Albenga/Alassio. “L’istruzione superiore è ancora oggi relegata ad un ruolo simile a quello del capro espiatorio, questo emerge con maggior forza anche dalla scelta del presidente della Liguria Giovanni Toti e di molti suoi colleghi presidenti, di ogni colore, di non riaprire ancora le scuole di questo ordine”. Lo dichiarano i consiglieri comunali di Alassio Jan casella e di Albenga Martina Isoleri.
Infatti, dal 26 ottobre il Dpcm del 24 ottobre ha introdotto l’obbligo di didattica a distanza al 100%. Attualmente è previsto il rientro al 50%, ma con ordinanza regionale il presidente Toti ha disposto una proroga della Dad ancora, al momento, per la settimana che finisce il 17 gennaio.
“In questi mesi (e anche nei mesi precedenti la seconda ondata), le scuole (in particolare Dirigenti, docenti, personale Ata) hanno lavorato a lungo per rendere le scuole un luogo che fosse il più sicuro possibile”.
“Lo Stato e la Liguria hanno fatto tutto il possibile per garantire la massima sicurezza sia nella scuola che nel tragitto per raggiungerla? Crediamo sia arrivato il momento di rimettere la scuola al centro dell’agenda politica regionale, occorre portare avanti scelte forti per rimettere al centro i giovani: scommettere con coraggio sulle nuove generazioni è il modo migliore per superare una crisi senza precedenti”.
“La scuola pubblica – sottolineano i consiglieri – è, a nostro avviso, il simbolo per eccellenza dello Stato, una scuola chiusa rappresenta una sconfitta enorme per le istituzioni. In tutta Italia, nei giorni scorsi, molti ragazzi sono scesi in piazza per rivendicare il sacrosanto diritto ad un’istruzione degna di questo nome. Li ringraziamo per la loro mobilitazione. Ci hanno ricordato che la scuola è tale nei suoi spazi, con la socialità e che la Dad non è uguale per tutti ma amplifica le disuguaglianze”.
“A nessuno ormai sfugge – concludono – la gravità della pandemia in corso e le devastanti conseguenze economiche e sociali che porta alla stragrande maggioranza della popolazione. Siamo ben consci che da questi sacrifici non poteva essere esente anche il mondo della scuola. Riteniamo però che si sia giunti ad un limite”.
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