Pro e contro

Riunione in Valle: “Ospedale Cairo resti attivo e Covid Free”. Frizioni tra sindacati e sindaci

Confronto tra Distretto Bormide, CS locale, Cgil, Cisl e Uil: a breve, nuovo faccia a faccia per approvare documento unitario

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Cairo Montenotte. Questa mattina l’incontro per discutere sull’ospedale di Cairo e la situazione della sanità in Valbormida. A partecipare alla video conferenza il Distretto socio sanitario delle Bormide, i sindacati Cgil, Csil e Uil e il Comitato sanitario locale. Obiettivo: elaborare un documento unitario che racchiuda le proposte dei tre soggetti da presentare al governatore e assessore alla sanità Giovanni Toti. Mercoledì la presentazione dei tre progetti e venerdì una nuova riunione per approvare il testo unico.

Due le novità sostanziali previste per il San Giuseppe. “Innanzitutto chiediamo che in caso di peggioramento della pandemia, l’ospedale rimanga attivo e diventi un presidio covid free con un suo ruolo specifico all’interno della provincia. Non vogliamo assistere nuovamente alla sua chiusura e allo svuotamento del personale inviato in altre strutture” commenta il sindaco di Cairo, nonché presidente del Distretto, Paolo Lambertini.

“Questo è l’obiettivo più urgente – prosegue – Ovviamente vogliamo anche che la situazione dell’ospedale sia chiarita. Due sono le strade possibile indicate questa mattina: la definizione del percorso della privatizzazione (il 10 dicembre il Consiglio di Stato affronterà il ricorso per l’assegnazione del bando ai privati ndr) o il riconoscimento di ‘Ospedale di area montana’, ipotesi che stiamo valutando”.

L’idea è stata lanciata dal Comitato Difesa Sanità Locale Permanente della Valbormida, presieduto da Giuliano Fasolato. “Si otterrebbe così un Pronto soccorso h24. Secondo la legge, infatti, si può realizzare un presidio di area montana, in luoghi che hanno un’utenza inferiore agli 80 mila abitanti e a differenza dell’ospedale di area disagiata, il depotenziamento dei servizi sarebbe più limitato”.

“Anni fa in mancanza di fondi regionali per il nostro presidio, parlavamo di ospedale di area disagiata, ora che sappiamo arriveranno dallo stato notevoli finanziamenti, il nostro obiettivo non è più solo salvare l’ospedale, ma anche migliorare tutti servizi che servono al nostro territorio. Abbiamo effettuato numerose ricerche basandoci su modelli già esistenti in Italia e stiamo preparando il nostro documento, nel quale il punto fondamentale sarà la sinergia tra ospedale e territorio. Abbiamo proposto, ad esempio, la realizzazione di cinque case della salute”.

Ma se per Fasolato l’incontro di questa mattina è stato positivo per la presenza della maggior parte dei 19 sindaci del Distretto, meno soddisfatti sono i sindacati.

“Auspicavamo che nei 20 giorni che sono trascorsi dalla presentazione del nostro documento ai sindaci, ci sarebbe stata più attenzione. Sono davvero pochi i comuni che hanno presentato delle proposte. Guardando il bicchiere mezzo pieno, quindi posso dire che oggi c’è stata una fumata grigia” ironizza Andrea Pasa, segretario Cigl che aggiunge: “I comuni hanno perso troppo tempo e considerando la seconda ondata di Covid è preoccupante”.

Ma al centro della contestazione dei sindacati, la volontà di non discutere esclusivamente di ospedale. “Già alla prima slide che ha presentato il Lambertini con il titolo ‘L’ospedale di Cairo’ e foto annessa, ho ribadito che prima di intraprendere qualsiasi discorso sarebbe stato meglio chiarire il percorso e il metodo da seguire – spiega Claudio Bosio, segretario generale di Csil –  L’immagine più corretta, infatti, sarebbe stata la cartografia del territorio valbormidese e il titolo più adatto: ‘Questioni socio sanitarie’. Noi sindacati siamo convinti che si debba parlare di assistenza nella sua interezza, mi spiego: senza ospedale non può esistere una rete socio sanitaria territoriale e senza una rete socio sanitaria territoriale non può esistere un ospedale”.

I sindacati, da cui è partita la richiesta dell’incontro, chiedono, infatti, che oltre al ripristino almeno delle condizioni pre-covid e al potenziamento dei servizi ospedalieri (tra cui il 118 e l’elisoccorso), si effettui anche la ricostruzione della rete socio sanitaria territoriale attraverso ad esempio la riattivazione di 4 consultori all’interno dei sub-ambiti esistenti (Cairo, Carcare, Calizzano e Millesimo). Essi, riforniti di attrezzature e personale, avranno il compito di diminuire la pressione sugli ospedali erogando prestazioni sanitarie di base.

“Abbiamo effettuato un’analisi dell’attuale sistema della sanità in Valbormida, come per altro faremo con l’albenganese, e si è dimostrato molto fragile. Per una popolazione di 40 mila persone, di cui molte anziane, e in un territorio ricco di industrie e scuole, le infrastrutture esistenti non bastano” sottolinea Pasa.

È d’accordo anche il sindaco di Carcare, Christian De Vecchi: “Una zona così densamente popolata non può essere declassata dei suoi servizi sanitari. Devono essere mantenuti e specializzati, orientandoli a quelli che sono i problemi e le esigenze del territorio. Per fare questo serve ovviamente una crescita del personale che possa garantire la qualità del servizio. Tre sono i punti su cui dobbiamo lavorare: ospedale di Cairo, servizi asl e servizi Ats” conclude.

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