Cairo Montenotte. Rimozione della sbarra all’ingresso della riserva naturale del Parco dell’Adelasia. Questa la richiesta partita da un gruppo di cittadini che hanno organizzato una raccolta firme per rendere di nuovo accessibile strada Ferranietta dopo i lavori di rifacimento.
“L’intervento che prima sembrava essere solo temporaneo per permettere i lavori di manutenzione della strada – sottolinea Fabio Leoni, uno dei promotori – ora invece appare definitivo, cosa che pregiudicherebbe e limiterebbe in modo totale la possibilità del pubblico di fruire in modo civile di uno dei pochi polmoni verdi rimasti. Strada Ferranietta, infatti, è da sempre impegnata da tutti per l’ingresso al Parco dell’Adelasia, sito di interesse regionale e nazionale, nonché al percorso Vita ed ora la sbarra permette l’accesso solo a qualche residente”.
“La nostra è una richiesta dal carattere completamente apolitico. Con questa petizione vogliamo esprime il malcontento di una comunità, composta non solo da ferraniesi, ma anche da tutti i valbormidesi, che per l’ennesima volta si vedono depredati di uno dei luoghi cari alla memoria e ai ricordi di tutti noi e di cui ci sentiamo proprietari dal punto di vista morale. In quest’area, buona parte del territorio è cintata da reticolati e steccati. L’esatto contrario di ciò che Ferrania è stata storicamente: un esperimento sociale che ha visto crescere figli di operai e dirigenti fianco a fianco, senza distinzioni di classe né di età anagrafica, un insegnamento che noi tutti ci portiamo ancora dentro. La sbarra è l’ennesima violenza contro una memoria storica da preservare nel tempo” spiega Leoni.
La raccolta firma trova l’appoggio del gruppo consiliare Cairo Democratica. “Siamo disponibili a portare avanti l’iniziativa e non escludiamo di intraprendere azioni anche come minoranza – spiega Alberto Poggio – Sono stati usati dei soldi pubblici, ben 370 mila euro, per dei lavori ad un strada che ora è stata chiusa ad uso e consumo di chi abitata in quella zona”.
“Siamo felici che Cairo abbia ricevuto dei fondi per il rifacimento delle strade, ma siamo convinti che si sarebbero potuti usare in modo migliore – prosegue – Perché spendere tutti quei soldi, quasi come fosse un’autostrada, per rifarne il manto, se tanto si è deciso di chiuderla? Il tratto era in cattivo stato, non dico di non intervenire, ma il tipo di operazione è stato esagerato. Si poteva intervenire utilizzando del tubolare e usando i fondi restanti per sistemare anche molte altre strade bianche della città. Dopo un’operazione del genere, almeno la strada dovrebbe essere a disposizione di tutti”.
Non è d’accordo il sindaco Lambertini che cerca di fare chiarezza. “Questa petizione genera confusione. È stata posta una sbarra, perché nelle aree parco la legge prevede il controllo veicolare, quindi il traffico è limitato ai residenti, a chi ci va per lavorare e ovviamente ai mezzi di soccorso. Mi rende scettico questo interesse improvviso, prima la strada si trovava in condizioni disastrate e nessuno si è mai lamentato o ha organizzato una raccolta firme”.
“I lavori sono stati fatti in modo da mantenere la strada in buone condizioni proprio per il suo valore importante per il territorio – continua il primo cittadino – Con il passaggio continuo delle auto o altri veicoli, con il tempo si logorerebbe ritornando alla situazione iniziale e vogliamo evitarlo. La nostra amministrazione ha reso fruibile a tutti una strada che aveva grandi potenzialità, ma non era utilizzabile. Prima data la presenza di numerose buche, era pericolosa per disabili, bambini, ciclisti ecc. ora invece è utilizzabile e permette di godersi in armonia il paesaggio, la fauna e la flora della zona. A mio parere bisognerebbe fare una raccolta firme per mantenere in funzione la sbarra”.
E sulla costo di quasi 400 mila euro: “Si tratta di fondi europei. Il progetto ovviamente ha dovuto attendere l’approvazione dell’Ufficio Ambiente e dei Lavori Pubblici della Regione, quindi rispetta le normative. Nessuno ci ha mai detto che il finanziamento richiesto era eccessivo” conclude Lambertini.