Come è andata

Commissione d’indagine sulla gestione del Covid, il bilancio dell’attività in consiglio regionale

Oggi la discussione in consiglio regionale: il presidente della commissione Andrea Melis ha tracciato il quadro della situazione

virus coronavirus Covid

Regione. In occasione dell’adunata di questa mattina, il consiglio regionale ha tracciato il bilancio dell’attività svolta dalla “commissione speciale con funzione di inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria conseguente al contagio Covid-19”.

Il presidente Andrea Melis (Mov5Stelle) in una lunga e dettagliata relazione ha illustrato le attività svolte dalla commissione, che si è insediata il 17 giugno e si è riunita 9 volte. Il presidente, sulla scorta delle informazioni assunte nelle audizioni in commissione ha concluso: “C’è stato l’impiego di un ridotto numero di tamponi e una forte sottovalutazione dell’importanza della ‘tracciatura’ come strumento per definire e controllare i confini e l’andamento del contagio. Un forte ritardo nella predisposizione delle così dette squadre speciali (Usca o G-sat). Il modello che ha portato a concentrare l’attenzione sugli ospedali e a sottovalutare l’importanza dell’assistenza territoriale e domiciliare – ha aggiunto – ha indebolito la capacità del sistema di reagire tempestivamente alla diffusione del virus, ha congestionato l’attività ospedaliera, ha impedito di affrontare tempestivamente lo sviluppo delle complicanze nei pazienti che spesso sono stati abbandonati a se stessi nelle proprie abitazioni privi di assistenza e di un puntuale monitoraggio”.

Secondo Melis, “la gestione dell’emergenza nelle rsa ha scontato nei primi due mesi forti limiti e ritardi dovuti spesso ad indicazioni carenti e contraddittorie da parte di Alisa e in quel contesto le rsa e le strutture socio sanitarie in genere non sono state considerate parte del perimetro di attenzione della Pubblica Amministrazione benché fossero accreditate, convenzionate o comunque sottoposte per contratto al controllo pubblico. Gestori, medici e infermieri si sono dovuti attrezzare per proprio conto a resistere nella totale assenza di dpi, con tamponi che non arrivavano mai, spazi limitati per isolare i pazienti Covid e una permeabilità con l’esterno e con gli ospedali che spesso è stata causa della diffusione del virus in quelle strutture e di un numero di vittime estremamente elevato”.

Secondo il presidente “è spesso mancata una vera regia dell’emergenza e Alisa, che non è stata in grado di svolgere in modo soddisfacente la funzione di punto unificante e unitario del sistema”.

Critiche sono state espresse nel rapporto pubblico e privato: “Il decreto Cura consentiva di utilizzare strutture, attrezzature, personale privato per esigenze pubbliche e dietro rimborso. Questa facoltà non è mai stata praticata o ciò è avvenuto solo in modo insufficiente. Emblematico il caso degli screening sierologici che i laboratori privati hanno effettuato con prezzi di mercato o a prezzi calmierati ma in convenzione con altre Regioni, mentre i cittadini liguri nel momento più forte del bisogno e anche attualmente hanno dovuto acquistarli a prezzi interi di mercato senza che la Pubblica Amministrazione acquistasse e distribuisse a suo carico tali test o almeno convenisse con i privati prezzi calmierati”.

Nella sua relazione Melis ha concluso: “E’ mancato un vero coinvolgimento degli operatori nella cabina di regia della crisi tanto nella fase 1 quanto nella fase 2. Emblematico il fatto che l’Ordine dei Medici non sia mai stato coinvolto in alcuna task force e sia mancata anche una semplice consultazione. L’elevato numero di morti per Covid, l’estesa esposizione degli operatori al contagio, il numero inadeguato di tamponi, i ritardi e le incoerenze ci dicono molto su una emergenza in Liguria gestita con evidenti limiti e ci danno stimoli e materiale per evitare di ripetere errori di impostazione assolutamente da evitare qualora si verifichi una nuova insorgenza del virus nel prossimo autunno. Solo avendo chiaro cosa si è sbagliato e cosa non ha funzionato – ha concluso – si può sperare di non ripetere gli errori commessi e di attrezzare per il futuro il sistema sanitario ligure ad affrontare il peso e la violenza di una pandemia sicuramente senza precedenti”.

