Calcio

Come ricordare un amico speciale

Lo speciale del Ct Vaniglia

tonoli

Maestro di vita, “signore” del calcio, gentiluomo d’altri tempi, mister vincente, leggendario portiere, marito e genitore esemplare. Non bastano gli appellativi che in queste tristissime ore accompagnano Giancarlo Tonoli nel suo ultimo viaggio. In tutti, e specialmente in noi appassionati di calcio, ha lasciato un vuoto incolmabile.

Ognuno conserva di lui un ricordo, una fotografia, un aneddoto perché la sua lunga militanza prima da glorioso portiere di grande livello (serie B con Savona e Mantova), poi da coach vincente (dal capolavoro Carcarese, ai biancoblù e ai rossoblù di casa nostra, sino alle realtà di Loanesi, Millesimo e tante altre) per arrivare al ruolo che forse gli ha dato più lustro e che svolgeva con dedizione ed orgoglio: la presidenza provinciale dell’Aiac dove si è messo in luce per le sue enormi qualità umane.

Sino a quando ha giocato ed allenato infatti ha spiccato per la forza caratteriale (razza lombarda e dna imprenditoriale), la stessa che riusciva magistralmente a trasmettere alle squadre che guidava da vero condottiero. Negli anni, fuori dalla mischia, la tempra, la scorza si erano addolcite lasciando spazio alla saggezza e alla moderazione.

Tanti in questo momento così doloroso (mai pensavamo di dover iniziare lo speranzoso 2021 con una notizia così sconvolgente) a pieno titolo offrono scorci di ciò che è stato in vita, primo fra i legittimati Tonino Caprio, suo fresco successore al comando del sindacato dei mister e sua creatura, che sono certo saprà onorarne la memoria traendo spunto dall’esempio e dagli insegnamenti ricevuti in tanti anni di stretta collaborazione.

Per quanto mi concerne voglio oltre che portarmelo nel cuore (spesso lo avevo trovato sulla mia strada da avversario, compreso quell”armadio” del suo amato fratello Alberto, ed erano state scintille) desidero condividere con gli amici che lo piangono un lato della sua personalità calcistica magari poco noto, forse per la sua naturale riservatezza.

Nelle tantissime domeniche passate al Bacigalupo (quelli biancoblù erano colori mai dimenticati) nell’intervallo ci incontravamo nel piazzale spesso per un caffè alla veloce e per tanto che i commenti potessero collimare, riusciva sempre a farmi notare quel particolare, quella nota alta, quella chicca, che ne attestava il timbro elevato di chi aveva fatto “calcio” veramente. Come un rabbino che ti facesse reinterpretare la Torah, o come un sensei che ti iniziasse all’arte nobile della guerra, come un conoscitore profondo di un mondo “vissuto e contemplato”.

Forse la chiave di lettura avrebbe necessitato di un aggiornamento, ma Tonoli, voleva rimanere legato ad un calcio nobile e romantico ed è così che si è congedato da noi che non potremo fare altro che non dimenticarne lo smalto autentico e, conservarne l’agire, dare continuità a ciò in cui ha creduto.

Ciao Maestro, ciao “numero uno” in tutti i sensi, ciao grande padre (un abbraccio forte a Tiziana e Tullio), ciao mitico!

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