Liguria. La crisi di governo, che potrebbe essere formalizzate già in queste ore, porta con sé diverse e pesanti incognite sui provvedimenti dell’Esecutivo per affrontare la crisi economica derivante dall’emergenza sanitaria.
Se da punto di vista sanitario non dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) esserci grossi scompensi, essendo la campagna vaccinale impostata (con i contratti di fornitura già stabiliti) e la gestione delle forniture in mano alla Protezione Civile nazionale, fatto salvo ovviamente la questione più politica della materia (vedi il ruolo e l’indirizzo della task force sanitaria strettamente legata all’attuale esecutivo), quella che rischia di scoppiare è una vera e propria bomba sociale che di fatto oggi è tenuta sotto controllo da una serie di provvedimenti ancora in itinere. Una bomba la cui deflagrazione travolgerebbe anche la Liguria e il savonese.
La prima preoccupazione è rappresentata dai pesantissimi ritardi nell’erogazione dei 24 miliardi previsti dal quinto Decreto Ristori, su cui il consiglio dei ministri sta lavorando per individuarne le categorie di destinazione e le modalità di esecuzione. Su tavolo del Cdm i sono ipotesi per superare le modalità precedenti, che hanno riscontrato qualche problema di esclusione di alcune categorie, e “staccare la spina” all’attuale governo, farebbe ritornare al punto di partenza. Rimborsi ma non solo: nei prossimi giorni si sarebbe deciso sul rinnovo della cassa integrazione straordinaria in scadenza a fine marzo, cosa che di fatto sta tenendo a galla migliaia di aziende in tutto il paese.
Ed è proprio sul tema del lavoro che la bomba di cui sopra rischia di bruciare velocemente la sua miccia, sempre più corta: il 31 marzo, infatti, ad oggi è la data di termine dello stop ai licenziamenti, e in questi giorni il governo stava predisponendo tutti i passaggi per una sua proroga. Un passaggio molto delicato, che vede l’esecutivo destreggiarsi tra i sindacati, ovviamente schierati per una sua proroga, e una Confindustria contraria e ansiosa di dare il via libera alle ristrutturazioni aziendali come il mercato imporrebbe a seguito di un anno decisamente negativo. Ma in ballo ci sono circa 1 milione di posti di lavori, che vuol dire un milione di famiglie, il cui futuro è veramente appeso ad un filo, per cui il tempo delle decisioni è ora. Per questo motivo secondo alcune indiscrezioni il governo attuale starebbe provando una corsa contro il tempo per arrivare a questo risultato, ma l’accelerazione della crisi rischia di mandare tutto all’aria.
Ma non solo: il governo attuale ha ancora in pendenza 176 decreti attuativi della scorsa legge di bilancio, alcuni di essi molto politici. Su tutti il passaggio di Autostrade per l’Italia a Cassa Depositi e Prestiti: un dossier complicato e ancora in alto mare, va detto, ma che ha sul piatto le manutenzioni straordinarie che riguardano la nostra malconcia rete autostradale, da cui dipende, come sappiamo la vita e il lavoro di migliaia di liguri.
E poi le vertenze industriali in atto come l’ex Ilva, Piaggio Aerospace, Bombardier e Fincantieri, senza dimenticare la questione delle concessioni demaniali che riguardano migliaia di imprese balneari liguri e savonesi, una fetta a dir poco importante del settore turistico e dell’economia regionale. Insomma chi in queste ore schiaccerà il pedale dell’acceleratore per arrivare ad una crisi politica avrà anche la responsabilità sociale di accorciare una miccia che ha già iniziato a bruciare, alimentando un “fuoco” che potrebbe amplificarsi per le conseguenze socio-economiche legate alla crisi pandemica.