Liguria. La nostra regione è sostanzialmente fuori dalla seconda ondata di coronavirus. A sostenerlo è Roberto Battiston, fisico dell’Università di Trento, secondo cui invece ci sono cinque regioni in Italia che non hanno ancora superato la fase più acuta dell’epidemia. Si tratta di Veneto, Sardegna, Puglia, Marche e Trentino.
L’indice Rt “è molto utile per segnalare un andamento” ma, secondo Battiston, “non può essere sufficiente da solo per avere un quadro epidemiologico completo ai fini della gestione dell’ epidemia. L’individuazione delle zone rosse, gialle e arancioni parte dal valore dell’indice Rt, ma deve considerare anche il grado di sviluppo dell’epidemia sul territorio – osserva il fisico – in quanto va anche inclusa nella valutazione la quantità dei casi positivi nella regione: sono i due valori insieme che determinano quanto rapidamente può ripartire l’epidemia e permettono di valutare il rischio di saturare il sistema sanitario territoriale”.
Oltre alle cinque regioni che non hanno ancora raggiunto il massimo o non stanno ancora scendendo in modo significativo, la Basilicata registra una riduzione dei casi di solo il 6%. In queste regioni, ancora nel pieno della seconda ondata epidemica, il numero degli infetti in atto è aumentato, rispetto a fine settembre, dalle 8,6 volte della Sardegna alle 25 volte del Veneto. Quest’ultima risultava gialla, come la Sardegna ed il Trentino, secondo le indicazioni contenute nell’ordinanza del 6 novembre; Puglia, Marche e Basilicata erano invece arancioni.
Sono nella fase discendente della seconda ondata, sia pure con diverse velocità, dieci regioni, dalla Campania e l’Emilia Romagna, alla Calabria, che rispetto al 27 novembre hanno registrato un calo che va dal 9% della provincia autonoma di Bolzano al 37% dell’Abruzzo, con un aumento del numero di infetti in atto rispetto al 29 settembre che va da 10,5 volte del Lazio alle 19,4 volte della provincia autonoma di Bolzano.
Hanno infine sostanzialmente superato la seconda ondata Liguria, Lombardia, Piemonte, Toscana, Umbria e Valle d’Aosta, con una riduzione dei casi dal picco che va dal 62% del Piemonte al 68% di Liguria, Lombardia e Umbria; rispetto al 29 settembre ci sono comunque 2,8 volte più casi in Toscana fino a 7,4 volte più casi in Umbria.