Nera-mente

La mafia nigeriana: storia delle cosche venute dall’Africa

"Nera-Mente" è la rubrica di Alice, appassionata di criminologia

Nera Mente 31 ottobre

Il 28 ottobre a Savona è stato arrestato un ventitreenne originario della Nigeria, esponente della mafia nigeriana, nell’ambito di una vasta operazione coordinata dalle Direzioni Distrettuali Antimafia delle Procure della Repubblica di Torino e di Bologna. Ma non è stato il solo: gli arresti, tra Torino e Ferrara, sono stati ben settanta.

Dov’è situata e com’è organizzata la mafia nigeriana? È da un po’ di tempo che se ne sente parlare, ma il confine con discorsi che possono sfociare o venire interpretati come razzismo è molto sottile. Ciò porta inevitabilmente a fraintendimenti. Motivo per il quale questo argomento sembra essere considerato, spesso, un “tabù”, o una sorta di leggenda.

Cosa molto lontana dalla realtà: questo fenomeno esiste e ci circonda molto più di quanto crediamo.

La criminalità organizzata, in Nigeria, non nasce dalla povertà e dal degrado, come si potrebbe immaginare: bensì da un’elitè di figli di famiglie benestanti, nei campus universitari di Lagos e Benin City. Questo fenomeno sorge tra gli anni ’70 e ’80. Queste confraternite iniziano a praticare violenza ed intimidazioni per imporsi sugli altri studenti, e diventano poi così potenti da avere ramificazioni sia militari che politiche.

Prendere parte a queste cosche è molto costoso, sia a livello economico, che fisicamente e psicologicamente: gli individui che vogliono aderirvi, infatti, oltre a versare un’ingente somma di denaro, devono partecipare a dei veri e propri riti di affiliazione, sottoponendosi a violenze fisiche in cui devono dimostrare la propria “virilità” e resistenza, e, in seguito, se queste prove vengono superate, ad atti cerimoniali e tribali, tra cui bere del sangue umano e declamare invocazioni per sigillare il loro impegno e la loro appartenenza al gruppo.

Riciclaggio di denaro sporco, droga, prostituzione e tratta di esseri umani verso l’Europa: la mafia nigeriana ha le mani in tutti questi affari e si ramifica anche all’estero.

Nel nostro paese ormai, non vi è regione in cui non siano in atto operazioni della polizia volte a stroncarla.

Questi gruppi criminali hanno l’obiettivo di creare ricchezza, che viene impiegata in Nigeria, con il fine di infiltrare economia e potere. Il sistema è caratterizzato da una gerarchia rigida, forse meglio organizzata di quella delle mafie italiane, da cui si sostiene abbia preso spunto.

E con cui la mafia nigeriana stringe accordi: in Puglia, acquista marihuana dalla mafia del Gargano e smercia droga al dettaglio per conto di quella barese e della Sacra Corona Unita. In Campania, spaccia e ricetta al servizio della camorra. In Calabria gestisce i ghetti con la ’ndrangheta. In Sicilia ha negoziato il suo radicamento con una decina di mandati. Infine, ma non meno importante, c’è il Nord, in cui gode dello spazio conquistato dalle mafie meridionali, e dove si è radicata specialmente a Milano. Qui soggiornano, infatti, alcuni dei principali boss nigeriani che controllano, oltre a un ingente business legato alla droga, quello della prostituzione: giovani ragazze prelevate dai centri di prima accoglienza (se non fatte imbarcare verso l’Italia con false promesse da parte di finti fidanzati) e costrette, con le botte e i riti vodoo, a vendere i propri corpi ai bordi delle strade.

In realtà, dietro alla tratta delle donne non ci sarebbe solo la prostituzione, ma anche il traffico di organi, che però, al momento, rimane un enorme mistero.

Fuori dalla Nigeria quest’organizzazione fa anche affari con i narcos messicani e con i fondamentalisti pakistani per l’importazione di cocaina e di eroina gialla. In Europa ha relazioni con la camorra marsigliese insediata a Parigi e con la mafia russa a Londra e a San Pietroburgo.

Insomma, la mafia nigeriana è ovunque. Ed è molto pericolosa. Si è dimostrata, negli anni, un sistema molto complesso da decodificare nei movimenti e nella sua organizzazione interna.

Ma le indagini accurate da parte delle forze dell’ordine e gli arresti di questi giorni forse possono iniziare a dare un segnale di speranza e ad incoraggiare a non abbassare la guardia.

“Nera-mente” è una rubrica in cui parleremo di crimini e non solo, scritta da Alice, studentessa ed aspirante criminologa: clicca qui per leggere tutti gli articoli

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