Botta e risposta

Cairo, gli otto comuni definiti “telecomandati” fanno chiarezza sulle loro intenzioni

"Una sterile polemica mediatica, ci auguriamo solo di confrontarci nelle sedi istituzionali"

ospedale cairo

Plodio. Sindaci divisi sull’apertura dell’ospedale di Cairo? Sembra di no, ma la confusione è emersa dopo la richiesta della convocazione del distretto socio sanitario delle Bormide, sottoscritta dai Comuni di Altare, Bardineto, Carcare, Cosseria, Millesimo, Murialdo, Plodio (promotore dell’iniziativa) e Roccavignale (in cui si chiedevano anche garanzie sul San Giuseppe) e la risposta di altri dieci sindaci, guidati da Paolo Lambertini, che metteva come “paletto” il primo luglio per la riattivazione del servizio.

Ora dal primo gruppo di enti locali valbormidese arriva un chiarimento. “Ci ha veramente sorpresi che la nostra richiesta abbia generato una reazione un po’ nervosa da parte di alcuni – scrivono Roberto Briano, Franca Mattiauda, Christian De Vecchi, Roberto Molinaro, Aldo Picalli, Giacomo Pronzalino, Gabriele Badano e Amedeo Fracchia, sindaci dei Comuni citati – Cogliamo comunque il fatto che anche le polemiche proposte sugli organi di informazione abbiano il merito di proporre ai valbormidesi le problematiche in questione. Detto ciò, il documento cui fa riferimento il sindaco di Cairo è giunto dopo il nostro tam tam telefonico; fino ad allora ci eravamo confrontati con i cittadini, il personale dell’ospedale e il Comitato sanitario, tutti preoccupati per la situazione, è così è scaturita la nostra richiesta”.

E proseguono: “Ci auguriamo che si sia trattato di una semplice ‘dimenticanza’, e non vogliamo pensare ai ‘telecomandi’, evocati invece da altri, che potrebbero aver fatto ritardare l’invio delle comunicazioni anche a noi. Siamo felici del fatto che le istanze comuni siano state recepite dalla Regione Liguria, seppur a fronte di una sterile polemica tra sindaci dello stesso territorio. Ciò conferma che non siamo mossi da contrapposizioni politiche ma lottiamo tutti per salvaguardare i servizi. Speriamo di riportare in una sede istituzionale il confronto che, per noi, deve portare alla rivendicazione di un pronto soccorso e non di un punto di primo intervento. Non chiedevamo date perentorie, ma un termine entro il quale, la nostra valle, potrà di nuovo essere assistita a dovere. Oltre all’ospedale, infatti, ci sono problematiche quali la chiusura di servizi territoriali e l’organizzazione delle Pubbliche assistenze, temi su cui i sindaci dovrebbero fare fronte comune”, concludono gli otto primi cittadini.

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