Paolo Ardenti (Lega Nord Liguria-Salvini) ha illustrato la relazione di minoranza sottolineando che il “Piano pandemico nazionale, su cui vengono declinati quelli regionali, non è mai stato finanziato”, e ha rilevato che nell’ultima emergenza Covid-19 il consumo di Dpi (Dispositivi di protezione individuale) è aumentato 40 volte rispetto al passato e che la sua distribuzione a livello nazionale è iniziata solo a fine marzo. Pe quanto riguarda le rsa il consigliere ha aggiunto “spiace che nella relazione di minoranza non sia stato evidenziato il supporto del sistema sanitario regionale in aiuto a questi enti, probabilmente la Liguria è stata l’unica regione a distribuire, in un momento in cui si vedevano sequestrare partite di approvvigionamenti, quindi c’è stato uno scoordinamento semmai a livello nazionale”. Rispetto agli screening Ardenti ha dichiarato: “Il tema non è stato sviluppato a fondo nelle audizioni nella commissione e la Regione è stata la prima ad avviare in tempo utile nelle rsa gli screening”.

Il consigliere ha ribadito: “Il sistema sanitario regionale è intervenuto rapidamente anche negli ospedali e nei punti sensibili sapendo anche coordinarsi con le realtà private non convenzionate presenti sul territorio”. Secondo Ardenti “non è mancata la regia a livello regionale e ogni atto prodotto da ALiSa e dalle Asl ha avuto conferma dagli atti ministeriali solo 10 o 15 giorni dopo”. Ardenti ha ribadito l’oggettività dei dati che supportano la sua relazione e ha invitato a non generare confusione nei cittadini: “Come conclusione del lavoro in commissione dovremo chiedere alla classe politica, in situazioni di emergenza, di dare spazio ad una sola voce, ai medici, ai tecnici e dare indicazioni a chi è in difficoltà senza creare confusione”.

Secondo Ardenti il dibattito nazionale si chiuderà con il Decreto Rilancio. “Nell’emergenza – ha concluso – la Regione ha saputo stravolgere gli ospedali, ma nessuno lo ha apprezzato, il sistema si è profondamente adeguato per poter rispondere meglio ai problemi che, speriamo, non si presentino nei prossimi mesi, l’emergenza è stata affrontata con serietà, tranquillità e anche con il sostegno di tutte le forze politiche”.

Alice Salvatore (ilBuonsenso) ha chiesto “l’assunzione di responsabilità all’amministrazione regionale rispetto a quello che è successo in Liguria”. Tante persone sono morte in solitudine. Il consigliere ha aggiunto: “Non c’è stata nemmeno la prontezza di dare strumenti di sollievo ai malati negli ultimi giorni di vita”. Secondo il consigliere “le squadre sul territorio (GSAT) potevano avere una funzione di supporto ma molte non hanno potuto essere operative perché mancavano i dispostivi di protezione individuale e perché in alcuni territori non sono partite o sono partire in grave ritardo rispetto a quando è iniziata l’emergenza”.

Salvatore ha rilevato che in commissione è emerso che esistevano gli strumenti e i protocolli per muoversi tempestivamente e ha citato i Piani pandemici: “Il 20 aprile avevamo domandato in Consiglio proprio su queste questioni, ma non abbiamo ricevuto risposta prima del 16 giugno quando abbiamo potuto interrogare in aula l’assessore che però non ha risposto nel merito e in modo completo rinviando alla commissione di inchiesta sul Covid”.

Secondo il consigliere la Regione non si è dotata di tutti gli strumenti necessari per affrontare l’emergenza sanitaria: “Non sappiamo ancora oggi se la Regione ha applicato o sta applicando ancora il Piano pandemico perché l’emergenza sanitaria non è finita”. Salvatore ha lamentato il mancato coordinamento regionale relativamente ai prezzi dei test sierologici da parte di laboratori privati. Il consigliere ha rilevato che alcune rsa non era strutturalmente adeguate e ha ricordato le indagini della procura della Repubblica sui decessi nelle residenze sanitarie per gli anziani.

