Savona. Nessuno può negare che il 2020 sia stato di fatto interamente “l’anno del virus”. In poche settimane il mondo, industrializzato e non, nessuno escluso, è stato stravolto dal SARS-CoV-2 nelle sue abitudini, nei suoi ritmi, nelle sue convinzioni ma non tutte le cose, per fortuna, sono cambiate: tra queste ci sono la farmacia, presidio rimasto costante, e i suoi professionisti al banco.
“Ciò che abbiamo percepito durante il picco pandemico è stato difficile da affrontare quotidianamente ma i farmacisti, giovani e non, hanno risposto in base ai propri ruoli e alle competenze con estremo coraggio e abnegazione e di questo siamo certamente orgogliosi. D’altronde noi professionisti sanitari dobbiamo avere senso di responsabilità nel perseguire le regole di base”. È questa l’analisi della savonese Carolina Carosio, da fine giugno e per il prossimo triennio presidente nazionale della Fenagifar, federazione che riunisce le Associazioni dei Giovani Farmacisti, intervistata in esclusiva da IVG.it.
“Noi giovani siamo stati impegnati in prima linea e largamente sul territorio – prosegue – Quella del farmacista è una professione che ha sempre trovato grande impiego ma negli ultimi anni si è verificata un’inversione di tendenza: la crisi avvertita a livello globale ha interessato anche il nostro settore e mentre prima le farmacie sapevano assorbire ciò che era l’offerta proveniente dal mondo universitario, assumendo con facilità i neolaureati, recentemente si è fatta più fatica”.
A questa situazione si aggiunge il cronico blocco del contratto nazionale da 12 anni, “di cui si parla da tanto tempo e che merita attenzione da parte di tutti gli associati e non, anche di noi giovani, perché il futuro delle farmacie è nostro – puntualizza Carosio – La nostra federazione è stata sempre sensibile agli incontri istituzionali interni alla categoria e ai tavoli di discussione. Credo che le parti interessate, sindacali e non, vorranno muoversi presto nella direzione del rinnovo e noi giovani ci siamo, vogliamo essere veramente portavoci delle istanze della base e cercheremo di dare il massimo contributo”.
Nel frattempo c’è però ancora “il” problema irrisolto, il Coronavirus, appunto: un nemico comune da fronteggiare anche con l'”arma” della comunicazione. “Durante il lockdown in farmacia le persone potevano relazionarsi e scambiare opinioni con professionisti e quindi è importante per noi essere costantemente aggiornati”, spiega Carolina Carosio.
“Nella fase più strettamente emergenziale la gente era preoccupata per la situazione sanitaria e lavorativa e si è avvertita confusione nel comprendere le direttive governative: ecco perché il farmacista deve essere formato a dare le corrette informazioni su come rispettare le regole – dichiara la presidente nazionale della Fenagifar – Ci siamo trovati ad aiutare i nostri clienti anche sul piano psicologico: non è stato facile, lo garantisco, però in base al feedback ricevuto sappiamo di aver letto in maniera corretta ciò che stava succedendo”.
Sicuramente un altro importante aiuto è venuto e viene tuttora da un fondamentale servizio: la consegna a domicilio dei medicinali per evitare soprattutto alle persone più fragili, come gli anziani, di uscire di casa per recarsi in farmacia. Un’iniziativa nata in collaborazione con Federfarma e Croce Rossa Italiana, a cui si sono aggiunte quelle singole di tanti farmacisti.
“Le persone lo hanno apprezzato e hanno percepito il loro farmacista non soltanto vicino geograficamente ma anche come un professionista di fiducia e disposto ad ‘abbandonare’ per un momento il posto di lavoro per ‘rischiare’ in prima persona – conclude Carolina Carosio – Tanti colleghi hanno deciso di mantenere questa attività anche ora che l’emergenza epidemiologica sembra essersi ridotta”.