Tutti uniti

Santa Corona, la protesta davanti all’ingresso: “Pericoloso chiudere il Punto Nascite” fotogallery

Dopo la levata di scudi di ieri, oggi la manifestazione fisica e sui social

Pietra Ligure. Tutti uniti contro la chiusura provvisoria del Punto Nascite all’ospedale Santa Corona. Dopo la levata di scudi degli ultimi due giorni, questa mattina è andata in scena la protesta: alcune decine di persone, capitanate dal sindaco Luigi De Vincenzi (in rappresentanza di tutti gli amministratori comunali del comprensorio), si sono radunate davanti all’ingresso dell’ospedale per ribadire la propria contrarietà.

La conferma della chiusura temporanea del Punto Nascite, da parte di Asl 2, era arrivata due giorni fa. Un provvedimento che ha immediatamente scatenato forti reazioni, con la convocazione urgente del distretto sociosanitario di Finale e Albenga (che si è svolto ieri) e una levata di scudi bipartisan: si sono dichiarati contrari o hanno almeno chiesto garanzie su una futura riapertura Linea Condivisa, In Azione, il Comune di Alassio, i sindaci di Tovo, Giustenice e Magliolo, il sindaco di Loano, la minoranza di Toirano, Jan Casella, Nicola Seppone, molti lettori (qui una delle lettere più rappresentative tra quelle ricevute dalla redazione) e la stessa IVG, con un commento a firma di Sandro Chiaramonti. Mentre Toti si è affrettato a ribadire la temporaneità del provvedimento, tesi sposata anche da Sara Foscolo, dal sindaco di Borghetto Santo Spirito e dal vicesindaco di Loano.

Una protesta, quella di oggi, che a causa della pandemia di Covid-19 (e relative restrizioni) si è svolta principalmente sui social, con diversi utenti che hanno pubblicato o messo come foto profilo il no alla chiusura. Ma ha avuto anche una connotazione “fisica” con un gruppo di persone che hanno esibito striscioni davanti all’ospedale. Tra loro il sindaco De Vincenzi: “Sono qui in rappresentanza e delega di tutti i sindaci del distretto finalese e albenganese di ogni orientamento politico – chiarisce – Credo che questa sia una manifestazione di territorio che non ha nulla a che fare con la politica. Soprattutto teniamo conto anche di quello che ci è stato detto, ovvero che è una situazione assolutamente provvisoria”.

“Ieri i due distretti che si sono riuniti hanno rappresentato due cose importanti – rimarca – La prima è che venga ripristinato subito il reparto di ostetricia e ginecologia, perché noi sindaci pensiamo che la distanza che c’è tra Savona e Imperia e soprattutto le infrastrutture rendano pericoloso tutto questo. Inoltre, chiediamo in maniera forte che non venga eliminata una specialità di secondo livello che possa in qualche modo pregiudicare la stessa denominazione di secondo livello per il Santa Corona. Prendiamo anche atto di tutti gli investimenti che Toti farà, ma chiediamo che questa sia una vera preoccupazione per l’intero territorio. Oltrettutto questo ha determinato la riunione dei due distretti, occasione che non succedeva da molto tempo”.

Tra i contrari anche Silvia Rozzi, consigliere comunale di minoranza, che pur appartenendo a Fratelli d’Italia (partito inserito nella coalizione di Toti) prende posizione in modo chiaro: “Sappiamo che il governatore Toti è uomo di parola, e non abbiamo dubbi sulla temporaneità del provvedimento. Il problema è a monte: stiamo contestando una scelta che mina l’integrità del Dea di II livello di tutto il Ponente ligure. Una battaglia di questo genere deve essere combattuta congiuntamente da tutte le forze politiche, i cittadini e i professionisti sanitari”.

“In questi quattro giorni abbiamo fatto un grandissimo lavoro con i due Distretti del Ponente e i sindacati Cigl, Csil e Uil – concorda il segretario provinciale di Cgil, Andrea Pasa – Abbiamo condiviso un documento che questa mattina sarà inviato alla Regione e ci aspettiamo delle risposte dal presidente Toti, visto che non ha ancora risposto alla richiesta di incontro e al documento unitario inviati 12 giorni fa dalla Valbormida. Pensiamo che il modello sanitario ligure sia da cambiare, lo pensano tutti i sindaci del Ponente indipendentemente dalle appartenenze politiche. Oggi la Cigl è qua in presidio per far sentire la sua voce perché così non si può più andare avanti”.

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