“Un conto è il numero di dispositivi per affrontare l’epidemia – ha aggiunto – e un altro è avere in ordine le scorte per fronteggiare le emergenze eppure allora non c’erano neanche le scorte e nella commissione non c’è stato dichiarato se ora ci sono”.

Il capogruppo del M5S Fabio Tosi: “La maggioranza faccia pace con sé stessa o quantomeno cerchi di essere coerente: prima, prendendo la parola in aula, l’assessore alla sanità ha detto che, nonostante il timore di strumentalizzazione politica, si è dovuta ricredere sulla commissione d’inchiesta sulla gestione del Covid-19, plaudendo di fatto il lavoro svolto nell’ottica di fare meglio per il bene dei cittadini. Poi, al momento del voto in questo ultimo consiglio regionale della decima legislatura, la maggioranza compatta ha votato favorevolmente solo il proprio testo. Come se le criticità rilevate dalla Commissione d’inchiesta non si siano mai palesate. Incoerenti fino alla fine”.

In una nota congiunta, inoltre, PD-M5s spiegano: “La Commissione d’inchiesta sulla gestione del Covid-19 è stata fortemente voluta dall’opposizione non per fare processi, ma per stabilire punti di forza e di debolezza rispetto a quanto è successo, in modo da farne tesoro e affrontare un’eventuale ulteriore crisi con maggiore efficienza ed efficacia. Con queste premesse avremmo dovuto giungere a un testo comune, ma il centrodestra non ha voluto. Abbiamo redatto una nostra relazione, illustrata da Andrea Melis, in cui sono evidenziati i punti critici, acquisiti grazie al patrimonio di informazioni utili raccolti durante i lavori della Commissione d’inchiesta. Siamo consapevoli che il virus è sempre presente, come testimonia i vari focolai rilevati a livello internazionale, nazionale e anche locale, fra cui va citato il cluster di Savona. Occorre mantenere alta l’attenzione e adottare tutte le precauzioni possibili”.

I punti di maggiore criticità, secondo i democratici e i pentastellati liguri, sono: “L’impiego di un ridotto numero di tamponi (la Liguria è una delle peggiori in Italia sotto questo profilo) e la sottovalutazione dell’importanza della “tracciatura” come strumento per definire l’ampiezza e controllare la diffusione del contagio; un forte ritardo nella predisposizione delle così dette squadre speciali (Usca o Gsat) che ha portato alla loro presenza sul territorio praticamente ad emergenza finita. Il modello sanitario ha portato a concentrare l’attenzione sugli ospedali e a sottovalutare l’importanza dell’assistenza territoriale e domiciliare, causando una rallentamento nella reazione al virus, di fatto lasciando soli molti pazienti, che sono stati abbandonati a sé stessi; il forte ritardo della gestione dell’emergenza nelle RSA, dovuti spesso ad indicazioni carenti e contraddittorie da parte di Alisa. Fino all’individuazione del Prof. Palummeri come coordinatore dell’emergenza, Gestori, medici e infermieri si sono dovuti attrezzare per proprio conto a resistere nella totale assenza di dpi e tamponi, spazi limitati per isolare i pazienti Covid-19 e una permeabilità con l’esterno che spesso è stata causa della diffusione del virus e di un numero di vittime estremamente elevato; è spesso mancata anche una vera regia dell’emergenza e Alisa, che avrebbe dovuto assicurarla e non è stata in grado di svolgere in modo soddisfacente la funzione di punto unificante e unitario del sistema. Ciò non è accaduto e questo ha reso più difficile contenere lo sviluppo della pandemia e ha lasciato gli operatori a tutti i livelli spesso soli; il rapporto pubblico/privato. Il decreto Cura Italia consentiva di utilizzare strutture, attrezzature, personale privato per esigenze pubbliche e dietro rimborso. Questa facoltà non è mai stata praticata o ciò è avvenuto solo in modo insufficiente. Emblematico il caso il caso degli screening sierologici che i laboratori privati hanno effettuato in regime di mercato e con prezzi di mercato o a prezzi calmierati ma in convenzione con altre regioni: è mancato un vero coinvolgimento degli operatori sanitari nella cabina di regia tanto nella fase 1 quanto nella fase 2. Emblematico il fatto che l’Ordine dei Medici non sia mai stato coinvolto in alcuna task force. Il confronto avrebbe reso il governo dell’emergenza più efficace e meno autoreferenziale”.

