Indagini in corso

Omicidio suicidio di Vellego, a uccidere Jessica un colpo volontario e forse premeditato. E’ giallo sull’arma fotogallery

La pistola era una calibro 9, un'arma in uso anche alle forze dell'ordine: non è ancora chiaro se l'uomo la detenesse regolarmente

Savona. Verrà affidata in mattinata l’autopsia sul corpo di Jessica Novaro, la 29enne uccisa ieri dal compagno della madre, il 56enne Corrado Testa. Un atto dovuto per stabilire con certezza le cause della morte, anche se la dinamica della tragedia non lascia spazio a particolari dubbi.

A ucciderla è stato un colpo di pistola calibro 9. Le indagini sono ancora in corso ma secondo quanto ricostruito non ci sarebbero ormai dubbi: si sarebbe trattato di un colpo volontario e diretto proprio alla giovane, non un colpo partito per sbaglio né destinato alla madre Maria Donzella e “intercettato” dalla figlia in un gesto estremo.

L’uomo, infatti, si è recato ieri pomeriggio a casa della ex compagna, dove era presente anche la figlia. Tra Testa e la ragazza è nata una discussione al termine della quale, all’improvviso, l’uomo ha impugnato la pistola e ha sparato a bruciapelo alla 29enne all’altezza del bacino. In queste ore è dunque al vaglio degli inquirenti una possibile premeditazione del gesto, dato che l’uomo si era recato dalla ex portando con sé l’arma.

Il tenente-colonnello Massimo Ferrari, comandante della compagnia dei carabinieri di Alassio, conferma l’assenza di denunce (e segnalazioni di altro genere) precedenti che potessero fare presumere e temere che i rapporti familiari potessero giungere ad una conclusione tanto drammatica.

Dopo il colpo, Jessica è fuggita fino a raggiungere la piazza della piccola borgata e lì si è accasciata al suolo. Alcuni residenti hanno chiamato i soccorsi ma all’inizio, non accorgendosi della ferita, hanno temuto un malore e denunciato un possibile caso di Covid-19. E proprio in piazza, di fronte ai presenti, è avvenuta la seconda parte del dramma: Testa, di fronte al corpo della giovane, ha portato l’arma alla tempia (alcuni testimoni riferiscono che, prima di spararsi, avrebbe più volte esclamato “cosa ho fatto, che cosa ho fatto”) e si è ucciso.

Proprio l’arma del delitto ora è al centro delle indagini. Si tratta infatti di una pistola calibro 9, non un’arma “comune”: è uno dei modelli usati abitualmente, ad esempio, dalle forze dell’ordine. E alcuni modelli sono considerati vere e proprie “armi da guerra”, la cui vendita ai civili è vietata. Sono in corso accertamenti per capire se l’arma fosse detenuta regolarmente o meno.

Smentita, invece, la presenza di una terza persona ferita. Nelle prime, concitate fasi, si era infatti sparsa la voce che anche il figlio dell’omicida fosse stato presente alla sparatoria e fosse fuggito dopo essere stato colpito a sua volta. Fortunatamente, invece, il giovane si trovava da tutt’altra parte: è stato raggiunto e informato della tragedia in tarda serata dai carabinieri.

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