Cairo Montenotte. Da lunedì 13 luglio all’ospedale San Giuseppe verrà attivato un ambulatorio di prima accoglienza, dove si cureranno i codici bianchi non in autopresentazione, ma dirottati dalla centrale operativa del 118. In sintesi, nell’ormai ex punto di primo intervento, aperto dalle 8 alle 20, saranno presi in carico pazienti con lievi ferite lacero contuse, contusioni oculari, problemi al catetere vescicale o punture di zecche e altri insetti. Questo quanto dichiarato ieri sera dal commissario straordinario dell’Asl 2, Paolo Cavagnaro, durante un incontro in remoto con l’assessore regionale Sonia Viale, il consigliere Paolo Ardenti, tutti i sindaci della Val Bormida e il Comitato sanitario locale.
Il primo cittadino di Cairo, Paolo Lambertini, ha chiesto più volte quando il presidio tornerà attivo sulle 24 ore giornaliere e, soprattutto, quando da ambulatorio verrà riconvertito a pronto soccorso (ciò che chiedono tutti i sindaci, che per il territorio non accettano più un punto di primo intervento, ndr), ma proprio l’assessore ha spiegato che non ci sono ancora le prerogative. Soprattutto perché mancano i medici (quelli attuali stanno per andare in pensione) e si deve attendere la procedura di assunzione (anche temporanea) dei papabili sostituti.
Intanto, tra i servizi di nuovo attivi all’ospedale di Cairo, risultano il centro prelievi, la radiologia, cardiologia, dialisi, fisiatria, medicina interna, reumatologia e pneumologia, mentre è stata annunciata l’apertura di un reparto con infermieri di comunità, per andare incontro ai bisogni dei pazienti cronici.
Ancora molta incertezza, dunque, sul futuro dell’ospedale cairese, e non sono mancate le stoccate politiche contro il Governo. Proprio la Viale, infatti, parlando dell’iter bloccato dalle vicende giudiziarie per la privatizzazione, ha lanciato uno strale contro “la legge nazionale su questa opportunità: io credo che i privati possano dare risposte esaustive alla sanità pubblica. Tutti coloro che affermano il contrario, perché non chiedono di abrogare la legge in tutta Italia? Perché in altre regioni può andare bene ma in Liguria no?”, riferendosi agli avversari politici che continuano a sostenere il servizio pubblico. Ma non è tutto. Ora il personale sanitario è su tutte le furie per le dichiarazioni che, proprio ieri sera, sono state fatte dal consigliere Paolo Ardenti.
“Siamo rimasti allibiti ed esterrefatti. Dall’alto della sua esperienza in sanità, non sapevamo fosse un medico o l’assessore competente, ha offeso i sindaci presenti dicendo ai vertici Asl di usare parole semplici perché gli amministratori potessero capire!” – rimarcano dal personale – Ha ripetuto più volte che l’ospedale di Cairo non ha mai salvato vite, che vanno potenziati quelli di Savona e Pietra Ligure perché lì si salvano le vite, non da noi. Accuse infamanti e denigratorie nei confronti di chi ha sempre lavorato e fatto del suo meglio, di vite a Cairo ne abbiamo salvate tantissime e non siamo mai andati a scriverlo sugli striscioni, è il nostro lavoro! Siamo d’accordo sul potenziamento di Savona e Pietra, ma non a discapito di Cairo. Le scuse non ci bastano, prima di parlare bisogna sapere quello che si dice ed avere delle competenze, non accettiamo nel modo più assoluto lo sproloquio diffamatorio di chi non ha neanche idea di cosa voglia dire salvare una vita”, concludono.