Liguria. Non è illegittimo estromettere Aspi dalla ricostruzione del Ponte Morandi. Lo ha stabilito la Corte costituzionale che ha ritenuto non fondate le questioni relative all’esclusione legislativa di Aspi dalla procedura negoziata volta alla scelta delle imprese alle quali affidare le opere di demolizione e di ricostruzione del Ponte Morandi.
“La decisione del legislatore di non affidare ad Autostrade la ricostruzione del Ponte è stata determinata dalla eccezionale gravità della situazione che lo ha indotto, in via precauzionale, a non affidare i lavori alla società incaricata della manutenzione del Ponte stesso”. E’ quanto comunica l’ufficio stampa della Corte Costituzionale in attesa delle motivazioni della sentenza.
La Corte Costituzionale ha esaminato oggi le questioni sollevate dal Tar della Liguria riguardanti numerose disposizioni del decreto Genova emanato dopo il crollo del Ponte Morandi.
Il decreto ha affidato a un commissario straordinario le attività volte alla demolizione integrale e alla ricostruzione del ponte nonché all’espropriazione delle aree a ciò necessarie. Inoltre, è stato demandato al commissario di individuare le imprese affidatarie, precludendogli di rivolgersi alla concessionaria Autostrade Spa (Aspi) e alle società da essa controllate o con essa collegate.
Infine, il Decreto impugnato ha obbligato Aspi a far fronte ai costi della ricostruzione e degli espropri. La Corte ha poi dichiarato inammissibili le questioni sull’analoga esclusione delle imprese collegate ad Aspi e quelle concernenti l’obbligo della concessionaria di far fronte alle spese di ricostruzione del Ponte e di esproprio delle aree interessate. La sentenza sarà depositata nelle prossime settimane.
E dopo la pronuncia della Consulta un coro di esultanza da parte del Movimento 5 Stelle dopo la sentenza della Corte di cassazione che definisce “non illegittimo” il decreto Genova che ha escluso Autostrade dai lavori di ricostruzione del ponte sul Polcevera e che apre le porte tendenzialmente alla revoca della concessione alla società dei Benetton.
“La Consulta ci ha dato ragione, non era illegittimo estromettere i Benetton dalla ricostruzione del Ponte di Genova, il nostro decreto andava bene. Un grazie, doveroso, a Danilo Toninelli che ha sempre dato il massimo per la ricostruzione del Ponte. Adesso pensiamo a fare giustizia per le famiglie delle 43 vittime”, ha scritto in una nota il ministro degli esteri Luigi Di Maio.
“Fin da quel drammatico 14 agosto di due anni fa abbiamo lavorato per ridare dignità alle vittime, ai loro familiari e per far rinascere Genova. Noi soli, contro tutti. Andiamo avanti, la strada è quella giusta. Ora c’è da combattere la battaglia più importante”, ha aggiunto su twitter il capo politico M5S Vito Crimi.
Soddisfazione anche da parte del premier Giuseppe Conte. “Ci conforta che la Corte costituzionale abbia confermato la piena legittimitá costituzionale della soluzione normativa che venne a suo tempo elaborata dal governo”, ha detto il presidente del consiglio apprendendo, mentre era in visita con Pedro Sanchez al museo Reina Sofia, la notizia della sentenza della Consulta sul decreto Genova.
“Io sono stato molto chiaro, ho detto che questo dossier va chiuso. Io ho già detto ai ministri più direttamente competenti che mi aspetto di chiudere ad horas o comunque a fine settimana. Dobbiamo evitare una situazione paradossale, dobbiamo chiarire questo passaggio”.
“Finché il concessionario è Autostrade il ponte non può che essere automaticamente gestito da Autostrade”, sottolinea ancora Conte ribadendo la volontà di chiudere il dossier “entro qualche giorno” ha concluso il premier Conte.
“La sentenza della consulta sottolinea che il Movimento 5 Stelle aveva ragione. Abbiamo fatto bene (soli, contro tutti) a non permettere ad Aspi di ricostruire il ponte condannandoli a pagare l’intera cifra. E’ una lotta durissima e siamo i soli ad essersi costituiti parte civile in questo processo, il che la dice lunga sulla buona fede di chi ci attacca in queste ore, forse facendo salire la tensione aspettandosi ben altro verdetto, per poi massacrarci. Peccato, festa rovinata”, scrive su Facebook la senatrice del Movimento 5 Stelle Elena Botto.
“I problemi sulle autostrade liguri sono gravissimi, mettono in pericolo la vita di chi le percorre e mai nessuno prima di noi si è battuto per revocare le concessioni ma anzi, i concessionari hanno anche finanziato i partiti. Noi no. Siamo sempre il Movimento 5 Stelle, non prendiamo soldi da autostrade. Chi in queste ore sfrutta la legittima rabbia dei cittadini per le lunghe ed estenuanti code dovute a verifiche non rimandabili lo fa da irresponsabile. Mai la Regione si è preoccupata della sicurezza delle nostre autostrade, mai si sono messi a fianco dei cittadini per proteggerli. I risultati della politica amica delle lobby sono purtroppo sotto gli occhi ancora lacrimanti di tutti noi. Finché ci saremo noi al governo la tutela dei cittadini sarà al primo posto. Di questo potete starne certi”.
