Savona. Alle decine di animali selvatici in difficoltà soccorsi in questa stagione dai volontari della protezione animali, ogni giorno, si aggiungono altri soggetti feriti da ami e lenze abbandonati o perduti dai pescatori.
“E’ toccato a un marangone a Savona, a cui una lenza ha stritolata un’ala fino a farla cadere – spiegano dall’Enpa – L’animale è stato visto solo dopo diversi giorni dall’incidente e quando i volontari sono riusciti a recuperarlo ormai era moribondo ed è morto poco dopo”.
“Un po’ meglio è andata ad un giovane gabbiano reale, con un amo artificiale conficcato sotto l’ala, che i volontari Enpa hanno recuperato su un spiaggia tra Varazze e Cogoleto. L’uncino è stato estratto ed ora il volatile sta lentamente guarendo” affermano dalla protezione animali savonese.
“La pesca sportiva è un’attività svolta in Liguria, come nel resto del paese, da migliaia di persone che pescano, pertanto, migliaia di animali ogni giorno, in un mare sempre più povero a causa dell’inquinamento, della plastica e della pesca professionale. Non è giusto che, in una situazione tanto degradata sia anche permesso pescare per divertimento, con l’assurdo limite di ben cinque chilogrammi al giorno di prede – commentano dall’Enpa – ed è vergognoso che ami e lenze siano abbandonati sulle spiagge o in mare, con pericoli non solo per gli animali ma anche per le persone”.
Sono stati oltre tremila gli animali selvatici recuperati l’anno scorso dai volontari della protezione animali savonese: “Un’attività faticosissima ed impegnativa, svolta da pochissimi addetti e volontari, che non possono contare né sulla collaborazione di tanti animalisti ‘a parole’ né su un sufficiente aiuto della Regione Liguria – ci tengono a dire dall’associazione savonese – Questa, che per legge dovrebbe organizzare i recuperi, si limita ad erogare un contributo: ogni anno più ridotto malgrado l’enorme incremento degli animali soccorsi, che nel 2019 ha coperto meno del 30% delle spese vive sostenute dall’Enpa savonese”.
Infine, l’Enpa lancia l’allarme: “In queste condizioni l’associazione rischia di dover sospendere l’attività di recupero perché non riuscirà più a pagare veterinari, medicinali, mangimi, benzinai (1.200 euro nel solo mese di giugno) e manutenzione delle strutture di ricovero”.