“L’elevato numero di morti per Covid-19 – spiegano ancora nella nota – l’estesa esposizione degli operatori al contagio, il numero inadeguato di tamponi, i ritardi e le incoerenze ci dicono che in Liguria l’emergenza è stata gestita con evidenti limiti. Invitiamo fin da ora ad attrezzarsi per rafforzare la copertura vaccinale anti-influenzale, a mettere subito mano a una revisione del piano pandemico regionale per evitare di ritrovarsi impreparati se ci fosse la ripresa del virus come lo siamo stati questa vola e aumentare il numero di tamponi per vigilare sulla diffusione del virus anche in questi mesi”.

“La sfida del domani sarà l’irrobustimento della medicina territoriale: la tragedia che ha colpito la Liguria in questi mesi ci dice chiaramente che questa Giunta ha sottovalutato l’importanza della medicina di base, anche prima del Covid-19. La lezione del Covid ci dice che il modello lombardo ha fallito e l’unica strada da percorrere è quella di rafforzare la sanità pubblica abbandonando la strada delle privatizzazioni inseguite da questa Giunta regionale” concludono.

Nel pomeriggio sono state votate le tre relazioni, presentate nella seduta del mattino, da Andrea Melis, presidente della commissione, da Paolo Ardenti (Lega Nord Liguria-Salvini) e da Alice Salvatore (IlBuonsenso). Con 12 voti a favore (minoranza) e 17 contrari (maggioranza e gruppo misto) è stata respinta la relazione Melis. Con 10 voti a favore (minoranza) e 17 contrari (maggioranza e gruppo misto) è stata approvata la relazione Ardenti. Con 17 voti contrari (maggioranza e gruppo misto), 2 astenuti (Italia Viva) e 8 voti a favore è stata respinta la relazione Salvatore. Prima delle tre votazioni si è svolta la discussione generale.

Gianni Pastorino (Linea Condivisa) ha dichiarato: “La commissione è stata uno strumento straordinario che è servita per alimentare il dibattito rispetto ad un fenomeno che è stato molto più grande di noi. Questo fenomeno è stato talmente forte e inaspettato che in qualche modo, voglio pensare sia stato fatto tutto il possibile e sono certo che dagli operatori e da chi ha cercato di programmare le azioni di carattere tecnico e politico sia stato fatto tutto con il massimo sforzo possibile e in buona fede, ma qualche problema – ha aggiunto – lo abbiamo avuto. Oggi non è importante polemizzare, ma in tutta questa fase c’è stata una valutazione tecnicamente sbagliata” e ha rilevato che vanno colmate le carenze che ancora ci sono nell’assistenza sanitaria sul territorio per affrontare eventuali nuove emergenze sanitarie.

Giovanni Lunardon (Pd) ha sottolineato: “Da parte nostra non c’era intenzione di fare processi ma di fare valutazioni politiche per capire quali sono stati gli elementi di forza e verificare con chiarezza i molti punti di dedolezza della risposta sanitaria data dalla Regione”. Il consigliere ha sottolineato la necessità di una informazione completa anche nei periodi di emergenza e, “grazie alla commissione abbiamo potuto disporre di informazioni e atti che non ci erano stati comunicati durante l’emergenza”. Il consigliere, più in generale, ha lamentato la carenza ancora oggi dell’effettuazione dei tamponi. Lunardon ha lamentato che i componenti della maggioranza della commissione non abbiano condiviso la relazione del presidente della Commissione Melis e ha auspicato che la rete sanitaria ligure sia pronta ad eventuali nuove emergenze.

