Albenga/Cairo Montenotte. “Il business plan presentato dall’Istituto Galeazzi si fonda su una serie di previsioni la cui attendibilità non risulta dimostrata”. Così il Tar della Liguria ha motivato la propria decisione di accogliere il ricorso presentato dal Policlinico di Monza in merito al bando per l’assegnazione della gestione degli ospedali di Albenga e Cairo Montenotte. Le motivazioni della sentenza sono state pubblicate alla fine della scorsa settimana: e leggendole emerge una bocciatura clamorosa, totale e su più fronti, per la proposta del Galeazzi.
Pazienti del basso Piemonte a Cairo e Albenga? “No, Milano è più raggiungibile e attrattiva”
Nella sentenza, il Tribunale Amministrativo Regionale nota che parte dei ricavi preventivati dall’Istituto Galeazzi (cioè 4 milioni e 937 mila euro) è generata dal trasferimento in Liguria dei pazienti piemontesi che di solito si rivolgono alle strutture della Lombardia. Questi, in particolare, generano ricavi accertati per 3 milioni e 177 mila euro. Per il Tar, per raggiungere la cifra preventivata (quasi 5 milioni di euro) occorrerebbe effettuare “non solo l’integrale trasferimento dei pazienti provenienti dal basso Piemonte alle strutture di Cairo Montenotte e Albenga ma anche l’aumento dei ricavi provenienti dai pazienti piemontesi per oltre un milione e mezzo di euro”.
Inoltre “negli anni successivi al primo, il dato inserito nel business plan eguaglierebbe i ricavi provenienti dalla totalità dei pazienti piemontesi. Si tratta di previsioni all’evidenza sovrastimate, in assenza di elementi tali da lasciare supporre tale rilevantissimo incremento. E’ notorio infatti che le comunicazioni tra basso Piemonte e Liguria, in particolare dalle province di Alessandria e Asti, siano meno facili che tra quest’ultimo e Milano; metropoli che offre peraltro, evidentemente, migliori attrattive anche in favore di eventuali parenti e visitatori. Per quanto riguarda poi i pazienti provenienti dal resto del Piemonte, è sufficiente notare come esistano collegamenti rapidissimi, via treno, tra Torino e in generale il Piemonte settentrionale e Milano”.
“Da ultimo il polo milanese può contare su expertise, strutture e personale incomparabilmente più attrattivi di quelle liguri. A tal riguardo non si può omettere di considerare, da un lato, la circostanza che l’aggiudicataria dovrà assumere il personale in forza ai presidi e che, dall’altro, dovrà utilizzare le strutture materiali e mediche degli stessi. Orbene non si comprende quale tipo di incentivo potrà ‘dirottare’ i pazienti da una struttura di lunga e collaudata esperienza facilmente raggiungibile e ubicata in una metropoli di livello europeo a strutture periferiche di difficile accessibilità e dotate di strutture inevitabilmente maggiormente datate. Ne consegue che la previsione di conseguire gli introiti esposti è sbilanciata per eccesso, fondandosi sulla presunzione che fin dal primo anno tutti i pazienti del basso Piemonte che si recavano a Milano si recherebbero presso le due strutture e che, in seguito, i poli di Cairo Montenotte e Albenga assorbirebbero la totalità dei pazienti piemontesi. Tale ultima previsione appare completamente aleatoria”.
Pazienti dal resto d’Italia? “No, strutture decentrate e senza aeroporti”
“Si sarebbe potuta considerare una previsione ottimistica, per cui tutti i pazienti basso piemontesi potrebbero nel tempo trasferirsi da Milano e che almeno la metà dei pazienti piemontesi avrebbero potuto scegliere i poli liguri. Ma tale previsione avrebbe comportato l’esposizione di numeri notevolmente più bassi nell’ordine dei 3 milioni di euro il primo anno e di 4 milioni 4 milioni e mezzo in quelli successivi. L’Istituto sostiene che potrebbe ‘dirottare’ sulle strutture ospedaliere di cui si discute parte dei suoi pazienti extraregionali provenienti da altre regioni diverse dal Piemonte. Tale affermazione, peraltro del tutto indimostrata, è inattendibile sol che si consideri l’ubicazione delle strutture liguri in discorso notevolmente decentrate e poste lontano da aeroporti importanti. La possibilità che un numero consistenti di pazienti provenienti da regioni diverse dal Piemonte, ed in particolare meridionali, possa preferire i poli liguri a quelli milanesi risulta dunque, secondo la comune esperienza, completamente priva di attendibilità”.
Ricavi dai ricoveri: “Stimati 500-700 euro al giorno a persona quando la statistica è di 35”
Altro aspetto riguarda “la palese sopravvalutazione dei proventi da attività solvente” e cioè i proventi che deriverebbero dai singoli posti letto occupati dai pazienti ortopedici e non ortopedici. L’Istituto Galeazzi ha inserito nel piano un valore di 23 milioni e 731 mila euro. Secondo il Policlinico di Monza, l’Istituto “per giustificare i dati relativi all’attività solvente riguardo i ricoveri ha indicato le tariffe giornaliere in valori compresi tra 500/700 euro per l’attività non ortopedica ed in valori compresi tra 800 e 1.500 euro per l’attività ortopedica. Tali dati sarebbero del tutto imparagonabili alla propensione di spesa risultate dai dati statistici che in Liguria sarebbe intorno ai 35 euro per le attività di ricovero e 62 euro per l’attività ambulatoriale”.
Galeazzi ha sostenuto che i valori di riferimento non generano un computo totale di 23 milioni ma di 16 milioni. Ma secondo il Tar anche così “l’offerta risulta insostenibile per questa voce. Se, infatti, ai dati relativi alla spesa indicati si sommano i dati relativi alle somme medie erogate dalla compagnie di assicurazione si arriva ad un valore pari a 359 euro al giorno. Se si moltiplica il dato ottenuto (359) per il numero dei giorni e per il numero dei letti, si arriva al valore 9.172.450 euro, che resta ben al di sotto di quello indicato in offerta pari a 16 milioni di euro”.
Certo il numero di letti che potrebbero generare questo gettito potrebbero essere maggiori di quelli calcolati, ma è vero che “occorre riferirsi al numero di posti letto che sono stati indicati nell’offerta poiché è di questa che occorre valutare l’attendibilità”. E anche volendo prendere come ipotesi un incremento dell’occupazione dei posti, secondo il Tar il dato “utile” per avere quelle cifre contrasterebbe “con la percentuale di occupazione dello stesso Istituto Galeazzi, che risulta pari al 50,9 %. E’ evidente, infatti, che se nella propria struttura la aggiudicataria supera appena la percentuale del 50% di copertura dei posti letto, non si vede per quale ragione in una struttura di nuova acquisizione, dove inevitabilmente esisteranno resistenze e prassi consolidate, dovrebbero potersi conseguire i risultati di gran lunga migliori esposti nel piano economico finanziario”.
Dunque “non solo le previsioni di occupazione in percentuale dei posti letti appaiono inattendibili, ma come le percentuali di occupazione dei posti letto solventi sono completamente sfornite di qualsivoglia supporto probatorio anche di carattere indiziario”.
In sintesi, le giustificazioni fornite dall’Istituto Galeazzi consentono “di escludere l’attendibilità delle giustificazioni fornite. Il ricorso in esame ba quindi accolto, con conseguente annullamento dei provvedimenti”.