Nera-mente

Il terribile “collasso mentale” di Friedrich Nietzsche

"Nera-Mente" è la rubrica di Alice, appassionata di criminologia

Nera Mente 29 agosto

A tutti, nella vita, è capitato di imbattersi nel suo nome, anche solo sui libri di scuola. Friedrich Nietzsche è stato, infatti, uno dei più influenti pensatori e filosofi occidentali del XIX secolo.
Ma purtroppo, come nel caso di molti uomini fin troppo pensanti, la sua mente, oltre al suo corpo in generale, diede segni di cedimento fin troppo presto.

Già dalla tenera età, infatti, l’uomo soffrì di tremende emicranie ed ebbe grandi problemi alla vista. A soli trentaquattro anni era quasi completamente cieco dall’occhio destro. Intorno ai trentotto cominciò a mostrare sintomi depressivi con idee di suicidio e pochi anni più tardi affermò di essere costantemente depresso. Nel 1888 ebbe un vero e proprio esaurimento nervoso accompagnato da evidenti allucinazioni. A questo episodio seguì un repentino declino cognitivo e nel 1889 , a soli quarantacinque anni, fu ricoverato in un ospedale psichiatrico, dove gli fu diagnosticata una “demenza paralitica”.

Quest’ultima, conosciuta anche come paresi generale dell’insano (GPI) è una malattia che probabilmente era causata dalla sifilide e, con molte probabilità, al giorno d’oggi è completamente scomparsa.

Tuttavia, uno studio del 2008 del Dipartimento di Neurologia dell’Università di Gent, in Belgio, esclude che Nietzsche avesse contratto la sifilide e ipotizza, invece, che egli soffrisse di una sindrome neurologica nota come “arteriopatia cerebrale autosomica dominante con infarti sottocorticali e leucoencefalopatia” (CADASIL).

Secondo alcuni, in un ambito meno medico e più filosofico, la concausa che lo spinse al crollo fu l’enorme sforzo creativo cui si sottopose negli anni precedenti, nonostante la salute che si stava deteriorando.

In realtà, quale fosse la vera causa dei demoni che l’uomo si trovò poi ad affrontare ogni giorno, è rimasta ad oggi poco chiara.

Seguono le annotazioni da parte dei suoi medici curanti al momento del ricovero al manicomio di Jena, nel quale rimase dal 18 gennaio 1889 fino al 24 marzo 1890.
“Non sa dove si trova, a volte crede di essere a Naunburg, a volte a Torino.”
“Gesticola e parla incessantemente con tono affettato e parole enfatiche, a volte in italiano, a volte in francese. Colpisce il fatto che nonostante il tempo passato in Italia, spesso sbaglia o non conosce affatto le parole più semplici delle frasi che dice in Italiano.”

Calendario con le annotazioni giornaliere sulla cartella clinica:
18 maggio: Spesso grida in modo inarticolato.
10 giugno: All’improvviso infrange una finestra.
11 giugno: Crede che il sorvegliante capo sia Bismarck.
16 giugno: Chiede spesso aiuto contro torture notturne.
17 giugno: Fa movimenti ginnici, spesso si tiene stretto il naso per ore. Si perde in giochi di parole.
18 giugno: Parla brontolando, molto articolato, a volte molto patetico.
2 luglio: Urina nel suo bicchiere.
4 luglio: Rompe un bicchiere “per proteggere con schegge il mio accesso”.
9 luglio: Fa capriole e smorfie.
14 luglio: Imbrattato di escrementi.
16 luglio: Imbrattato di escrementi.
18 luglio: Cosparso di urina.
23 luglio: “Sono stupido all’anca”.
3 agosto: Si lamenta di “tensione al petto”e atrofia generale. Fame intensissima.
6 agosto: Una gamba spalmata di escrementi.
10 agosto: Scompisciato.
14 agosto: Di nuovo molto rumoroso. Ha nuovamente bevuto urina. Motiva i suoi schiamazzi con dolori di testa al lato destro.
16 agosto: Improvvisamente ha spaccato alcuni vetri. Afferma di avere visto attraverso la finestra la canna di un fucile.
20 agosto: Infila nel cassetto del tavolo escrementi avvolti nella carta.
27 agosto: Quando oggi ha perso il suo taccuino ha detto “è andato in pensione di sua propria mano”.
4 settembre: A tratti chiara coscienza della malattia.
5 settembre: Chiede nuovi libri e giornali. Sostiene di avere sofferto fino ai 17 anni di stati epilettici.
7 settembre: Si corica quasi sempre sul pavimento, a lato del letto.
9 settembre: Oggi sostiene di essere a Torino. Altrimenti non sa dove si trova.
10 settembre: Di nuovo bevuto urina.
1 ottobre: In complesso chiara remissione.
21 novembre: “Ho mal di testa, tanto che non posso né camminare né vedere”.
2 dicembre: Afferma di avere “visto nella notte donnine completamente pazze”.
14 dicembre: Beve acqua di sciacquatura.

Il presunto miglioramento di Nietzsche era comunque dovuto al pesante trattamento farmacologico con calmanti e sonniferi, simile alle terapie moderne con psicofarmaci, che, seppur riducendo i suoi stati d’ira, lo limitavano ad un immobile torpore.

L’uomo morì di polmonite nel 1900.

Ancora oggi, come detto prima, non si è completamente certi di che male preciso soffrì il povero Friedrich. È inevitabile, però, pensare che il fatto di avere una mente tanto sviluppata e aperta lo possa aver reso estremamente più sensibile ai mali del mondo.

“Nera-mente” è una rubrica in cui parleremo di crimini e non solo, scritta da Alice, studentessa ed aspirante criminologa: clicca qui per leggere tutti gli articoli

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