Claudio Muzio (FI), vicepresidente della Commissione speciale con funzione di inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria conseguente al contagio Covid-19”, ha rilevato che i lavori della Commissione sono stati organizzati in maniera corretta. Muzio ha ricordato che il Governo all’inizio dell’epidemia ha avocato a sé la distribuzione dei dispositivi di protezione individuale e, solo dopo avere verificato i propri ritardi, ha coinvolto anche le regioni. Il vicepresidente ha ricordato, inoltre, che il Piano Pandemico nazionale non era stato adeguato negli ultimi anni. “L’apporto ospedaliero regionale – ha dichiarato – è stato gigantesco, la risposta è stata eccezionale e interi reparti sono stati riconvertiti in reparti di terapia intensiva per dare risposte ai pazienti, quindi è emersa la flessibilità del sistema sanitario regionale”. Muzio ha sottolineato lo sforzo compiuto anche dalle pubbliche assistenze, dai tirocinanti, da tutto il personale sanitario e anche, pur con dei limiti, anche dalla medicina territoriale e ha concluso: “Sono sicuro che, se si manifestasse un nuovo fatto pandemico, saremo in grado di dare risposte ancora migliori”.

Marco De Ferrari (ilBuonsenso) ha rilevato che la commissione ha permesso di verificare lo stato della rete sanitaria ligure prima e durante la fase emergenziale. “E’ evidente che eravamo impreparati, e non solo a livello regionale ma anche su scala nazionale e internazionale, ma l’epidemia è stata comunque sottovalutata da troppi”. Secondo il consigliere il piano pandemico regionale non è stato applicato nella sua interezza e ha sottolineato l’importanza della prevenzione sulla scorta delle conoscneze acquisite già negli anni passati: a questo proposito il consigliere ha ricordato alcuni testi scientifici che già negli anni passati preannunciavano pandemie di grandi dimensioni di altri coronavirus simili al Covid-19. Secondo De Ferrari, dunque, ” occorrono attualizzare i piani pandemici”.

Fabio Tosi (Mov5Stelle) ha replicato ad Ardenti avanzando perplessità sul fatto che si affidi ai tecnici la gestione tecnica di nuove pandemie. Nessuno mette in dubbio quanto hanno dovuto affrontare gli operatori sanitari liguri – ha aggiunto – perché sarebbe un follia. All’inizio della pandemia siamo stati coinvolti come minoranze al massimo in 3 o 4 occasioni dalla giunta su quello che stava avvenendo. Ad un certo punto i consiglieri di minoranza sono stati messi fuori gioco sulle scelte prese dalla giunta, che certamente ne aveva le facoltà ma, come è successo in quei mesi, qualsiasi operazione o spunto per affrontare determinate situazioni, sono state cassate e, in alcuni casi, senza motivazione. La commissione è nata per questo motivo e anche dopo le richieste che noi, come gruppo, abbiamo ricevuto dai cittadini sul fatto che era stata stravolta la rete ospedaliera a causa dell’emergenza”. Un altro aspetto contestato da Tosi è stata l’operazione della nave ospedale: “Ad oggi – ha concluso – non sappiamo effettivamente quale sia stato il reale costo di questa operazione “.

Sergio Rossetti ha dichiarato: “Ci sono tante domande a cui non è stata trovata risposta”. Il consigliere ha sottolineato la situazione degli anziani ammalati di Covid nelle residenze sanitarie a casa. “Nelle rsa non è stata data – ha detto – la risposta farmaceutica che è stata fornita negli ospedali”. Il consigliere ha lamentato, inoltre, il fatto che la giunta non ha applicato appieno il decreto che prevedeva la creazione di squadre infermieristiche sul territorio per eseguire sami e visite a domicilio visite e sami.

