Savona. “Insieme agli ospiti, siamo stati gli ultimi ad essere interpellati. Ma i primi ad essere colpiti“. E’ l’amaro sfogo di un gruppo di dipendenti della Rsa Noceti di Savona, in località Santuario, il giorno dopo la notizia che la struttura diventerà uno dei tre nuovi “centri Covid” in provincia di Savona.
L’annuncio è arrivato ieri dal presidente di Regione Liguria, Giovanni Toti: un totale di 83 posti letto a bassa intensità dedicati ai pazienti fragili (leggi qui). E tra le tre strutture vincitrici del bando di Alisa c’è appunto la Rsa Noceti, gestita da Opere Sociali Servizi: “La nuova organizzazione – ha spiegato ieri a IVG la presidente Lorena Rambaudi – dovrebbe prevedere la creazione di un Centro Covid presso il Noceti e l’accorpamento degli ospiti sulla struttura del Santuario, che ha posti letto vuoti. Gli ospiti verrano trasferiti mantenendo i gruppi stanza per ritrovarsi in compagnia delle stesse persone e parte del personale, compresi gli apicali, seguirà gli ospiti nel trasferimento, per garantire la continuità assistenziale”.
Nonostante le precauzioni previste dalla procedura e gli accorgimenti messi in atto, però, alcuni dipendenti hanno voluto esternare tutto il loro malumore. “Vorremmo smentire il fatto che il personale seguirà i pazienti – affermano – che abbiamo accudito e salvaguardato in tutti questi mesi… una buona dose di fortuna ci ha accompagnato e salvaguardato in questi mesi difficili, e siamo sempre stati compatti. I nostri ospiti andranno in Rsa Santuario, per la maggior parte gestita da un’altra cooperativa; solo una piccola parte dei 38 pazienti sarà destinata alla Rp gestita dalla nostra azienda. Per quanto riguarda il personale verrà smembrato e gli operatori, infermieri e Oss con limitazioni di età o patologie non idonee a lavorare con Pazienti Covid saranno ricollocati altrove”.
“Le nostre preoccupazioni inoltre – proseguono i dipendenti – rimangono sulle caratteristiche strutturali della suddetta struttura che, a nostro dire, non è abile a mettere in atto e introdurre modifiche agli ambienti e inserire i protocolli adeguati affinché noi personali abbiamo la sicurezza di non ammalarci. E’ l’unica struttura ‘Covid free’ che ha Opere Sociali, e presenta tanti problemi: un ascensore, corridoi molto stretti, barelle che non entrano nelle stanze… Noi stiamo sicuramente appoggiati dal sindacato per le strategie e le richieste sulla sicurezza, ma come si fa a far diventare un ‘lazzaretto’ una struttura ‘vergine’ dal punto di vista Covid, dove al massimo si potevano potenziare i letti e salvaguardare i pazienti nostri e di altre strutture? Non capiamo come Opere Sociali abbia potuto scegliere il Noceti, se non per il Dio Denaro“.
Parole indubbiamente dure, a cui Rambaudi risponde così: “La struttura è idonea, altrimenti non avremmo avuto a gennaio il rinnovo di autorizzazione e accreditamento dalla Regione. Il personale potrà seguire i pazienti per continuità assistenziale, se vorranno, sia in Rp che in Rsa con formule di distacco. E il ‘Dio denaro’ non c’entra: siamo una società pubblica che va tenuta in piedi. Non cerchiamo guadagno ma la salvaguardia dei posti di lavoro, perché con tutti i posti vuoti che abbiamo nelle strutture ci sono posti di lavoro a rischio“.
“Siamo un ente accreditato dalla Regione, svolgiamo una funzione pubblica e cerchiamo di dare un contributo ad una emergenza del nostro territorio. Sono sicura che gli operatori capiranno le ragioni delle scelte: parte di loro non ha posto problemi, solo gli Oss sono in polemica con la cooperativa. Sono stati interpellati loro e i parenti in due giorni, appena abbiamo avuto riscontro da parte della Regione su una generica manifestazione di interesse a cui abbiamo dovuto rispondere in tre giorni… nessun segreto quindi, solo tempi tecnici ristrettissimi dettati dallo stato di emergenza”.