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Viaggio nel mondo del calcio baby tra procuratori e provini

Lo speciale del Ct Vaniglia

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La stagione, ben la conosciamo, è quella dei sogni: quelli di migliaia di bambini e adolescenti che mostrando un qualche talento (spesso ancora tanto acerbo ed in ogni caso da attendere che sbocci coltivandolo con pazienza e serenità) partecipano ai provini nei settori giovanili di tutta Italia dalla Lega Pro alla Serie A.

Si muovono tutti in sincrono all’interno del circo del pallone: direttori sportivi dei vivai e osservatori, agenti veri e falsi procuratori, intermediari e faccendieri, sponsor e genitori (taluni dei quali si considerano già addetti ai lavori pur non avendo maturato alcun titolo e/o qualifica).

Girano soldi, e tanti, perché papà e mamma farebbero qualsiasi cosa per accontentare il figliolo (e se stessi): si va da un minimo di cinquanta euro a salire, magari per giocare uno spezzone di partita, fuori ruolo e confuso fra decine di coetanei. Poi ci sono da aggiungere le spese di viaggio, perché centinaia di chilometri col borsone carico di speranze non te li paga nessuno.

Spesso alcuni ragazzini fanno tutto ciò di nascosto (ci vorrebbe il nulla osta delle società di appartenenza), spesso i provini sono vere e proprie farse. Gruppi di ragazzi di 50-60 bambini che giocano confusamente e poi tutti in ansia ad attendere una risposta positiva. Genitori dalle tribune che si lamentano e vogliono sapere in tempo le scelte per potersi muovere per trovare altre soluzioni. Alla fine si prendono solo quelli davvero forti, e poi i raccomandati con lo sponsor e poi vengono gli amichetti, quelli che ha portato il ds e il procacciatore.

Ha fatto scalpore recentemente la pubblicazione di questa lettera da parte di un genitore:
“Caro Procuratore, ho pagato un po’ di soldini a un talent scout che ci ha promesso di portare mio figlio a fare un provino in squadre di serie A. Adesso però non risponde più al telefono perché mi ha bloccato il numero. Si è preso i denari e niente provino. L’ultima volta che l’ho sentito mi ha detto che con il Covid i provini non si possono più fare e che c’è da aspettare però i miei soldi mica me li ha ridati. Io ora rivoglio i soldi oppure lo denuncio. E poi le chiedo : ma è vero che i provini non si possono fare? Perché il figlio di un mio amico in prova è andato due settimane fa. Mi può rispondere per favore?”

Questa è stata la puntuale risposta, che chiunque dei miei lettori potrà confutare e valutare, bocciandola o promuovendola o semplicemente utilizzandola al fine di accrescere la propria conoscenza personale dell’argomento in questione (magari evitando di compiere errori dovesse capitare un’occasione analoga).

“Gentile Papà,
non voglio certamente accusarla, ne considerarla un ingenuo, ma i soldi comunque non andavano proprio dati a nessuno. Ora dovrà provare nelle sedi opportune (sempre che ci riesca) di aver versato dei soldi a un talent scout (non meglio identificato e forse nemmeno inserito ufficialmente nei quadri dell’Albo) per ottenere un provino per suo figlio. Non è questo il sistema! I ragazzi devono essere osservati e selezionati per i loro meriti sportivi e non perché i genitori mettono mano al portafoglio.

Entrando nello specifico dell’emergenza epidemica. In generale, con riferimento al problema Covid, va posto in rilievo che i giovani calciatori in questo periodo così nefasto per tutti NON possono assolutamente essere sottoposti a nessun provino in quanto come si può leggere sul sito della FIGC (Comunicato Ufficiale n. 98) “..è possibile coinvolgere esclusivamente giovani calciatori tesserati per la stessa società che organizza l’allenamento” e, pertanto, “..i raduni e i provini così come espressamente previsti dalle norme federali non possono ovviamente essere autorizzati”. Ne deriva che “…qualsiasi “nulla osta” eventualmente rilasciato per permettere di svolgere attività di allenamento presso una società diversa da quella di appartenenza del giovane calciatore è privo di qualsiasi effetto e validità…”.

Concludo ritenendo in ogni caso che non sia giusto che un genitore sia disposto a tutto (compreso a pagare) pur di mandare il proprio figlio in prova nella squadra dei sogni.

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