Finale Ligure. “Il nuovo bando per la gestione di Castelfranco non deve essere chiarito, ma ritirato”. Il gruppo di minoranza “Le Persone al Centro” risponde alle precisazioni del sindaco Ugo Frascherelli dopo le polemiche dei giorni scorsi.
“Il titolo del bando stesso “Bando di gara e norme di capitolato per concessione dell’immobile di proprietà comunale “Fortezza di Castelfranco” per l’esercizio dell’attività di ristorazione e ricezione alberghiera”, da solo rende l’idea del perché vi sia un grossolano errore di fondo. Il finanziamento ricevuto dal Comune di Finale Ligure di 1,1 milioni, con una spesa ammessa di 1,5 milioni, determinava una specifica funzione, evidente anche solo badando al titolo del progetto: “Recupero Fortezza di Castelfranco e sua trasformazione in Centro Culturale e Struttura Museale”.
“All’interno del progetto approvato rientrava anche la possibilità di realizzare un punto ristoro, ma “al fine di ottimizzare la gestione ed incrementare sia l’afflusso di pubblico sia l’offerta di servizi, nonché nella prospettiva di garantire un indispensabile apporto economico al complesso.” La possibilità veniva, infatti, limitata ad uno spazio più ristretto (il solo piano terra della Casa Rosa) e con valenza accessoria. Non a caso il precedente bando sottolineava espressamente “il carattere accessorio dell’uso della cucina”, mentre della ricettività turistica non veniva fatta espressa menzione tra le attività consentite, limitandosi invece ad una generica citazione. L’attuale bando consegna invece in via esclusiva o al più concorrente, le parti più significative del Castello. Le cellette originariamente destinate a “Spazi polivalenti”(ora divenute camere) si trovano innanzi le aree destinate ai previsti “Museo della Citta” e “Museo della Fortezza”, mescolando ad allestimenti multimediali ed esposizioni, turisti in mutande intenti a stendere costumi ed asciugamani”.
E ancora: “La previsione quale sala espositiva della Casa Rosa ha tout court lasciato il posto ad una sala ristorante. Il piazzale del Belvedere, nomen omen, viene pressoché integralmente destinato a dehor, salva la facoltà di “mettere a disposizione dell’Ente proprietario o di eventuali soggetti terzi il piazzale antistante la zona bar – ristorante per l’organizzazione di un massimo di 12 eventi di particolare importanza.” Non v’è chi non veda come il principale spazio pavimentato destinato agli eventi acquisisca una funzione residuale, peraltro non immune dalle conflittualità che hanno caratterizzato la precedente gestione. Il prato del Rivellino e le aree verdi contigue, probabilmente le aree più estese dell’antico maniero, entrano a far parte in pianta stabile dell’affidamento, salva la facoltà del Comune di riservarsi l’organizzazione “di un massimo di 10 eventi che verranno concordati con il concessionario ogni anno in sede di programmazione stagionale”.
“L’amministrazioneafferma che con i 42 mila euro della gestione (fortunatamente più alti dei 4 mila previsti precedentemente) ed ulteriori fondi, il Comune finanzierà un’intensa stagione artistica… E assicurerà l’apertura degli spazi museali…”. Resta da domandarsi chi organizzerà (e con quali costi) l’apertura delle sale espositive, le visite guidate, la gestione delle attrezzature multimediali e tutto quanto previsto nell’allestimento museale che venne finanziato alcuni anni fa. Francamente di tutta la vicenda sorprende in fondo una cosa: si definisce quale fase sperimentale l’esperienza appena trascorsa e senza mezzi termini se ne afferma la positiva conclusione”.
“Perché con qualche correttivo in più non ci si è limitati a proseguirla? In verità, cambiando qualcosa, la precedente formula potrebbe giusto rappresentare la strada da percorrere anche per gli altri contenitori culturali della città: un “progetto culturale” che possa autonomamente sostenersi attraverso gli spazi concessi. E’ l’inverso che appare come una decisione scellerata” conclude il gruppo finalese.