Protesta

“Diano dati su rischio contagi nei ristoranti o apriremo la sera”: la protesta dei ristoratori in zona gialla

Inviata lettera ai prefetti e al Governo: "Vogliamo un dialogo, dateci delle regole e noi le rispetteremo, ma fateci lavorare"

ristorante mille volte celle

Celle Ligure. Anche il savonese si allinea alla protesta nazionale dei ristoratori che, con una lettera firmata da Tni (Tutela Nazionale Imprese) che rappresenta 40mila aziende italiane del mondo Horeca (bar, ristoranti, alberghi), hanno scritto ai prefetti delle regioni in zona gialla e al Governo di fornire dati specifici sul rischio contagi nei ristoranti e, in mancanza di risposta, minacciano un’apertura anche serale.

“Se l’indice di contagio Rt è basso, se la regione è in zona gialla e le attività commerciali sono aperte, perché i ristoranti non possono lavorare a cena o nei fine settimana, non possono svolgere la loro attività in sicurezza, come accade per un negozio o un ufficio?”. Questo uno stralcio della missiva.

“La penso come i miei colleghi che hanno aderito e sottoscritto questa lettera – commenta il ristoratore cellese Giovanni Attimonelli – Sono comunque per una protesta simbolica perché auspico un dialogo con prefetti e Governo. Non vogliamo infrangere la legge, ma dimostrare che un’apertura serale, nel pieno rispetto delle regole, non contribuisce certo a diffondere il virus”.

Il suo locale è chiuso. Attimonelli ci ha creduto in questo ristorante a un passo dal mare di Celle. Sempre affollato, quando il virus non c’era, pizza ma soprattutto il fritto di  mare. “Se non arriveranno risposte, la mia sarà comunque una forma di protesta pacata che non metta a rischio né il mio personale, né i miei clienti. Voglio sottolineare però che i contagi ci sono e sono tanti anche se i ristoranti sono chiusi per cena”.

Il messaggio di Attimonelli è chiaro: “Vogliamo un dialogo, vogliamo un incontro. Dateci delle regole e noi le rispetteremo. Ma fateci lavorare”.

Della stessa opinione anche Rocco Costanzo, ristoratore di Rapallo: “Vogliamo solo dimostrare che non siamo untori, pertanto, nel caso in cui non venisse accolta la nostra richiesta, l’intenzione è quella di accendere le luci dei locali e mettere della musica in sottofondo per farci sentire”.

Il ristoratore poi lancia una proposta: “Chiediamo al Governo i kit per effettuare tamponi rapidi ad un prezzo modico. In questo modo avremmo la certezza di lavorare in piena sicurezza: noi e i nostri clienti”.

“La situazione – aggiunge Costanzo- è aggravata dal fatto che i ristori promessi non sono completamente arrivati. La prospettiva è che molti di noi rischiano seriamente di chiudere. Sono però fiducioso che prima di inscenare la nostra protesta, ci arrivi un segnale positivo”.

La lettera è stata inviata per conoscenza anche ai ministri dell’Economia e delle Attività Produttive Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli. “Se, entro giovedì, non ci saranno risposte né indennizzi – annuncia nella missiva il portavoce di Tutela Nazionale Imprese, Pasquale Naccari – saremo costretti per la sopravvivenza nostra, delle nostre famiglie, dei nostri dipendenti e dei nostri fornitori, a riaprire i locali anche a cena”.

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