Liguria. E’ scattata ieri sera alle 21 la cosiddetta “Ordinanza di Halloween”, che per tre giorni (fino a lunedì) prevede una sorta di “coprifuoco” dalle 21 alle 6. E in tanti si sono chiesti cosa preveda davvero l’ordinanza: se sia vietato uscire oppure se sia solo raccomandato restare in casa senza, però, particolari rischi per chi non segue “l’invito” della Regione. Dubbi che già ieri IVG ha provato a chiarire (leggi qui).
Ora a dare maggiori certezze arriva il presidente ligure Giovanni Toti: “Ai cittadini chiediamo solo di restare a casa. Il che non vuol dire che non si possa andare a trovare qualcuno, prendere una pizza da asporto o andare a fare la spesa in un supermercato h24: si può fare tutto questo senza bighellonare, senza assembrarsi per strada in gruppi. Non possiamo scherzare con gli attuali numeri del contagio”. Da qui la necessità di compiere scelte difficili: “Abbiamo chiuso bar e ristoranti, con un danno economico per le categorie gigantesco, con il primo obiettivo di contenere i contagi che sono funzione diretta dei contatti sociali”.
Non tutti i primi cittadini hanno accolto l’ordinanza con favore: “Ho visto qualche rimostranza di sindaci – puntualizza Toti – che evidentemente non avevano nulla di meglio da fare. Ieri l’ordinanza è stata condivisa da tutti i sindaci delle città capoluogo e dai presidenti di provincia. Prima di prendere altre misure che riguardano questa regione verranno riconsultati Anci e sindaci, ma sull’ordinanza che blocca la movida nel fine settimana ricordo nitidamente un vasto consenso da parte di tutti. Non appena ripartirà il confronto con il Governo condivideremo come sempre le novità con tutti gli attori istituzionali del territorio”.
Nel frattempo, ieri è arrivato il report ministeriale: l’indice Rt in Liguria è salito a 1,54 e ora il rischio di un lockdown si fa davvero concreto. “Dopo giorni complicati siamo al di sotto delle regioni in cui il virus sta crescendo di più e che hanno superato Rt 2 – commenta Toti – Siamo al di sotto del picco di 1,8 della scorsa primavera e sotto l’attuale media nazionale. Con una partenza anticipata del cluster spezzino, e poi la diffusione a Genova, la Liguria è probabilmente una quindicina di giorni avanti rispetto all’esplosione dei casi in Veneto, Lombardia, Piemonte, Campania. Il numero degli ospedalizzati è tendenzialmente costante da circa 7-8 giorni e la crescita delle terapie intensive è bassa, in proporzione alla crescita dei positivi: non c’è correlazione percentuale tra numero di contagiati e ricoveri in ospedale, il che significa una migliore capacità di curare a casa i pazienti e un’ottima capacità di tracciamento”.
“La situazione in Liguria oggi è questa: 52 terapie intensive su 1000 letti di media e bassa intensità. Per dare un raffronto con il pieno dell’emergenza, il 2-3 aprile i posti letto di media e bassa intensità erano circa 1400, le intensive sfioravano le 200, segno che la capacità di diagnosi precoce e di cura è migliorata moltissimo. Sta andando avanti il piano non indolore di preparazione di 500 posti di bassa intensità per essere pronti a un afflusso straordinario di pazienti nei pronto soccorso. Stiamo attivando tutte le strutture covid hub con cui si possono liberare letti nei reparti ospedalieri: saranno almeno 247 letti nella città metropolitana di Genova che ruoteranno su 7 strutture (non quelle gestite dalla Protezione Civile per l’isolamento, ma altre gestite dal mondo sanitario e in filiera con i nostri ospedali): a questi si aggiungono circa 50 posti letto nell’imperiese, 83 nel savonese e 70 al Mazzini della Spezia. Abbiamo inoltre il contributo della medicina territoriale: a questo proposito sono contento che la Conferenza Stato Regioni abbia ratificato l’accordo con i medici di medicina generale prendendo a modello il caso Liguria” conclude.