Albenga. Che l’arte riesca a sviluppare il benessere psicologico sia nei bambini che negli adulti è risaputo, ma che l’arte possa essere utilizzata come terapia per curare lo spirito e il corpo anche negli ospedali del savonese e di tutta la Liguria sembra ancora una realtà poco impiegata, se non sconosciuta.
A raccontarcelo è Carla Paura, arteterapeuta albenganese, laureata all’accademia di Belle Arti di Brera al corso di Terapeutica artistica dove ha appreso l’approccio di supporto e cura per disabili, ragazzi con disturbi psichiatrici, donne in gravidanza e anziani con Alzheimer.
“Durante i miei anni di studio ho avvertito la necessità di cambiare modo di considerare l’arte. Essa non è solamente qualcosa che si osserva in un museo, bensì ha funzioni terapeutiche. È in grado di aiutare il prossimo se organizzata in un vero e proprio percorso pensato ad hoc per l’utente interessato” spiega Paura.
“L’arteterapia ha infatti importanti funzioni abilitative e riabilitative sia per quanto concerne la sfera fisica che psicologica delle persone – riprende l’esperta – E’ un approccio di cura che permette a chiunque di avere un supporto e lenire i propri disturbi. Realizzare progetti artistici individuali o in collettività per i pazienti significa affrontare situazioni spiacevoli aprendosi e confidando le proprie emozioni a persone che condividono gli stessi disturbi e a un professionista”.
Se utilizzare i colori contribuisce a far emergere emozioni represse in un autolesionista in analisi, un soggetto con disturbi di coordinazione troverà utile manipolare l’argilla. Attività creative in gruppo aiutano donne in gravidanza ad affrontare i mesi che le separano dal parto con serenità, mentre per i soggetti affetti da autismo sono preferibili attività individuali.
Personalizzare la terapia artistica – racconta Carla Paura – infatti è alla base della professione: “All’interno del reparto di psichiatria dell’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure dove ho lavorato, ad esempio, ho dovuto avere a che fare con molte limitazioni, come non portare forbici, taglierini e altri strumenti utili per alcune attività artistiche, ma dannose per i pazienti ricoverati. Mi sono adattata e ho così proposto attività creative da eseguire solo con carta e spugne”.
“Tuttavia – fa notare l’arteterapeuta ingauna – percorsi che fanno dell’arte una tecnica di cura efficace nella nostra regione sono pressoché inesistenti. Spero che presto anche nei nostri ospedali, negli istituti, nelle scuole l’arteterapia venga considerata come una soluzione per sviluppare il benessere delle persone ‘speciali’ e non solo. Una tecnica diffusa che possa dare, insieme ad altre terapie (a volte anche farmacologiche) un aiuto in più per andare a ‘scavare’ nelle difficoltà del singolo e portare un raggio di luce”.
Per concludere, “nell’arteterapia grande attenzione viene riservata ai tempi – spiega Paura – con pause prolungate per gli anziani, in modo da riuscire ad avere consapevolezza dell’attività proposta, e tempi ‘scolastici’ per i bambini. Tuttavia, i progetti organizzati vengono portati a termine (anche da coloro che a prima vista sembrano più diffidenti), come la realizzazione di un murales che raffigura l’ambiente marino, creato appunto durante una delle attività di arteterapia che ho tenuto a Pavia”.