Lettera al direttore

Dati

“Strage” di anziani nelle RSA

di Fabio Tringali

Generica

Sono rimasto basito leggendo le dichiarazioni del commissario di ALISA, chiedendomi se rispecchiano il pensiero dell’amministrazione che lo ha nominato, in relazione alle tante morti di anziani ricoverati nelle RSA. Una vera e propria strage (44% dei contagi) che ci deve obbligare a ripensare il modello di società che vogliamo costruire.

Senza voler fare polemiche politiche, perché l’istituzionalizzazione degli anziani nasce molto prima, con governi di altro colore, mi sembra che si voglia negare la realtà dei fatti e che, affermando che la soluzione sia creare istituti più grandi, si tenti di difendere un sistema di cui la pandemia ha reso ancora più evidenti i limiti strutturali e organizzativi, perché la logica è quella del risparmio e del generare utili, non quella del prendersi cura e del benessere psico-fisico della persona.

La realtà è che gli anziani in istituto vivono peggio, sono meno curati e costano, per assurdo, molto di più rispetto ad altre forme di assistenza più umane e familiari, quali un sostegno per rimanere a casa propria senza gravare troppo sui familiari che lavorano, la creazione di reti prossimità, potenziare i servizi sanitari domiciliari, la telemedicina e il ruolo del medico di base, oppure forme di co-housing di cui abbiamo bellissimi esempi ma che dovrebbero essere un modello di riferimento su larga scala.

Davanti a tutti questi morti innocenti, record di mortalità su scala nazionale, non si può dire che vanno riviste le statistiche perché molti erano anziani. Erano vite, persone, che contano tanto quanto la mia!

Da cittadino, e da futuro (ma non troppo) anziano, sento di dover reagire a questa mentalità e anche a questo tipo di linguaggio. Mi piacerebbe che sulle vostre pagine si aprisse un dibattito su questi temi, che tanti altri si esprimessero, e che si potesse formare un movimento di opinione che spingesse i politici a compiere delle scelte in favore di una società più umana e solidale, non più povera ma più ricca.

Lo dobbiamo alle vittime di questi mesi, ai loro familiari, ma anche a noi stessi e al nostro futuro.

Fabio Tringali

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