Black lives matter

Caso George Floyd, la cantante savonese Chanty: “È un fatto tragico ma il razzismo parte da noi”

"Mi sento una privilegiata perché sono italiana ma non è così per tutti"

Savona. “Ciò che sta succedendo negli Stati Uniti è tragico ma avviene anche in Europa, anzi in realtà tutto è partito da qui e chi la pelle ‘nera’ lo sente”. Anche la cantautrice savonese Chanty esprime, in un’intervista a IVG.it, il suo punto di vista in merito alle proteste di piazza negli Stati Uniti, sorte a seguito dell’uccisione per soffocamento dell’afroamericano George Floyd da parte dell’agente di polizia Derek Chauvin.

Chantal Saroldi (il suo nome all’anagrafe) è nata in Tanzania e, prima di arrivare in Italia, ha vissuto per qualche anno a Taipei. Ha studiato Canto jazz al Conservatorio di Cuneo e intrapreso una carriera professionale nel mondo della musica. Nel 2015 ha calcato il palco del Festival della Canzone italiana al Teatro Ariston di Sanremo, nella cui sezione “Nuove proposte” ha gareggiato con il brano “Ritornerai”.

“Ho molti amici afroitaliani nel milanese e torinese – spiega – Mi sento una privilegiata perché ho vissuto e sono stata accettata in spazi ‘bianchi’, però con il tempo divento sempre più consapevole del fatto che non è così per tutti, che troppo spesso bisogna arrivare ad episodi come quello di George Floyd per arrivare a discutere di questi temi e che è un peccato che proteste così grandi non siano state fatte in Italia per i migranti morti in mare”.

Comunque “in generale c’è un movimento d’opinione che spinge per la multiculturalità, che è necessaria – dice Chantal – Anche soltanto a Savona, ad esempio in ambito musicale, si organizzano tante occasioni di eventi con i migranti, come quelli di Raindogs e delle Officine Solimano. Il nostro Paese ha dato una risposta decisa in tutti i campi, in particolare quello musicale. Del resto la base del jazz, blues e del rock and roll viene dalla cultura nera: chi fa apprezzamenti nei confronti della ‘black music’ ma poi non dice nulla su questi episodi è meglio che ascolti altro e si faccia un esame di coscienza”.

Secondo Chanty il problema di fondo è che il razzismo è istituzionalizzato: “La nostra società è fondata su strutture che non danno le stesse possibilità alle persone, quando invece tutti abbiamo i medesimi diritti, come l’accesso all’educazione e al lavoro. Dirsi antirazzisti non è sufficiente, bisogna smettere di difendere il nostro orticello ed essere contro il razzismo nella vita di tutti i giorni”.

“Parlando con altri afroitaliani ho notato un comune denominatore: la fatica continua di dimostrare il proprio valore, di lavorare il doppio per arrivare a qualcosa e andare contro gli stereotipi, che servono solo a giustificare manovre sociali, politiche ed economiche completamente sbagliate – conclude l’artista savonese – Quando certe forze politiche portano avanti delle campagne contro l’immigrazione dicendo ‘non è razzismo, è difesa della nazione’ ci dimentichiamo che le persone di origini africane contribuiscono già molto alla nostra cultura”.

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