Quiliano. Stavano camminando sui binari, loro unico riferimento per raggiungere la Francia. E su quei binari hanno trovato la morte, una morte orribile, in un caso davanti al fratello. E’ il dramma dei due giovani travolti questa notte da un treno regionale a Quiliano, una tragedia su cui nelle ultime ore iniziano ad affiorare nuovi dettagli.
Le due vittime appartenevano a un gruppo di profughi curdi e iraniani, tutti ragazzi. Provenienti da Lecce, dopo lo sbarco in Puglia erano stati trasportati a Savona e qui abbandonati. Il loro obiettivo era raggiungere la Francia, ma nessuno di loro parla italiano o ha la minima conoscenza della geografia della zona. Chi li ha portati fino a Savona ha dato loro una sola indicazione: “Seguite i binari”. E così hanno fatto, mettendosi in cammino di notte.
Non è chiaro, poi, cosa sia successo: se il gruppo non si sia accorto dell’arrivo del treno, se sia stato un attimo di distrazione, o se qualcuno abbia tentato di salirci sopra al volo per rendere meno faticoso il viaggio. Fatto sta che il convoglio ha travolto due di loro: uno è morto sul colpo a causa del violento impatto, l’altro ha riportato un trauma toracico talmente grave da rendere vano ogni soccorso. E il fratello di una delle due vittime, sotto shock dopo la tragedia, è stato portato in ospedale. Nelle ore successive il gruppo di superstiti è stato portato in Questura per le indagini. Nessuno di loro parla italiano, sono riusciti solo a spiegare di essere diretti a Ventimiglia.
Si tratta in realtà di un fenomeno a cui le forze dell’ordine savonesi assistono ormai da qualche settimana, soprattutto nei pressi dei caselli autostradali: l’arrivo nel savonese di gruppi di profughi che si mettono in cammino per la Francia. Provengono sempre dall’area curda, da Afghanistan, Iran, Iraq. Hanno tutti la stessa storia: vengono lasciati qui con una vaga indicazione sulla direzione da prendere e si mettono in cammino, utilizzando gli espedienti più disparati.
A inizio novembre, ad esempio, un gruppo di 6 afghani, con donne e bambini, era stato scoperto a viaggiare clandestinamente all’interno di un camion, su cui erano saliti di nascosto. In quel caso i profughi avevano varcato il confine a Trieste ed erano appunto diretti in Francia: il mezzo, però, doveva fare una consegna alla Flexopack di Villanova d’Albenga, dove gli operai avevano scoperto i clandestini. Un mese dopo, a inizio dicembre, un altro gruppo, di nuovo afghani, era stato intercettato a Cisano Sul Neva. Ora le indagini sono volte a capire se il flusso sia in qualche modo strutturato e sfruttato da qualche organizzazione.
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