Savona. “Chi sino ad oggi è stato zitto, chi non conosce il mondo penitenziario, mediti prima di parlare”. E’ il pensiero del segretario regionale del Sappe, Michele Lorenzo, dopo aver letto le dichiarazioni provenienti da alcuni esponenti politici sul nuovo carcere di Savona.
“Come organizzazione sindacale di categoria è dal 2016 che chiediamo l’interessamento delle componenti politiche sul delicato tema dell’assenza del carcere di Savona, meglio dire sulla Polizia Penitenziaria che ancora oggi è costretta a girovagare per gli istituti liguri in attesa di una sede definitiva, nessuno ha mai preso posizione su questo aspetto, così come Sappe Liguria abbiamo denunciato il disagio delle forze di Polizia costrette a condurre l’arrestato nelle carceri di Marassi o Imperia con esborsi onerosi in termini di risorse umane ed economiche”.
“E poi l’assurdo andirivieni delle scorte della penitenziaria in servizio navetta da Marassi o Imperia dirette al tribunale di Savona, così come il disagio per i detenuti ed i loro famigliari privati del diritto della territorialità della pena oppure il disagio in essere alla magistratura e avvocati. Un plurimo aspetto di negatività che si erge a causa dell’assenza del penitenziario”.
“Sapere chi come noi, ad oggi ha riconosciuto indispensabile il ruolo del carcere di Savona, è tracciabile sulle pagine di tutti i giornali e se adesso potrebbe esserci una svolta non vorremmo che venisse vanificata dalle nuove voci fuori coro che potrebbero influire negativamente sul futuro del carcere savonese” aggiunge ancora il sindacato.
“Ci vuole una cabina di regia – commenta Lorenzo – che coordini, su un tavolo tecnico, le varie figure politiche, istituzionali e di categoria evitando che l’argomento carcere diventi, per l’ennesima volta, una passerella politica”.
“Il Sappe Liguria è sempre pronto a dare il proprio contributo collaborativo affinché si definisca l’annosa vicenda”.
“Un ulteriore rafforzo sulla necessità del carcere a Savona proviene dalle notizie di cronaca di questi ultimi giorni ovvero il triste decesso di Emanuel Scalabrin l’uomo di 33 anni stroncato lo scorso 5 dicembre da un arresto cardiocircolatorio, finito in manette per detenzione ai fini di spaccio di droga e poi deceduto in cella nella caserma dei carabinieri di Albenga mentre era in attesa di essere trasferito in carcere a Genova: forse una speranza di salvezza poteva esserci se ci fosse stato il carcere di Savona dove l’arrestato poteva essere condotto in attesa della convalida”.
“Il carcere è sorvegliato h24 dalla Polizia Penitenziaria ed è dotato di assistenza sanitaria che sarebbe potuta intervenire nell’immediatezza del malore. Siamo consapevoli della fatalità del caso e che siamo nell’ordine delle probabilità, ma tra le probabilità un dubbio ci può stare” conclude il segretario del Sappe.
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