Albenga

Tar boccia il Galeazzi, Tomatis: “Lo avevo detto, business puntato su reparti come chirurgia plastica”

Duro il sindaco: "Per i reparti che interessano al comprensorio, giudicati poco redditizi, rimarrebbero solo le briciole"

ospedale albenga

Albenga. “I reparti che interessano al nostro territorio sono reparti poco produttivi, attraverso i quali un privato sa di non poter fare utili sufficienti. Il tutto ‘giustificato’ da fantomatici arrivi in massa di pazienti da Piemonte e Lombardia: previsioni totalmente ed evidentemente infondate. Quanto accaduto non deve essere un episodio isolato, ma lo spartiacque che faccia finalmente comprendere l’importanza dell’ospedale pubblico e l’esigenza di investire su di esso”.

Parola del sindaco di Albenga Riccardo Tomatis, che ha così commentato le motivazioni della sentenza del Tar, che ha accolto il ricorso presentato dal Policlinico di Monza per l’assegnazione della gestione degli ospedali di Albenga e Cairo.

“Dire ‘io lo avevo detto’ spesso può risultare antipatico. Ma questa volta è andata proprio così. Le motivazioni della sentenza del Tar sulla privatizzazione degli ospedali ricalcano esattamente le tesi che ho sempre sostenuto, sin dalla campagna elettorale alle comunali. E che, alla fine, si sono drammaticamente realizzate”. 

ospedale albenga generica

In primis, si parte dal business plan presentato dall’istituto Galeazzi e le cui previsioni sono state definite dal Tar “non dimostrabili”: “Qualunque privato, – ha spiegato Tomatis, – basa il proprio business sui reparti specialistici, penso ad esempio alla chirurgia plastica, lasciando solo le ‘briciole’, per esigenze di capitolato, a reparti per noi fondamentali, ma non abbastanza redditizi. Si tratta di reparti idonei alle grandi città ma totalmente fuori contesto in una realtà come la nostra, che ha bisogno di ben altro”. 

E stando al business plan, questi reparti avrebbero dovuto portare ad Albenga pazienti anche da Piemonte e Lombardia ma non per il Tar, che ha definito le previsioni “all’evidenza sovrastimate”. Una tesi sposata anche dal primo cittadino ingauno: “Perché mai i pazienti di Torino e Milano, che possono contare in loco su strutture analoghe e riconosciute da tutti come eccellenze, dovrebbero venire ad Albenga per farsi erogare le medesime prestazioni? È una questione di logica direi anche piuttosto lampante. Per quanto di eccellenza, i reparti di Albenga non potrebbero mai attrarre il numero di pazienti stimati, nel modo più assoluto”. 

E le conclusioni del Tar, unite ai risvolti dell’emergenza Coronavirus, secondo il sindaco di Albenga possono e devono essere il trampolino di lancio per percorrere, una volta per tutte, la strada dell’ospedale pubblico: “L’emergenza Covid ha dimostrato l’importanza fondamentale degli ospedali pubblici, come quello di Albenga. Questo, unito alla sentenza del Tar, dovrebbe fugare ogni dubbio. Qualunque altro piano presentato eventualmente da privati non potrà differire di molto da quello appena bocciato. È il momento di investire sull’ospedale pubblico, attrezzando finalmente di tutto punto il Santa Maria di Misericordia”. 

E sulla “carenza di fondi” per il comparto sanità: “È innegabile che le risorse siano poche, – ha proseguito ancora il sindaco, – ma il fatto che esista una ‘coperta corta’ significa, in primis, che una coperta esiste. Dipende da te decidere come utilizzarla e cosa coprire. Questa metafora per dire che, benché i fondi siano pochi, spetta solo alla politica decidere come utilizzarli. Per trasformare l’ospedale in Covid Hospital sono stati investiti soldi, sono state fatte nuove assunzioni e questo è la prova di ciò che dico. Noi spingeremo affinché tutti i fondi possibili vengano destinati al nostro ospedale permettendogli finalmente di funzionare a pieno regime, cosa che, di fatto, non è praticamente mai avvenuta”. 

Ospedale di Albenga Coronavirus

Una situazione che, tra tagli e depotenziamenti, ha portato nel tempo alla decisione di percorrere la strada della privatizzazione, figlia di un lungo retaggio del passato: “Io non faccio distinzioni politiche. Le colpe ci sono e sono additabili ad ogni schieramento, del presente e del passato, – ha specificato Tomatis. – Ma il fatto che qualcuno in passato possa aver sbagliato, non autorizza chi c’è oggi a fare peggio. È il momento di rivedere il piano degli investimenti sanitari e colgo l’occasione per lanciare un appello a tutti i prossimi candidati alle Regionali: prendano l’impegno, in campagna elettorale, di dire chiaramente cosa vogliono fare in tema di sanità per il comprensorio albenganese e mantengano la propria posizione”. 

E ora, il Comune di Albenga è atteso da un doppio appuntamento, che potrebbe risultare fondamentale per le sorti dell’ospedale: “È stata riconvocata una commissione sanità alla quale è stata invitata Sonia Viale, assessore regionale alla sanità, per il prossimo 26 giugno. Inoltre, l’assessore incontrerà in videoconferenza il distretto sociosanitario di Albenga il prossimo 22 giugno al fine di discutere e concordare proprio il cronoprogramma per la riapertura dell’ospedale di Albenga”.

“Si è già perso troppo tempo e il rischio che non vogliamo correre è che l’ospedale venga abbandonato nelle sue funzioni più importanti. Fatto che comporterebbe una grave ricaduta sulla salute pubblica di un territorio che, soprattutto d’estate, raccoglie le utenze di numerose città a vocazione turistica e dell’intero entroterra e che è, quindi, presidio indispensabile che deve essere tutelato e potenziato nei suoi servizi”, ha concluso il sindaco di Albenga. 

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