Sport retrò

2 giugno 1969: le lacrime di Eddy Merckx ad Albisola

Il ciclista belga, positivo a un controllo antidoping, venne estromesso dal Giro d'Italia in maglia rosa. Al mattino l'intervista sul letto d'albergo, rilasciata a Sergio Zavoli

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Foto d'archivio

Eddy Merckx, numeri alla mano il più forte ciclista di tutti i tempi. 445 le vittorie da professionista, tra cui 5 Giri d’Italia, 5 Tour de France e 3 Campionati del mondo.

L’asso belga, soprannominato ‘il cannibale’ per la sua straordinaria fame di successi, fu protagonista, suo malgrado, di un celebre fatto di cronaca nel nostro territorio.

Giro d’Italia 1969. Al termine della sedicesima frazione, vinta a Savona da Roberto Ballini, in volata su Marino Basso e il resto del gruppo, Merckx e gli uomini della Faema raggiunsero Albisola Superiore, dove trascorsero la notte nell’albergo Excelsior. Al mattino, il 2 giugno, trapelò la notizia che i medici preposti all’antidoping avevano preso un pesce grosso: Merckx era risultato positivo a uno stimolante, la fencamfamina, contenuto nel Reactivan, farmaco venduto liberamente in Italia e prodotto da una quasi omonima casa farmaceutica, la statunitense Merck.

Eddy Merckx, in maglia rosa con 1’21” sul secondo in classifica generale e dominatore di quattro tappe, venne squalificato dalla competizione.

La stampa, appassionati e curiosi si assieparono all’entrata dell’hotel dove soggiornava il belga. Il giornalista Sergio Zavoli, conduttore della trasmissione Rai ‘il processo alla tappa’, andò a intervistarlo nella sua stanza al terzo piano. Merckx, piangendo, non riusciva a capacitarsi dell’accaduto.

Una giornata di trasferimento, come si dice in gergo. Lunga ma su percorso pianeggiante, non particolarmente impegnativo. Alcuni invocarono a un fantomatico complotto.

La data, in ogni caso, segna uno spartiacque nella storia dello sport e del rapporto col doping. Merckx è il primo grande personaggio a cadere nella rete.

Gli antefatti, in breve. Nel 1967 l’inglese Tom Simpson muore in diretta sul Mont Ventoux, salita nella Provenza francese. A ucciderlo un mix tra caldo torrido e abuso di anfetamine. Ne segue una presa di posizione del CIO, portato a stilare un primissimo elenco delle sostanze proibite.

Nel dopoguerra, col progresso dell’industria farmaceutica, i prodotti in commercio sono le metanfetamine, pasticche stimolanti atte ad alleviare il senso della fatica. “La bomba”, così chiamata dal campionissimo Fausto Coppi, in un siparietto con Bartali di fine anni Cinquanta, per rimanere in ambito ciclistico. Il discorso, ovviamente, è chiaramente più ampio e riguarda varie discipline (atletica leggera, calcio, boxe, canottaggio eccetera).

A chiudere, per dovere di informazione, Merckx nel corso della carriera risultò positivo altre due volte. Nel 1973 alla norefedrina (Giro di Lombardia), probabilmente contenuta in uno sciroppo per la tosse, prescrittogli dal medico della squadra. La vittoria andò a tavolino al rivale Gimondi.

Quindi nel 1977, alla pemolina (Freccia Vallone), altro stimolante.

 

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