Calcio

Guglielmo Maria De Feis, l’esperto che insegna a De Zerbi e Leonardo

Lo speciale del Ct Vaniglia

 Maria De Feis

L’ex bomber di ottima fama, ha iniziato l’attività di agente Fifa e adesso è in cattedra per parlare ai futuri allenatori e direttori sportivi. Anche il Settore Tecnico della Figc gli ha spianato la strada proponendo i suoi articoli quali esempi di aggiornamento. Come scrittore il suo libro-cult “La  cultural intelligence nel calcio” è divenuto un testo imperdibile per gli appassionati di calcio e di sport e un’occasione di perfezionamento per tutti gli istruttori che si trovano ormai a lavorare quotidianamente con atleti provenienti da differenti contesti culturali.

“Per stabilire una comunicazione fluida ed efficace tra allievo e istruttore e tra atleta e allenatore provenienti da luoghi diversi a volte basta conoscere meglio la cultura dell’altro. Questa voglia di superare l’etnocentrismo conoscendo meglio le proprie radici attraverso il confronto con quelle di altri è il cuore del problema”, queste le sue parole.

De Feis, 42 anni, è stato un calciatore rossoblù (47 presenze e 16 gol nelle stagioni 1996-97 e 1999-2000) e al termine del carriera calcistica è diventato un affermato avvocato coltivando anche la sua passione per la scrittura. Dopo aver curato gli interessi di numerosi talenti che oggi giocano nel massimo campionato italiano di calcio ha chiuso questo ambito e ha conseguito il titolo da direttore sportivo ed ora insegna Master Pro agli allenatori e diesse tra i quali gli emergenti De Zerbi e Leonardo.

“Il calcio sta vivendo un momento di difficoltà, basti pensare a piazze importanti che nel passato hanno regalato prestigio  e ora sono sprofondate nell’anonimato e con grande fatica cercano di riemergere. Non so se ci riusciranno nel breve termine perché di presidenti gentiluomini che investivano nel calcio ce ne sono sempre meno. Sempre più numerosi invece, sono gli speculatori che pensano più al dio denaro anziché alla crescita dei giovani e al bene dello sport. In tutti i livelli calcistici girano giocatori stranieri e questa è una pessima realtà perché significa che in Italia non sappiamo più far crescere giocatori e se continua così il movimento calcistico nazionale sparirà. Speriamo che l’amore di dirigenti seri prevalga sui commercianti, così da ridare la giusta identità ai nostri giocatori”.

Stimolato sul tema del calcio giovanile trova che l’Italia perseveri su di un percorso non adeguato all’evolversi dei tempi moderni: “Il calcio è un ambiente molto tradizionalista per cui si fa molta difficoltà a cambiare, a portare delle innovazioni. Questo crea dei problemi. Uno dei tanti luoghi comuni che sento dire è che il livello del calcio tecnicamente è inferiore rispetto al passato. Io non credo a questo. Non sono peggiori le nuove generazioni. È peggiore l’ambiente del calcio, per colpa di chi è venuto prima, delle generazioni precedenti. È difficile per i giocatori o gli allenatori che arrivano adesso potersi inserire con le medesime modalità che c’erano in passato. Una volta gli allenatori delle giovanili avevano un altro lavoro ed avevano una grande passione per il calcio. Questi allenatori oggi non ci possono essere per una ragione molto semplice: gli allenatori delle giovanili vengono scelti se portano delle sponsorizzazioni. Adesso si devono portare dei soldi. Oggi con le scuole calcio a pagamento non esiste più nessun tipo di selezione naturale (spietata: come lo è natura per tutti gli animali) ma formativa. Giocano i bambini i cui genitori pagano la retta, avanzano quelli che hanno genitori che ‘steccano’ le società e tutti quanti vengono allenati da allenatori che ‘portano lo sponsor'”. Un quadro forse troppo pessimistico ma in gran parte realistico.

Più informazioni

Vuoi leggere IVG.it senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.