Per un pensiero altro

Finalmente amore e bellezza

"Per un Pensiero Altro" è la rubrica filosofica di IVG: ogni mercoledì, partendo da frasi e citazioni, tracce per "itinerari alternativi"

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“E come ebbe tagliati i genitali con l’adamante/ li gettò dalla terra nel mare molto agitato,/e furono portati al largo, per molto tempo; attorno bianca/ la spuma dall’immortale membro sortì, e da essa una figlia/nacque” Siamo così arrivati nella nostra “lettura altra” ai versi 188 – 192 della Teogonia esiodea. Come è evidente la narrazione delle origini nella cultura greca, una cultura con le radici ben profonde nella realtà, non cerca più o meno consapevoli autoinganni, non immagina generazioni frutto di un concepimento asettico, mistico, spirituale, piuttosto rappresenta nel divino quello che è dell’umano. Non parlerei né di antropomorfizzazione del trascendentale né di divinizzazione dell’umano, piuttosto di una prospettiva panteistica che colloca la consapevolezza e l’intelligenza dell’uomo nel cuore della volontà di comprendere, senza censure, ben consapevole della conflittualità perenne del divenire e dell’essere: ma andiamo per gradi.

Seppure in forma delicatamente poetica, appare chiara la descrizione dell’estrema eiaculazione di Urano. Se dal sangue, conseguenza della violenza dettata dalla sete di potere del giovane Crono e dall’arguta regia di Gaia, nacquero esseri violenti; dal desiderio di passione espresso dall’erezione di Urano si generarono amore e bellezza. Certo, non va dimenticato il comportamento di Urano, palesemente egoista ed ego-riferito, un agire che manifesta la sua naturale propensione alla ricerca del piacere oltre che del potere. È in questa logica che l’innaturale e perverso bisogno di potere viene punito con la definitiva impotenza, è da allora, infatti, che il cielo stellato non scende più sulla terra, a che pro? Si limita a ricordarle e rimpiangere tanto piacere condiviso donandole piogge e rugiade notturne! Ma la naturale propensione al piacere si traduce in ben altro: l’estremo orgasmo di Urano unito all’acqua del mare, forse più ospitale e meno severa di Gaia, regala al mondo Afrodite, la dea della bellezza, del desiderio e dell’amore. Mi sembra interessante sottolineare che, nel suo uscire meravigliosa dalle acque per camminare sulle rive di Citera, Afrodite generò ad ogni passo il verzicare di erbe e fiori. Mi sembra abbastanza evidente il riferimento alla vita che proviene dal mare. Va fatto notare, a mio avviso, che fino a questo momento non si è fatto cenno a piante, animali o uomini, si deve attendere il passo delicato di Afrodite per osservare le prime forme di vita sulla terra con la comparsa anche di due divinità che sempre accompagnano la dea Afrogenea, nata dalla spuma, si tratta di Eros e Desiderio. Ma questo Eros non è il dio di cui abbiamo parlato, non è passione sconvolgente e a-razionale, ma il molto più umano “io ti amo”. Personalmente avrei molto da aggiungere al riguardo ma mi vedo costretto, per tempi spazi e contestualità, a rinviare ad un altro appuntamento tale argomentare.

Numerosi sono gli aspetti del mito filommedeo che stiamo analizzando che si prestano a interessanti osservazioni filosofiche, per esempio i suoi compagni di viaggio, Peito ( persuasione ), Potos ( desiderio ) e Himeros ( brama ); oppure le sue numerose relazioni, con Hefesto, con Anchise, un umano da cui ebbe Enea, ancor più interessante quella inevitabile con Dioniso, il dio del sesso e delle orge, dal quale, sembrerebbe ingannevolmente contraddittorio, nacque Imene, ma voglio concludere questa serie di incontri sul mito con la storia d’amore tra Afrodite ed Ares. Come è noto Ares è il dio della guerra, quello che i romani chiamavano Marte, un po’ l’antesignano del machismo attuale, era più o meno inevitabile che prima o poi i due dovessero flirtare, ma quello che mi piace raccontare è del figlio che nacque dalla loro unione: ancora una volta Eros. Certo, l’attento lettore avrà registrato che Eros compare già come forza primigenia, torna come accompagnatore di Afrodite ed ora come figlio, ma le incongruenze spazio-temporali della narrazione del mito greco sono legate all’intrecciarsi delle differenti epoche e provenienze dello stesso, in ogni caso tali aspetti non sono oggetto della nostra riflessione. Ciò che preferisco analizzare è la delicatezza e la prospettiva nella quale si sviluppa tale mito. Bene: si narra che il piccolo Eros fosse bellissimo, sano e felice, la madre ne era ovviamente orgogliosa e ne aveva grande ed amorevole cura, eppure il piccolo non cresceva. Non potendo ricorrere a psicologi e professori di fama, la madre preoccupata decise di rivolgersi ad Hera, la compagna di Zeus, che oltre ad essere una moglie gelosa, era soprattutto una madre capace e saggia, una diversa versione racconta che l’interlocutrice terapeuta di Afrodite fosse Temi, dea dell’ordine e della giustizia. Aldilà dei protagonisti della vicenda, non è un caso se non venne ipotizzata la sindrome di Peter Pan o se non si stigmatizzò l’eterno bambino che è il maschio, molto più acutamente si suggerì ad Afrodite di mettere al mondo un secondo bambino e di chiamarlo Anteros.

È importante precisare che Anteros non significa antitesi dell’amore, il nuovo nato non è “chi non ama”, al contrario, Anteros significa “amore corrisposto”. È evidente che da quel momento i due bimbi presero a crescere regalandosi reciprocamente ragioni per farlo. Insomma, solo l’amore corrisposto può crescere, in caso contrario la sua iniziale fragilità porterà prima o poi ad inaridirlo. Cosa ci insegna il mito di Eros ed Anteros? Chi sa amare e desiderare e regalare la propria passione non ha la garanzia dantesca di essere corrisposto (amor che nullo amato amar perdona), ma per certo sta vivendo, è al centro della propria esistenza intesa come groviglio di emozioni. Chi non ama, chi non sa corrispondere, sempre che possa mai davvero farlo senza limiti e censure in una diversa circostanza, non è felice, anzi, la sua malinconia spesso diviene rabbia, frustrazione e, nei casi più tristi, bisogno di punire chi sa sorridere alla vita. Solo un’ultima notazione in chiusura: troppo spesso si confonde l’amore con l’unione della coppia, l’amore è altro, è un sentimento libero, non soggetto a regole preconcette o ai giudizi dei “superflui”, per dirla con Nietzsche, ed è una forza anarchica che sa dire si alla vita, non solo Ich – Du ma anche e, forse, soprattutto Ich – Es, per ricorrere, adattandolo alla circostanza, al pensiero di Martin Buber, non solo il mio rapporto con te, ma il mio rapporto con l’altro che è la manifestazione in me dell’essere. Se sai amarlo l’essere sarà amore in te e forse Afrodite ce lo sta sussurrando già dal suo primo incedere sulle coste della sua isola.

Per un Pensiero Altro è la rubrica filosofica di IVG, a cura di Ferruccio Masci, in uscita ogni mercoledì.
Perchè non provare a consentirsi un “altro” punto di vista? Senza nessuna pretesa di sistematicità, ma con la massima onestà intellettuale, il curatore, che da sempre ricerca la libertà di pensiero, ogni settimana propone al lettore, partendo da frasi di autori e filosofi, “tracce per itinerari alternativi”. Per quanto sia possibile a chiunque, in quanto figlio del proprio pensiero.
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