“Perché la Liguria non ha fatto una apolitica forte e capillare sui tamponi? In un certo momento è stato detto addirittura che non erano necessari mentre un’attività massiccia permette di tracciare e inseguire il virus e isolarlo”. Rossetti ha domandato, inoltre, perché la giunta non ha coinvolto l’ordine dei medici e non ha portato in aula e in commissione alcun progetto per indicare come potranno essere eseguite le prestazioni sospese durante l’emergenza Covid.

L’assessore alla sanità Sonia Viale ha spiegato che gli organismi internazionali di controllo rispetto alla pandemia hanno dichiarato tardivamente lo stato di allarme. “Il virus – ha aggiunto – ha colto impreparata la comunità scientifica internazionale, nazionale e regionale e abbiamo lottato fin dall’inizio, mettendo sul campo l’esperienza della Lombardia, che per prima è stata travolta dall’epidemia con numeri imponenti”.

L’assessore ha spiegato che, prima di tutto, sono stati messi in sicurezza gli ospedali liguri “che mai avrebbero dovuto capitolare” e ha aggiunto: “Ci siano interrogati come assessori regionali a febbraio su quanto stava accadendo e la Liguria è stata la prima a chiedere che se ne discutesse nella Commissione salute a Roma”. Viale ha sottolineato, fra l’altro, che dal Ministero della Salute inizialmente erano stati dati giudizi negativi sull’uso dei tamponi. “E’ chiaro che si poteva fare di più ma il mio intervento serve a collocare nello spazio temporale la dinamica dell’epidemia”. L’assessore ha sottolineato che sono stati forniti alla Commissione tutti gli atti assunti dall’amministrazione regionale: “La documentazione che è agli atti dà evidenza di un grande impegno e lì possiamo vedere in trasparenza il lavoro della giunta”.

In particolare, Viale ha ricordato “la mole di lavoro che ha interessato la parte farmaceutica per evitare, tramite l’adozione della ricetta dematerializzata, gli assembramenti, e con spirito di abnegazione sono stati utilizzati tutti gli strumenti normativi messi a disposizione dallo Stato, e sarebbero necessarie ore per riassumere una pagina di storia della Regione”.

Rispetto alla trasparenza l’assessore ha spiegato che le ripetute conferenze stampa sono state un modo per informare la popolazione su quello che stava accadendo negli ospedali e sui motivi che hanno determinato alcune scelte dolorose come quella di non poter incontrare i propri cari (ricoverato in ospedale o nelle rsa, ndr). “In questi mesi – ha concluso – non ci siamo risparmiati nulla e l’impegno è stato massimo, tutto il Paese ha provato a fare il meglio”.

Il presidente della giunta Giovanni Toti ha dichiarato: “Abbiamo passato momenti difficili e ringrazio l’assessore Viale, gli uffici e tutto il mondo sanitario allargato. Migliaia di persone hanno dato il proprio contributo generoso, nessuno si è risparmiato, ma io credo, che non era il momento opportuno per costituire questa commissione”.

Toti ha spiegato: “Credo, infatti, che in questi mesi abbiamo visto qualcosa di simile ad una guerra, ed è stata una prova per la classe dirigente del Paese a tutti i livelli, una prova che nessuno si aspettava e l’abbia vissuta con una tenuta positiva del sistema paese. Credo, dunque, che ci sarà il momento dell’analisi di quanto avvenuto in Italia e a Roma e in questa regione” e ha segnalato che non è questo il momento di fare politica con contrapposizioni fra i gruppi.

“Nei momenti difficili – ha detto – nessuno discute le scelte, e gli atti di eroismo che ci sono stati anche in questa battaglia creano lo spirito complessivo che ha aiutato a vincere anche questa sfida. E impossibile – ha aggiunto – chiedere un’analisi oggettiva mentre tutto questo è ancora in corso, mentre anche gli epidemiologi si interrogano ancora su un eventuale mutamento del virus, non è il momento giusto perché il Paese deve fare l’esame di coscienza quando finalmente si può tirare il fiato”. Toti ha concluso: “Di questo sistema facciamo parte tutti e la classe dirigente dimostra di essere tale, anche da parti diverse, se sa sterilizzare il dibattito politico, rinviare la resa dei conti e fare squadra”.

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