Calcio

Il miracolo di Musa Juwara: dal centro profughi a San Siro

Lo speciale del Ct Vaniglia

Musa Juwara

Con i suoi diciotto anni, appena compiuti, domenica 5 luglio ha segnato col Bologna alla Scala del calcio. Una storia fatta di sogni che diventano realtà. Questa la storia di Musa Juwara (26 dicembre 2001 quindi quasi un 2002). Quattro anni fa l’arrivo dal Gambia in Italia su un barcone, precisamente il 10 giugno 2016. Domenica ha messo in crisi l’intero reparto difensivo dell’Inter segnando l’1-1 che ha dato il là ai rossoblù per la rimonta e la conclusiva vittoria per 2-1.

Il tutto alla Scala del calcio, a San Siro. Musa Juwara non credeva nemmeno di entrare. Un sinistro potente e preciso che gli ha permesso di segnare il suo primo gol in Serie A. Mihajlovic ha creduto in lui ed è stato ampiamente ripagato. “È il mio primo gol in A. Ringrazio il mister che mi ha fatto giocare contro l’Inter – ha detto Juwara –. Sto lavorando bene in allenamento, ma non pensavo sarei entrato. È un grande sogno, lo ricorderò per tutta la vita”.

Ecco le sue origini. Arrivato assieme ad altri 535 profughi a Messina il 10 giugno 2016, Juwara all’epoca ha 14 anni. Minore non accompagnato, viene portato in un centro di accoglienza nella provincia di Potenza. È lì che il ragazzo viene adottato da Vitantonio Suma, allenatore della Virtus Avigliano. È quello il momento in cui avviene la svolta. Musa frequenta la scuola, ma anche i campi da calcio.Non passa molto tempo e il Chievo Verona lo nota. Nel 2018 Juwara entra nella squadra gialloblù ed esordisce in Serie A appena un anno più tardi. Il 2019 vede la retrocessione del Chievo Verona, ma Mihajlovic teneva d’occhio già da tempo il talento del Gambia e lo porta a Bologna. Comincia nella Primavera, ma sempre più spesso viene convocato in prima squadra, fino a quando mister Mihajlovic decide di mandarlo in campo.

A San Siro contro l’Inter certamente non gli è toccata una partita semplice. Ma Musa Juwara si è fatto trovare pronto, con l’emozione e l’entusiasmo dei suoi 18 anni. E con il The Guardian che lo ha inserito tra i giocatori più talentuosi della sua generazione.Personalmente mi ricordo bene quando nel 2017 l’attaccante finì nel mirino del Chievo Verona (società a cui sono legato da tempo da stretti rapporti collaborativi) che dopo tutta una serie di problemi legati al tesseramento riuscì finalmente ad aggregare il ragazzo alla Primavera. La prima convocazione con i gialloblu arrivò a fine 2018, pochi mesi prima del prestito (richiesto da Bava, che non ha voluto esercitare il diritto di prelazione: con 500 mila euro l’avrebbe penso portato al Filadelfia) al Torino Primavera per il Torneo di Viareggio.

La squadra di Coppitelli era priva di Millico, del capitano Ferigra a causa di problemi fisici e anche di Rauti convocato per lo stage dell’Italia Under 19. Dopo la parentesi granata con 3 gol in 3 partite (lo vidi segnare una doppietta contro il Tbilisi), il ritorno a casa e l’esordio tra i professionisti nel match di maggio 2019 contro il Frosinone.

Per tanti è stata una stupefacente sorpresa, per me una conferma che le qualità che aveva messo in mostra giocando sotto leva con i veneti e soprattutto sbaragliando il fronte alla Viareggio Cup, facevano intravvedere un futuro ricco di successo.

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