Lettera al direttore

Pensiero

Coronavirus a scuola, un docente: “Si comincino a prendere i provvedimenti necessari a fermare l’epidemia”

di Ugo Ghione

Liceo Grassi Savona

Al Presidente del Consiglio
Giuseppe Conte

Al Ministro dell’Istruzione
Lucia Azzolina

Al Presidente del Consiglio Regionale
Giovanni Toti

Ieri il Collegio Docenti del Liceo Scientifico “Orazio Grassi”, di cui faccio parte, ha dovuto, come tutte le scuole liguri e quelle di altre regioni, adottare un provvedimento che, nella settimana prossima, porterà le classi ad applicare la didattica a distanza.

È stato un provvedimento sofferto perché, come docenti, siamo ben consapevoli che la didattica a distanza è meno efficace della didattica in presenza, ciò nonostante io per primo sarei stato favorevole ad una didattica a distanza per il 100% delle ore in quanto, di fronte ad una pandemia estremamente pericolosa, la scuola è stata esposta al contagio in maniera irresponsabile senza prendere i provvedimenti necessari.

Infatti, mentre se si trova una persona positiva al covid in un ristorante, in una associazione sportiva o in una qualunque altra circostanza sul territorio nazionale si effettua la ricerca dei contatti stretti e si fanno i tamponi, per verificare altri eventuali positivi, nella scuola questo non accade.

Infatti, nel caso in cui ci sia un allievo positivo, i tamponi vengono effettuati unicamente sui docenti e non sui compagni di classe, eppure è scientificamente provato che molti giovani sono positivi ma asintomatici e quindi contagiosi.

In questo modo il contagio si diffonde e non è certamente un caso che l’esplodere della seconda ondata sia avvenuto subito dopo l’apertura delle scuole, in anticipo su qualunque sindrome di tipo influenzale. Purtroppo, è ragionevole pensare che siamo solo all’inizio. Attualmente in Italia abbiamo superato la soglia dei cento morti al giorno, la scienza e la matematica ci dicono che la settimana prossima supereremo i duecento e quella successiva i trecentocinquanta, a novembre ci troveremo a dover constatare la morte di sei, forse diecimila persone.

Studi scientifici, realizzati ad esempio dall’Università di Washington, prevedono che in Italia, entro fine gennaio, ci saranno oltre quarantamila morti e, considerando le previsioni che hanno fatto per questi giorni (62 morti per il 22 ottobre contro i 136 effettivi), questi studi si rivelano estremamente ottimistici.

Questo non è terrorismo, è scienza e chi ci governa dovrebbe affrontare la situazione in maniera assolutamente più responsabile, sia a livello nazionale che a livello regionale.

Fare i tamponi nella scuola a settembre avrebbe voluto dire fare cinque o seimila tamponi in più al giorno, quando i numeri dei tamponi oscillavano giornalmente fra i cinquantamila e i centomila: uno sforzo che si poteva e si doveva fare se si voleva evitare la situazione attuale e i tanti morti.

I morti sono passati dai 72 della prima settimana di settembre ai 596 degli ultimi sette giorni e la situazione sta peggiorando in maniera estremamente rapida: è ragionevole pensare che la prossima settimana i morti siano più di mille.

Da docente che conosce e capisce la situazione attuale mi sento in dovere di denunciarla pubblicamente e di chiedere che si cominci a prendere i provvedimenti necessari a fermare questa epidemia, a partire dal tracciamento dei positivi anche nella scuola e al loro isolamento fino a quando non siano più contagiosi.

Ugo Ghione

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