Savona. Non chiede l’elemosina e anzi la rifiuta, non beve e non mangia, non impreca. Da oltre un mese non si muove dalle panchine di fronte ad alcuni negozi e a un bar nell’ultimo tratto di via Paleocapa (subito sulla destra dando le spalle alla Torretta).
Non parla con nessuno, questo senzatetto “anomalo” che forse vuole lasciarsi morire.
Scambia a fatica qualche parola solo con una barista – unica interfaccia tra lui e la realtà – la quale ha capito che potrebbe essere italiano, forse di Cairo Montenotte, perché non vuol dire né il suo nome né l’età.
Un caso da manuale per le nostre burocrazie, un caso che suscita pietà e che reclama un intervento, almeno un tentativo.
Cominciamo dalle burocrazie. È adulto, in possesso delle facoltà mentali e quindi no forze dell’ordine, no Tso (Trattamento sanitario obbligatorio) perché non è malato (o almeno non ancora).
È un caso da Servizi sociali, da Caritas, ma non è mai facile intervenire contro la volontà dell’interessato.
È stato soccorso – non sappiamo neppure se sia il vocabolo giusto – qualche tempo fa da un’ambulanza, che lo ha riportato lì, nello stesso posto, rifocillato e con abiti puliti. Immaginiamo il breve dialogo con il personale del 118: “Riportatemi dove mi avete preso”.
Evidentemente per lui quel tratto di portici è la sua ‘casa’.
Questa triste vicenda non presenta soltanto aspetti di carità. Gli esercenti della zona, in una segnalazione al Comune, hanno spiegato che il nostro senzatetto, non spostandosi mai da lì, “espleta le sue funzioni fisiologiche vestito, in condizioni di assoluta carenza igienica”. Insomma un problema per lui e per tutti.
Hanno anche fatto presente che da tempo non venivano effettuate pulizie e disinfestazioni per il guano dei piccioni. Almeno questo problema, però, è stato risolto ieri mattina, quindi con celerità.
Cerchiamo di capire ora se è possibile salvare il nostro senzatetto anonimo e “anomalo”. Giriamo l’appello alla sindaca Caprioglio, che persona sensibile certamente è, appunto alla Caritas, magari a qualche sacerdote paziente.
Il caso è difficile, ma parliamo pur sempre della vita di un essere umano. E il tempo non dev’essere molto, visto che il nostro amico sopravvive solo con qualche brioche che riesce a dargli la già citata barista.
Dai che riusciamo a salvarlo, magari con un po’ d’amore, che non guasta mai.