Posticipare il primo suono della campanella al 24 settembre e termometri all’ingresso delle scuole per la sicurezza di bambini, docenti e personale scolastico. Quando mancano ormai sei giorni all’inizio del nuovo anno scolastico il consigliere provinciale Eraldo Ciagherotti rispolvera la sua proposta avanzata la settimana scorsa e ora ripresa da tre sindaci del Ponente: “Borghetto Santo Spirito, Loano e Finale Ligure – dice Ciangherotti – hanno proposto di far slittare l’inizio delle lezioni di almeno dieci giorni. Diverse sono le problematiche: i costi delle spese per sanificare aule e spazi prima e dopo le elezioni, quindi la mancanza di personale docente. Riaprire le scuole lunedì per poi chiuderle il weekend successivo non ha senso. Meglio ritardare l’inizio della scuola di una decina di giorni”. Proposta che trova d’accordo i tre sindaci Giancarlo Canepa, Luigi Pignocca e Ugo Frascherelli che ritengono coerente far slittare la data di partenza dell’anno scolastico.
Capitolo sicurezza. Eraldo Ciangherotti propone di misurare la temperatura a scuola. “E’ necessario mettere a disposizione degli istituti di ordine e grado termometri standardizzati per misurare la temperatura dei ragazzi. Per farlo usiamo i percettori di reddito di cittadinanza a supporto del personale scolastico. Assurdo avere centinaia di migliaia di mamme non solo in provincia di Savona, ma in tutta la Liguria che misurano la temperatura con termometri diversi, e non è una cosa seria”.
Per un ritorno a scuola di settembre e sulle scelte che a suo parere devono essere intraprese per un rientro in sicurezza il consigliere Ciangherotti non è d’accordo con il ministro Azzolina “che conta sulla responsabilità delle famiglie a casa. Più coerente – afferma Ciangherotti – che la scuola, nella sua autonomia, possa organizzarsi per garantire una sicurezza maggiore per tutti: insegnanti, collaboratori e studenti. Non basta affermare, come dice il ministro, che “un termometro a casa ce l’abbiamo quasi tutti se non tutti”.
Il consigliere Ciangherotti sul ritorno «regolare» a scuola nutre poi qualche dubbio. “Difficilmente l’imminente scadenza di riapertura delle scuole a sei mesi dalla chiusura consentirà una ripresa ordinata della vita scolastica. Ancora non abbiamo un quadro chiaro della situazione. In particolare, non sappiamo quante sono le scuole che presentano situazioni critiche rispetto agli spazi, non sappiamo quante cattedre non saranno coperte da insegnanti di ruolo e quante rischiano di restare scoperte anche per l’eventuale mancanza di supplenti visto che già da qualche anno molte graduatorie di materie fondamentali sono esaurite. Elementi sui quali occorre fare precise e attente valutazioni. Prevenire, anche in questo caso, è meglio che curare”.