Alzare la voce

Covid, il grido di Federmoda Savona: “Non siamo fantasmi. Aiuti concreti da parte del Governo subito”

"Servono contributi a fondo perduto, credito d'imposta per affitti, condono tombale su versamenti tributari e contributivi, detassazione o rottamazione dei magazzini"

Savona. “Il settore moda è in grave crisi, con un drastico calo delle vendite di oltre il 50%. Situazione che si specchia sia nel savonese che in tutta Italia”.

A dirlo è la presidente di Federmoda della provincia di Savona Donata Gavazza, che si unisce al coro delle attività di abbigliamento e calzature in ginocchio ormai da mesi: “Siamo fantasmi. Sono sotto gli occhi di tutti i gravi danni subiti dai negozi di moda che vivono di collezioni stagionali, ordinate anche otto mesi prima dell’arrivo dei prodotti in store e che hanno investito centinaia di migliaia di euro in merce che, a questo punto e con ogni probabilità, resterà ferma. E poi troviamo incredibile che ci si sia dimenticati di un settore come il nostro“.

“Fortunatamente per il momento la Liguria è stata definita zona ‘gialla’, senza un effettivo lockdown che limiti la circolazione delle persone all’interno dei confini regionali – prosegue Gavazza – Molti negozi del savonese nell’ultimo mese, con il blocco della ristorazione, stanno notando una netta riduzione del flusso di persone che girano per le città e difficile è trovare anche solo chi si ferma a guardare qualche vetrina”.

“Il nostro è un grido di allarme – continua la presidente di Federmoda – Con queste ulteriori restrizioni del nuovo DPCM, è stimata una perdita complessiva di oltre 20 miliardi di euro di consumi nel solo dettaglio moda a fine anno, con la chiusura definitiva di 20 mila negozi in Italia e conseguente ricaduta sull’occupazione di almeno 50 mila addetti“.

Al primo posto – ci tiene a dire Donata Gavazza – va messa sempre la salute dei cittadini, dei clienti, degli addetti, degli imprenditori e delle loro famiglie, ma è difficile digerire questi provvedimenti quando abbiamo investito importanti risorse per andare avanti con coraggio, rispettando protocolli e linee guida per la sicurezza e digitalizzando le nostre aziende”.

Abbiamo puntato sulla multicanalità, promosso nuovi servizi, incrementato sconti ai clienti, riducendo, però, la marginalità e di conseguenza la possibilità di sopravvivenza. Nessuno, dopo l’esperienza della tragica primavera, capisce che questo nuovo ‘lockdown’ è fisico per alcune categorie, ma anche virtuale e non meno letale per altre come la moda anche nei territori dove non sono disposte chiusure per decreto – aggiunge – C’è stato tutto il tempo per poter valutare possibili scenari ed interventi alternativi. Ma non li abbiamo visti”.

“C’è stata un’inefficienza che alla fine pagheremo noi – afferma Gavazza a nome di tutto il settore moda del savonese – Le nostre attività non riescono a stare aperte senza prospettive. Vanno aiutate. Servono contributi a fondo perduto, credito d’imposta per gli affitti, condono tombale sui versamenti tributari e contributivi del 2020 e una moratoria per tutto il 2021, detassazione o rottamazione dei magazzini per superare il grande problema delle rimanenze, sospensione dei mutui e dei leasing bancari e prosecuzione della cassa integrazione fino a tutto il 2021”.

Poi conclude: “Se per avere aiuti a fondo perduto è necessario alzare la voce, lo chiediamo a gran voce ‘SI AIUTINO I NEGOZI DI MODA’ e si assumano tutte le responsabilità del caso perché se non ci farà chiudere una norma, lo farà il mercato ormai agonizzante”.

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