Savona. “Oggi l’ex governatore della Liguria Burlando (in udienza al processo Tirreno Power) ha riferito in merito alla scelta politica “più difficile del suo mandato”, ovvero il raddoppio della centrale a carbone in mezzo alle case, e in un’area in cui i dati sanitari già dal 2004 segnalavano un eccesso di mortalità prematura di 2.664 persone rispetto alla media regionale. Di fronte alla richiesta di spiegazioni in merito all’autorizzazione di valori emissivi molto sopra ai limiti BAT (Migliori Tecnologie Disponibili), ha detto diversi ‘non so’ e ‘non ricordo’, riferendo che era una scelta tecnica e non politica, e declinando quindi la responsabilità agli uffici tecnici, in particolare alla responsabile del settore Ambiente della Regione Minervini (che, secondo la Procura, lasciava decidere i limiti emissivi all’azienda)”.
Così Stefano Milano, membro del coordinamento operativo della Rete attiva da anni nella battaglia che ha portato al processo a carico di Tirreno Power per il quale sono imputati 26 persone, tra vertici e dirigenti dell’azienda, rinviati a giudizio per disastro ambientale e sanitario colposo.
“La stessa Minervini, in udienza mesi fa, ha ripetuto anche lei ossessivamente la frase ‘non so’ e ‘non ricordo’. In pratica, il più grande danno ambientale del nostro territorio (dovuto a anni di assenza di controlli, di deroghe, di autorizzazioni compiacenti) non ha padri. Oppure è stato da creato da un gruppo di smemorati” afferma senza mezzi termini.
Milano cita il libro “All’ombra delle ciminiere” (che riprende le stesse carte della Procura e alcune intercettazioni): “…Il quadro complessivo delineato dagli inquirenti era inquietante e complesso allo stesso tempo. Per il Noe dei carabinieri: “…Burlando e il suo dirigente Gabriella Minervini si lamentano addirittura che i pareri (dei tecnici) rinforzano le posizioni dei pm. Burlando per la Procura legittimava, dal punto di vista delle necessarie autorizzazioni, il mantenimento in funzione dei vecchi gruppi a carbone economicamente molto redditizio, presentando all’opinione pubblica in forma ideologicamente falsa l’accordo tra Regione Liguria e Tirreno Power”.
“Inoltre esercitava una forte pressione sui sindaci dei comuni, sede dell’impianto. La Minervini esercitava una rilevante pressione nei confronti dell’Istituto Tumori cui la Regione destinava fondi, chiedendo l’elaborazione di un documento di critica alla consulenza dei pm. Il risultato: un’analisi frettolosa e orientata a minimizzare. Minervini e un funzionario della Provincia – scrivono i pm – concordavano di predisporre le bozze delle rispettive giunte, lasciando in bianco i numeri dei valori emissivi per consentire all’azienda di dire l’ultima parola…”.
E ancora: “Burlando spingeva con “torsioni motivazionali” dirigenti regionali a redigere atti di giunta per fornire l’involucro e la forma tecnica alla volontà politica”.