Albenga. Lo Spazio Bruno chiude. Ad annunciarlo è Kronoteatro: la causa primaria, spiegano, è da ricercare nella pandemia di CoVid-19, ma il dito è puntato anche contro istituzioni e Liceo Bruno.
“Dal 2015 – scrivono – questo luogo era la sala teatrale meglio allestita del comprensorio ingauno, vantando uno spazio scenico unico in città in grado di ospitare i migliori spettacoli nazionali di teatro che altrove non avrebbero trovato un palcoscenico adatto alle loro esigenze. Ma non chiude solo una sala teatrale: chiude un luogo di produzione culturale, un luogo di formazione tanto didattica quanto professionale, un luogo di socialità, uno spazio in cui i più grandi artisti del panorama teatrale nazionale hanno avuto il modo di mettersi in relazione, attraverso un dialogo stimolante, con la comunità degli spettatori che hanno sempre gremito la platea dello Spazio Bruno”.
Chiude insomma un esempio più unico che raro in tutta Italia: “Sì – confermano – perché che un Liceo ospitasse una sala teatrale con un così prestigioso cartellone e diventasse contestualmente luogo di creazione artistica professionale, spazio conviviale, di scambio e relazione umana, non s’era mai visto. Ad Albenga però c’era”. E con lo Spazio Bruno chiude anche il laboratorio tecnico pratico per gli alunni dell’indirizzo di scenografia e l’aula di musica per gli studenti del corso musicale.
Causa primaria, come detto, la pandemia: “Quando l’emergenza CoViD19 ha imposto al Liceo di procurarsi più spazi per ospitare in sicurezza gli alunni, Kronoteatro, ovviamente e per senso di responsabilità, ha dato la propria completa disponibilità a fare un passo indietro e a liberare lo spazio. A malincuore, ma per dovere civico, l’abbiamo fatto”.
Ma secondo Kronoteatro le vere cause sono da ricercare più indietro nel tempo: “Ad onor del vero e per dovere di cronaca bisogna dire che ormai dal 2016, ad un solo anno dalla trionfale inaugurazione, avvenuta alla presenza di illustri concittadini e cariche istituzionali e scolastiche, l’atteggiamento del Liceo è cambiato e ha iniziato a dimostrarsi ostile nei confronti di Kronoteatro e del progetto di promozione culturale e didattica teatrale (sic!) che si svolgeva in quello spazio, tentando ad ogni nuova stagione teatrale di non dare il proprio consenso all’utilizzo degli spazi, riducendo al lumicino la possibilità di utilizzare la sala per allestire e creare i nostri nuovi spettacoli in vista dei debutti nazionali – creazioni che valgono a Kronoteatro il riconoscimento da parte del Ministero dello status di ‘impresa di produzione teatrale’ – ed estromettendoci dalla conduzione del laboratorio teatrale che, con Maurizio Sguotti prima e con tutto Kronoteatro poi, esisteva da più di vent’anni e da cui è nata la compagnia. Infatti è proprio da quell’aula che è partito il percorso professionale che nel 2018 ci ha portato alla Biennale di Venezia”.
“Forse con una maggiore tutela istituzionale e formale – tuonano – a garanzia di una pluriennale longevità non ci troveremmo oggi in questa condizione di precarietà tale da mettere in discussione la nostra vita lavorativa e l’esistenza di uno spazio deputato della formazione dei giovani cittadini di domani. Ancor prima di nascere, lo Spazio Bruno vantava più detrattori che sostenitori, probabilmente spaventati da un qualcosa di bello e sconosciuto che stava iniziando, delusi di essere arrivati ancora una volta secondi e spaesati dalla forza di un gruppo di ragazzi che iniziavano già allora a non essere più ragazzi. Dietro alla chiusura di uno spazio per tutti sta la volontà di pochi. Lo Spazio Bruno non muore di CoViD, muore col CoViD”.
E adesso? “Adesso è in forse la Kronostagione – spiegano – che compirebbe quattordici anni, e con questa sono in forse i laboratori gratuiti che Kronoteatro metteva a disposizioni di tutti nell’ottica di una formazione costante. Sono in forse i finanziamenti e perciò i posti di lavoro della compagnia e delle figure professionali che ruotano attorno a questo evento. Ma non solo. È tutto un piccolo indotto a scomparire con lo Spazio Bruno, una piccola rete di ristoratori, albergatori ed esercenti. Ad essere in forse è il destino lavorativo di Kronoteatro; senza uno spazio dove allestire i nostri spettacoli, riusciremo ancora a mantenere gli impegni presi col Ministero? Ci vedremo revocare il finanziamento per la produzione?”.
“Non vorremmo che la situazione ci costringesse a cercare fuori da Albenga un luogo più ricettivo e più fertile per le nostre attività – è la velata minaccia – non vorremmo dover constatare che è solo rinunciando alla nostra città che ci possiamo permettere di vivere e lavorare. Vorremmo invece che si facesse sempre vicina l’apertura del Teatro Comunale Astor, opera necessaria per la vita culturale della città, struttura che, adeguatamente allestita, doterebbe Albenga, finalmente, di un centro di programmazione teatrale che sia degno di questo nome”.
“Negli anni abbiamo creato dal nulla un progetto culturale ed artistico che ha avuto riconoscimenti e plausi in tutta Italia e di certo non ci fermeremo di fronte alla piccolezza di certe figure, attente solo a garantire, mantenere ed esercitare un proprio micro-potere – attacca Kronoteatro – Siamo già in movimento per trovare alternative, uno spazio nuovo, idee innovative e soluzioni originali, ma abbiamo bisogno di tutta la comunità che negli anni si è stretta attorno al nostro multiforme progetto, abbiamo bisogno di sentire che non siamo soli in questo momento così complicato e cruciale per il nostro futuro per testimoniare l’attaccamento di tutta una comunità ad uno spazio che sparisce e ad un progetto che continua”.