notte ho dormito poco. Sono paragonabili a quanto successo parecchi anni fa in Cina e in Urss. Tentativi di golpe, ribellioni e colpi di stato cambiano la storia dei paesi più deboli, che ne possono restare segnati per decenni. Quello negli USA pare, addirittura, istigato sui social e preparato con anni di messaggi mediatici, certo non consoni ad un capo di stato.
Le immagini sono cruente: gente armata (si parla addirittura di ordigni esplosivi) che invade il luogo simbolo della democrazia USA, abbatte porte e finestre, cerca di sfondare i (deboli e impreparati) cordoni di polizia. Come invasati, si fanno fotografare seduti nell’aula del Senato, vestiti da indiani, con trofei di oggetti e soprammobili.
All’aperto, issano una croce, come in una guerra santa. Ma chi agisce con violenza in nome di una religione non fa religione, fa solo violenza.
Due menti acute italiane hanno rilasciato dichiarazioni incredibili: un giornalista televisivo ha dichiarato che i ribelli (francamente non saprei come definirli) hanno agito in difesa di Trump perché non sono stati ascoltati; ma era lo stesso Trump il Presidente! Un ex politico (sempre chiamato in RAI come opinionista), dopo aver visto i filmati, molto eloquenti, ha dichiarato che la polizia ha attaccato i manifestanti! Forse si è distratto e pensava ad altro.
Cosa succederà ora? Ipotizzo: 1) Biden sarà tranquillamente eletto presidente, come i voti americani avevano deciso 2) la carriera politica di Trump è terminata, vergognosamente. Dopo il 20 Gennaio potrebbe essere incriminato per cospirazione contro la nazione, reato gravissimo in USA. Magari si salverà grazie ai suoi miliardi, ma la sua vita pubblica finisce qui 3) il seme del Trumpismo invece resta, in America e in Europa, dove i populisti raccolgono le preferenze dei più emotivi e superficiali. Numerosissimi i capaci affabulatori nel nostro paese: criticano tutto, costruiscono nulla e se vanno al governo fanno danni, salvo girare con il cappellino di Trump (ora è stato smarrito?) 4) molto duro il compito di Biden, che raccoglie un paese diviso e ferito. Dovrà ricomporre l’unità nazionale, ricostruire una apprezzabile pace sociale, affrontare la gravissima situazione del covid (colpevolmente sottovalutato da Trump) ridare una immagine decente al suo paese e, finalmente, cambiare il sistema elettorale USA, francamente troppo complesso e difettoso. Una buona volta, che prevalgano i voti popolari e venga eliminato il voto per posta, rendendo più palese e semplice la volontà del popolo. Infine, al di là della necessaria indagine per i morti e degli immancabili processi per gli autori delle efferatezze, dovrà recuperare quegli stessi cittadini che, in buona fede, hanno creduto ad un Presidente cialtrone, senza capire la gravità dei reati che andavano commettendo.
Nel contesto politico c’entra poco ma si è anche notato che, proprio nello stato più colpito dal covid, quasi nessun manifestante era protetto dalla mascherina (dal casco integrale per non farsi riconoscere e dalla maschera antigas, si) ed è quindi certo che tra 15 o 20 giorni nella capitale USA ci sarà un picco di infezioni.
Non posso ignorare che nella piccolissima Savona ed in altri comuni tra pochi mesi (salvo rinvio per pandemia) ci saranno le elezioni. Ognuno voti come vuole, ovviamente, ma cerchi di capire l’importanza del voto: è lì che nascono i presupposti per una società democratica e serena, non da critiche pretestuose e da promesse vuote.
Francesco Lirosi