Lettera al direttore

Parere

Le concessioni demaniali marittime: tra incertezza giurisprudenziale e possibili deroghe normative

Matteo Manconi, legale esperto di diritto internazionale e amministrativo marittimo, interviene sul caso

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Liguria. Negli ultimi anni la tematica delle concessioni demaniali ha rivestito un ruolo molto importante per i titolari degli stabilimenti balneari e in generale di tutti quegli imprenditori che lavorano a contatto con il demanio marittimo, settore nella più totale incertezza normativa. Da avvocato mi permetto di sottoporre all’attenzione dei lettori un ragionamento relativo alla questione delle concessioni demaniali marittime, ritenendo l’argomento di attualità e interesse generale.

Le maggiori difficoltà riguardano le piccole e medie imprese strettamente legate al territorio, che nell’incertezza di un rinnovo della propria concessione demaniale e per di più nell’incertezza dei requisiti dei nuovi bandi, come possono programmare investimenti a lungo termine? La commissione di Bilancio della Camera ha approvato un emendamento al decreto “Rilancio” nel 2020, prevedendo l’estensione delle concessioni demaniali fino al 2033, come già previsto dalla Legge 145/2018. Successivamente, a seguito del rinvio pregiudiziale del TAR Lombardia, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha dichiarato l’incompatibilità delle proroghe alle concessioni, operata in Italia, con il diritto dell’Unione europea e in particolare con la direttiva Bolkestein (Direttiva 2006/123/CE).

Per la Corte l’obbiettivo è quello “di fornire a tutti i prestatori di servizi interessati – attuali e futuri – la possibilità di competere per l’accesso a tali risorse limitate, di promuovere l’innovazione e la concorrenza leale e offrire vantaggi ai consumatori e alle imprese, proteggendo allo stesso tempo i cittadini dal rischio di monopolizzazione di tali risorse”. E nel caso in cui le Pubbliche Amministrazioni decidano di disapplicare la normativa nazionale (come enunciato dal Consiglio di Stato) a favore di quella Europea, quali sarebbero le ripercussioni sulle concessioni demaniali marittime e su tutti gli operatori del settore? Infatti, anche secondo il TAR Puglia, “la disapplicazione vincolata ed automatica disposta dalle singole pubbliche amministrazioni determinerebbe una situazione caotica ed eterogenea, nonché caratterizzata, in ipotesi, da disparità di trattamento tra gli operatori a seconda del comune di riferimento” e dello stesso avviso è il TAR Puglia. Non è poi da dimenticare che la Commissione dell’Unione Europea, in data 3 dicembre 2020, ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per il mancato adeguamento alla normativa europea, ancor di più di fronte a numerose pronunce giurisprudenziali nazionali contrastanti tra loro.

Nella sentenza del novembre 2019, il Consiglio di Stato, ha ribadito che “per completezza d’esame, ritiene di dover dare conto della circostanza che la più volte citata sentenza della Corte di Giustizia Europea, sebbene abbia dichiarato che le disposizioni nazionali che consentono la proroga generalizzata ed automatica delle concessioni demaniali fino al 31 dicembre 2020 contrastano con l’ordinamento comunitario, ha nel contempo però precisato che una proroga di una concessione demaniale è giustificata laddove sia finalizzata a tutelare la buona fede del concessionario, ovverosia qualora questi abbia ottenuto una determinata concessione in un periodo in cui non era ancora stato dichiarato che i contratti aventi un interesse transfrontaliero certo avrebbero potuto essere soggetti a obblighi di trasparenza”. Infatti, la stessa disciplina europea (si rinvia per una disamina più completa ad altra sede per l’eccessiva estensione) consente alcune deroghe alle procedure, prevedendo una normativa a tutela delle tradizioni economiche, culturali e sociali dei singoli territori, con una particolare attenzione al fondamentale tessuto economico costituto dalle PMI, che per loro natura tutelano e valorizzano i territori in cui operano dando fondamentali posti di lavoro e spinta produttiva all’economia del territorio.

Ci si domanda: perché non impegnarsi in una legge che riordini l’intero settore creando un impianto normativo a se stante e che, quindi, superi il problema delle proroghe evitando, così, il procedimento di infrazione da parte della Commissione dell’Unione Europea?

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