Alassio. Destinare una parte dell’imposta di soggiorno, circa 30 mila euro, nel ripascimento “protetto” da una barriera di geotubi. E’ questa la proposta che il presidente dell’Associazione Bagni Marini (Sib) Emanuele Schivo, il presidente dell’Associazione Albergatori (Upa) Stefania Piccardo, il presidente di “Un Mare di Shopping” (Confcommercio) Loredana Polli, il presidente di AssoRistoBar Carlo Maria Balzola (Fipe), il presidente di Associazione Immobiliare Alassio Maurizio Esposito hanno rivolto all’amministrazione comunale alassina per cercare di risolvere (almeno in parte) il grave problema dell’erosione delle spiagge del litorale alassino.
Lo scorso 30 giugno presso la ex chiesa Anglicana si è tenuta una riunione del Tavolo del Turismo, convocata su richiesta dell’Associazione Bagni Marini: argomento principale era prorpio “la possibilità di finanziare la progettazione di un’opera di difesa adibita alla protezione dell’abitato e alla conservazione del litorale sabbioso, compromesso dalle forti mareggiate”. L’opera di difesa in esame è il “doppio geotubo posizionato su tappeto antiaffondamento” così come posizionato con successo nel 2011 e nel 2013 nelle rispettive vicine spiagge di Cannes e di Setè.
“L’opera era stata presentata nell’inverno, a tutte le categorie, in un incontro ufficiale organizzato dall’Associazione Bagni Marini nel quale lo studio di ingegneria che aveva realizzato la progettazione nelle spiagge di cui sopra aveva esaustivamente illustrato la bontà dell’opera. Se in un primo momento si era valutato come categorie, insieme al presidente Toti e all’amministrazione comunale, vista la non unicità di intenti, di indire una gara di idee nel mese di gennaio, ora trascorsi 6 mesi da quella decisione si ritiene, visto che non si è dato corso alla gara, di adoperarsi direttamente per quella che viene ritenata l’opera migliore”.
Durante la riunione del Tavolo si sono fatte diverse valutazioni. In primis sono state riesaminate le parole che, in occasione dell’incontro in Regione del 21 gennaio, aveva pronunciato il dottor Cavallo a proposito dell’ecosistema costiero: l’esperto aveva sostenuto che la definitiva salvezza del litorale si sarebbe concretizzata con un ripascimento strutturale di circa 350.000 metri cubi di sabbia prelevati in altro sito ed eseguito in un singolo intervento. “Da quanto emerge però dallo studio effettuato sulla cava di sabbia presente in zona Porto-Isola (ipotizzata come bacino idoneo a soddisfare la quantità dei 350.000 metri cubi) questa risulta essere, da notizie ufficiose dateci dai tecnici incaricati della verifica, non idonea al prelievo e al suo utilizzo poiché troppo fine, ma risulterebbe esserci un quantitativo utilizzabile di materiale in zona Cappelletta per quantitativi però di molto inferiori alle quantità necessarie ipotizzate dal tecnico regionale”.
“Inoltre, per motivazioni tecniche ed economiche risulterebbe comunque impossibile eseguire il ripascimento strutturale nella sua quantità totale richiesta , ma dovrebbe essere eseguito in quantità minori e in più tempi rischiando di compromettere la riuscita dell’intervento di difesa dell’abitato finanziato dalla protezione civile. Si è considerato in oltre il maggiore impatto che il cambiamento climatico sta avendo in relazione alle mareggiate degli ultimi anni e all’innalzamento del livello del mare. Negli ultimi due anni la boa situata a Capo Mele ha registrato valori di molto superiori alla media toccando, nella mareggiata del 29 ottobre 2018 i 10,6 metri di altezza massima”.
“Queste mareggiate di enorme proporzione generano una risacca che spinge la sabbia a centinaia di metri dalla costa in zone probabilmente da dove risulta impossibile tornare per via di una differente inclinazione. Lo certifica la misurazione effettuata sul fondale in fase di ricerca delle sabbie che evidenzia la mancanza di una berma sabbiosa in prossimità della costa Questa analisi genera enormi preoccupazioni sulla tenuta negli anni del solo ripascimento strutturale ancorchè se non effettuato come da indicazioni specificatamente delineate dal tecnico regionale”.
Per quanto riguarda poi il lato economico, la barriera “geotubi” risulta essere “quella per costi/benefici più idonea. Si ipotizza un importo complessivo pari a 5/6 milioni di euro (circa 1.500 al metro), importo completamente differente rispetto ad una barriera lapidica, ipotizzata durante la riunione, sicuramente dalla stessa efficacia più resistente , ma dal costo di circa 20 milioni”.
Alla luce di queste considerazioni, i partecipanti al Tavolo ritengono che “la modalità di difesa dell’abitato e del litorale più idonea sia la realizzazione di un primo ripascimento protetto dalla barriera geotubi”. Da qui la decisione di destinare parte dell’imposta di soggiorno a questo scopo.
La proposta non è stata sottoscritta dal presidente dell’Associazione Balneari Alassini (rappresentativo per circa il 10 per cento dei balneari Alassini) che “non condivide le considerazioni prima esposte, considerando sufficiente, su consiglio di tecnici da lui consultati, un ripascimento strutturale eseguito in 2/3 tempi pari a circa 220.000 metri cubi”.