Cairo Montenotte. Numerose sono state le proteste di bar e ristoranti in questi mesi: le chiusure e le limitazioni di orari non sono andate giù a molti (se non quasi tutti) addetti ai lavori. Tra questi, ci sono anche i locali serali come i pub, categoria tra le più danneggiate: loro, infatti, non hanno potuto e non possono sperare e aggrapparsi agli incassi (seppur ridotti) di qualche colazione, caffè o pranzo, che per bar tradizionali e ristoranti rappresentano un’amara consolazione, ma che per i locali della movida notturna sono solo un miraggio.
“Lo chiamo coronavirus notturno – commenta con ironia Donatella Perria, titolare da 17 anni del Be Pub di Cairo Montenotte – Parlo a nome di tutti i locali serali che hanno subito più di tutti questi ultimi dpcm. Per noi la chiusura anticipata vuol dire la non apertura. Purtroppo l’asporto e il domicilio non bastano a coprire le spese e a colmare la mancanza dei clienti che animavano la grande famiglia che si era formata nel nostro pub”.
Asporto e consegne a domicilio, quante volte abbiamo sentito queste parole in questi mesi di pandemia. A partire da marzo e da quel lockdown che difficilmente dimenticheremo, quando l’unica alternativa possibile dei locali, era proprio il delivery. “Dal primo giorno di lockdown ci siamo organizzati per le consegne a domicilio e continuiamo tutt’ora – spiega Donatella – Ci abbiamo creduto tanto e proviamo ancora a crederci, anche se come detto non sono sufficienti. Non possiamo che ringraziare con grande affetto tutti i nostri clienti, che hanno permesso che il nostro pub continui ad esserci”.
Dopo tutto questo buio arriva l’estate con un “liberi tutti” che ancora oggi fa molto discutere: “La riapertura ci ha permesso di tirare un sospiro di sollievo, ma limitato dalle varie restrizioni” ammette la titolare del Be Pub. Ma poi nuovi dpcm, zone rosse, arancioni e gialle, di nuovo serrande abbassate, una preoccupazione che diventa sempre più viva: “A causa delle decisioni del governo che hanno limitato ormai da due mesi l’attività alle 18, ci siamo ritrovati nella stessa situazione di prima e come detto per noi vuol dire chiusura, non limitazione d’orario” ripete con rabbia mista a sconforto.
Di affetto e generosità dei clienti, infatti, non si campa. E dopo l’asporto e il domicilio, i locali sono costretti a trovare nuove soluzioni per riuscire a sopravvivere. “Questo weekend abbiamo deciso di aprire al pomeriggio dalle 15 alle 18, almeno riusciremo a rivedere i nostri cari clienti e a scambiarci gli auguri di Natale. Li aspettiamo con ansia per un aperitivo o una semplice merenda, li regaleremo un birra per ringraziarli” conclude.
Parole di speranza, questa l’ultima ancora di salvezza per ogni barista, ristoratore e commerciante, che spera in un ritorno alla normalità che sembra sempre più lontano.