Da non perdere

Da Savona in Val Maira per osservare la giovane cometa Neowise

All'imbrunire, sotto il Gran Carro, a circa 20 gradi sull’orizzonte

La cometa Neowise sta facendo bella mostra di sé nel cielo di questa calda estate. La si può osservare anche ad occhio nudo a nord nord-ovest, sotto il Gran Carro, a circa 20 gradi sull’orizzonte, la sera appena fa buio.

Il Gruppo Astrofili Savonesi non poteva farsi sfuggire una così ghiotta occasione per festeggiare degnamente i suoi quarant’anni di spedizioni estive in alta quota, sulle Alpi cuneesi, là dove i cieli sono bui e liberi da inquinamenti luminosi.

Il sito del Campo Estivo Astronomico è sempre lo stesso dal 1980, non troppo lontano da Savona, il posto ideale per apertura di orizzonte e per la qualità del cielo: un pianoro ai piedi del Cugn di Goria, a 2300 metri in Val Maira, nei pressi del Colle di Sampeyre.

La cometa Neowise è così chiamata perché è stata individuata dall’omonimo osservatorio robotizzato: si tratta di una cometa “robusta”, con un nucleo ghiacciato ben strutturato, che le ha permesso di sopravvivere al ravvicinato passaggio in prossimità del Sole, avvenuto il 10 luglio, durante il quale è entrata nell’orbita di Mercurio, dove le temperature raggiungono circa 800°C.

La cometa ha mostrato un nucleo molto condensato, che la renderebbe simile a una stella se non fosse per una magnifica coda immediatamente visibile a occhio nudo e spettacolare al binocolo.

Le foto, che la immortalano tra il Pelvo d’Elva e il Monviso, evidenziano anche una seconda coda, formata da gas ionizzati di colore azzurro, mentre la coda principale di colore più “caldo” è formata dalle piccole particelle solide che il nucleo perde per sublimazione.

L’orbita della cometa è sicuramente molto allungata, quasi parabolica. Data la ricchezza di elementi volatili che l’hanno resa un oggetto così luminoso e spettacolare, si ipotizza che si tratti di una cometa ancora “giovane”, che probabilmente si affaccia per la prima volta nel sistema solare interno. Ad ogni passaggio perderà un po’ di brillantezza, ma ce ne renderemo conto solo, secondo valutazioni ancora in corso,  tra 6700 anni.

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