Sullo sfondo la voce dei parenti delle vittime: “Tecnicamente non era possibile affidarlo ad altri. Noi crediamo che adesso bisogna far partire questo ponte, ma poi si faccia partire la revoca”. Quella emersa oggi, al di là dello scontro politico “deve essere una soluzione pro tempore, secondo noi – continua – certo, dal punto di vista emotivo è stata una notizia dolorosa, ma dobbiamo ricordarci dell’obiettivo finale, che è quello di revocare la concessione a questa azienda per tutto quello che ha fatto e non ha fatto in questi anni”.
Il dibattito politico di questi giorni, incendiato nelle ultime ore, non interessa: “Non ci piacciono le strumentalizzazioni politiche, anche perché questa non deve diventare una questione politica. La concessione deve essere revocata perché è caduto un ponte. Anche quello che sentiamo in questi giorni sulle responsabilità di chi doveva controllare Aspi ci sembrano fuorvianti: non esiste che se uno non controlla, allora si può fare, o meglio, si può non fare quello si vuole”. Quindi procedere con la revoca, senza se e senza ma: “Non dimenticandoci di trovare chi ha firmato e confermato i contratti di concessione. Facciamo pagare a loro le eventuali penali. Chi sbaglia paga”.
“Autostrade per l’Italia, nel corso di questi due anni, ha supportato in ogni modo la realizzazione del nuovo viadotto sul Polcevera facendosi carico della totalità delle spese di demolizione e costruzione. Le risorse complessivamente erogate per Genova, sotto forme di indennizzi e sostegno a cittadini e imprese, sono pari a circa 600 milioni di euro” ha affermato in una nota Aspi dopo la conferma che sarà la società stessa a gestire il nuovo ponte di Genova, anche se tutto dipenderà dalla decisione del Governo sulla revoca della concessione.
Dallo scorso gennaio, si legge, “Aspi sta lavorando con i rappresentanti del commissario Bucci per facilitare l’entrata in esercizio del nuovo viadotto a Genova (lungo 1,1 km e situato esattamente tra due rami autostradali gestiti dalla società) di cui è urgente prendere in carico al più presto complessi aspetti infrastrutturali e viabilistici. Il dicastero concedente è sempre stato informato degli avanzamenti del tavolo”.
Ma c’è di più. Autostrade afferma che “ad oggi non ha mai ricevuto alcun riscontro formale alle proposte inviate all’esecutivo – definite sulla base delle continue interlocuzioni avute – per la definizione del contenzioso sul ponte Morandi, né mai alcuna proposta formale è stata formulata dall’esecutivo stesso”.
Poi la società difende il proprio operato negli ultimi due anni. “Autostrade ha realizzato un profondo e radicale cambiamento del suo management e di tutti i suoi processi aziendali – prosegue il comunicato -. Entro il 2023 la società investirà 2 miliardi di euro in spese di manutenzione e cura della rete, di cui 550 milioni di euro nel solo 2020. Ad oggi sono attivi oltre 300 cantieri di manutenzione sulla rete nazionale. Attività possibili grazie al finanziamento di 900 milioni di euro messo a disposizione dalla capogruppo ruppo Atlantia, poiché lo scorso gennaio Aspi, a causa dell’art. 35 del DL Milleproroghe, ha subito un downgrade del proprio rating a livello spazzatura che ha bloccato di fatto l’accesso al credito della società”.
Continua l’azienda: “Il piano di trasformazione di Autostrade per l’Italia prevede una spesa complessiva di 7,5 miliardi di euro tra investimenti e manutenzioni e l’assunzione di 1.000 nuovi ingegneri e tecnici nei prossimi 3 anni. E’ stato inoltre radicalmente cambiato il sistema di monitoraggio dei 1943 ponti e viadotti, affidati a primarie società esterne, ed è in corso un approfondito assessment delle 587 gallerie presenti sulla rete. Sono stati portati a compimento nuovi rilevanti investimenti, come ad esempio la galleria Santa Lucia di Barberino del Mugello sulla A1, uno dei più grandi tunnel d’Europa, del valore di 1 miliardo di euro”.
Autostrade ricorda che “del programma di investimenti di 14,5 miliardi di euro, Aspi ha definito e presentato al Mit progetti di sviluppo della rete immediatamente esecutivi per 7,4 miliardi di euro (tra cui la Gronda di Genova, che necessita semplicemente dello sblocco del progetto esecutivo), di cui attende il via libera da oltre 20 mesi. Tali investimenti, qualora sbloccati, potrebbero svolgere un ruolo rilevante sul sistema produttivo, soprattutto in questa fase di contrazione del Pil nazionale.