Osiglia. Si sta per concludere la raccolta di castagne nei terreni e nei boschi valbormidesi, una annata a dir poco difficile per molti coltivatori diretti della zona che hanno dovuto fare i conti con l’emergenza Covid, con i danni della fauna selvatica e con l’ultima ondata di maltempo che ha rappresentato una sorta di “colpo di grazia…”.
Ad ora non si può fare una stima esatta delle perdite, in termini di quantità, ma si parla almeno di un raccolto dimezzato e che sarà più problematico commercializzare.
I produttori stanno ancora procedendo con la lavorazione, in particolare con la procedura dell’essicamento naturale, in quanto la stessa raccolta ha subito inevitabili ritardi rispetto alle scorse stagioni.
La situazione compromessa riguarda non solo i castagneti, ma anche gli alberi da frutto.
“Come se non bastasse c’è chi in cerca di funghi e munito di ceste entra regolarmente nei sentieri e nei terreni dei coltivatori facendo una sorta di raccolta abusiva… Capiamo che le castagne sono in terra, tuttavia servirebbe maggiore rispetto” affermano alcuni produttori diretti. “Dalle prime stime c’è una calo del 50% dal raccolto rispetto agli anni precedenti, abbiamo anche meno essiccatoi in quanto sono stati danneggiati dagli ungulati e dal maltempo del 2-3 ottobre scorso”.
E nel mirino finiscono anche le amministrazioni comunali: “Ad esempio, ad Osiglia quest’anno non sono stati posizionati i cartelli: siamo di fronte ad un entroterra abbandonato, i nostri boschi lasciati all’anarchia completa, mentre noi ci facciamo in quattro per la pulizia, la manutenzione e per garantire un prodotto di qualità nonostante le problematiche immense di questa annata” aggiungono.
“Noi coltivatori diretti abbiamo bisogno di aiuto e sostegno da parte delle istituzioni locali: non si può dire solo a parole titeliamo i boschi, l’entroterra e operiamo per il recupero di zone rurali… Siamo stanchi e stufi di certe situazioni” concludono.