Pietra Ligure. Per promuovere un nuovo modello di sanità in Liguria, che preveda investimenti e non chiusure di servizi e reparti, è stata organizzata sabato 23 gennaio una manifestazione pubblica a Pietra Ligure, sostenuta da Acli Savona, Casa dei Circoli di Ceriale, CGIL Savona, Cittadinanza Attiva Imperia, Cittadini Attivi Loanesi, Comitato Roberto Sirio e gruppo Giù le mani del punto nascite del Santa Corona.
La manifestazione pubblica è stata indetta per far riaprire il punto nascite dell’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure e per difendere la sanità pubblica, per ricostruire una “adeguata rete territoriale socio sanitaria”. L’evento si aprirà alle ore 10 all’ingresso dell’ospedale, dove si formerà “una catena umana distanziata per rappresentare un grande abbraccio alla sanità pubblica”.
“L’iniziativa ha lo scopo di ottenere una data ufficiale per la riapertura da parte dell’Asl2 e dalla Regione Liguria del Punto nascite dell’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, chiuso da questa amministrazione regionale – specifica Andrea Pasa dalla Cgil – Scopo ulteriore della manifestazione è quella di segnalare e confermare tutti i rischi connessi alla scelta della chiusura del punto nascita, ogni giorno che si va ad aggiungere a quelli già trascorsi è un giorno di rischi in più per le donne e i loro bambini. A difesa della sanità pubblica, per cambiare un modello di sanità regionale sbagliato e profondamente ingiusto che svende ai privati ospedali della nostra provincia – Albenga e Cairo Montenotte – e continua a ridimensionare la sanità territoriale”.
“Questa terribile esperienza della pandemia ha reso ancor più evidente la disorganizzazione della Regione Liguria e di Alisa in tema di sanità, per questo è necessario che il territorio a partire dagli amministrazioni locali – indipendentemente dalle appartenenze politiche – si mobiliti per difendere la sanità e la salute di tutti i cittadini”.
“No a strumentalizzazioni da parte della politica – scrive Andrea Pasa, a rappresentanza della Cgil – L’emergenza sanitaria ha messo a nudo l’indebolimento del nostro sistema di welfare, dalle infrastrutture sociali al sistema territoriale di prevenzione e cura, al sistema per l’infanzia, allo stesso invecchiamento attivo. È necessario, definire un piano nazionale dedicato al rapido potenziamento della rete delle cure primarie e delle case della salute, dei servizi socio-assistenziali e dell’assistenza domiciliare”.
“Prevedere il rafforzamento e l’evoluzione del sistema di assistenza sociale e sanitario con un più forte sistema di servizi sociali in capo ai comuni, riqualificare il sistema delle residenze socio sanitarie, sostenendo la vita indipendente (domiciliarità, abitare assistito, per citarne alcuni) e definire con urgenza una legge nazionale per la non autosufficienza – sostiene Pasa – Infine è prioritario finanziare adeguatamente i livelli essenziali delle prestazioni a garanzia della uniforme esigibilità su tutto il territorio nazionale dei diritti civili e sociali fondamentali sanciti dalla Costituzione”.
“La pandemia da Coronavirus sta determinando una crisi senza precedenti sul versante economico e sociale. Per affrontare e contrastare una fase straordinaria sono necessarie politiche coraggiose. La crisi ci impone una rivoluzione delle priorità, un cambiamento collettivo che ponga al centro delle politiche la persona e i suoi bisogni primari -a partire dalla salute – il territorio e l’ambiente. La sanità dovrà essere uno dei temi cruciali del cambiamento delle politiche economiche e sociali, perché è una risorsa non secondaria per contrastare la crisi economica e di coesione alla quale andiamo incontro” continua.
Poi aggiunge: “La sanità può diventare anche un volano economico per l’intero Paese e soprattutto per il nostro territorio. È necessario riconfermare il suo carattere universalistico, adeguandolo alle nuove domande di salute e sostenendolo con un incremento sostanziale delle risorse economiche. Occorre consolidare il sistema sanitario nazionale come scelta universalistica ripensando il rapporto con il sistema della sanità privata accreditata e con misure che rafforzino il controllo pubblico della spesa e della qualità dei servizi”.
“In questi anni le scelte politiche della Regione Liguria hanno virato verso un percorso di affidamento ai privati degli ospedali di Cairo Montenotte ed Albenga, iniziato nel 2016, orientando anche una buona parte delle risorse (oltre 80 milioni di euro), risorse che in condizioni normali, sarebbero andate a finanziare o a potenziare quei servizi che tradizionalmente competevano al servizio pubblico quindi alla gestione delle Asl territorialmente competenti, iter tuttora bloccato dal ricorso ‘il secondo negli ultimi due anni” del TAR della Liguria del 13 giugno 2020 , “adducendo scarsa attrattività della struttura per pazienti non Liguri , considerando quindi l’offerta non sostenibile’, e ridimensionando i servizi e le attività anche se in maniera diversa, in entrambe i nosocomi savonesi”.
“La politica ha una grande, grandissima responsabilità su ciò che sta accadendo in tema di sanità nella nostra regione, e, nello specifico, nel nosocomio Santa Corona di Pietra Ligure – dice Andrea Pasa – Semmai la politica prenda una volta per tutte decisioni che possano garantire la salute alle persone e mettendo da parte inutili e sterili proclami, e si adoperi per sollecitare e calendarizzare quegli incontri con il presidente della Regione che da oltre 60 giorni il territorio ha chiesto senza avere ricevuto nessuna risposta. Uno schiaffo ai lavoratori, ai sindaci, alle organizzazioni sindacali, ma soprattutto ad un intero territorio sempre più in difficoltà”.
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