Liguria. I danni da animali selvatici diventano un database regionale con filmati e video che raccontano cosa sta succedendo agli agricoltori liguri. L’idea è stata messa a punto da Cia Liguria per dare una soluzione al problema degli ungulati e dei danni che gli animali selvatici creano a colture e infrastrutture pubbliche delle aree rurali. Con una mail specifica (dannidaselvatici@gmail.com) e un numero WhatsApp dedicato ( 324 628 9489), tutti potranno da oggi denunciare cosa sta accadendo in Liguria.
“Il tema della presenza invasiva e pervasiva dei selvatici non è più tema confinato al solo ambito agricolo o delle aree rurali – sottolinea Aldo Alberto, presidente di Cia Liguria – Si tratta di un fenomeno di mancato governo del territorio che interessa sempre di più anche le aree urbane, con problemi gravi per l’attività agricola e ormai rischi concreti per la circolazione dei mezzi e delle persone”.
“Abbiamo tenuto costantemente alta l’attenzione sul problema ma oggi rischiamo che venga dato ormai scontato, come tanti altri. Invece rappresenta un vero e proprio rischio di sopravvivenza per tutte le comunità dell’entroterra – continua Alberto – Gli incontri e i dibattiti non bastano più. Questo database lo andremo a costruire con la collaborazione di tutti coloro che nell’entroterra vivono e lavorano. E sarà la base delle nostre prossime denunce a tutti i livelli”.
“In questi anni Cia Liguria ha coinvolto costantemente i sindaci delle aree interne condividendo con loro la denuncia della situazione – fa sapere il presidente – Ha posto al centro della propria iniziativa nazionale ‘Il Paese che vogliamo’ la modifica della legge sulla caccia, presentata a tutte le amministrazioni regionali e depositata in Parlamento. Ha proposto soluzioni a difesa delle colture chiedendo l’ istituzione di forme di sostegno per dotare le aziende e i produttori di strumenti di prevenzione del danno e di tutela delle colture in atto”.
“Qualche piccolo passo in avanti è stato fatto, come la possibilità di abbattimento degli ungulati colti a danneggiare il terreno dell’agricoltore – conclude Aldo Alberto – Ma i numeri sono impietosi, in particolare quelli riferiti ai cinghiali, con percentuali di cattura che non arrivano al 50% del contingente abbattibile, a sua volta pari solo al 90% dei capi stimati. La gestione e il controllo non possono essere delegati esclusivamente all’attività venatoria, che va semplificata, ma che è complementare al tema del controllo che deve essere garantito attraverso strutture e figure pubbliche”.
“A queste strutture pubbliche nelle prossime settimane faremo avere il nostro database creato insieme ad agricoltori, cittadini, amministratori locali. Chiediamo un progetto serio per le aree interne. Foto e video ci aiuteranno a combattere, prima dei selvatici, l’immobilismo della politica”.